I comportamenti aggressivi dei bambini

Genitori ed educatori possono fornire, attraverso storie e racconti, degli esempi di comportamento aggressivo sottolineando le fasi critiche e la loro soluzione

Immagine per l'autore: Elena Ravazzolo
Elena Ravazzolo , pedagogista
Primo piano di bambino in atteggiamento aggressivo

Pubblichiamo la lettera di una mamma preoccupata dall’arrivo, nell’asilo nido frequentato da sua figlia, di un bambino che in altre situazioni ha già manifestato dei comportamenti “violenti”. A seguire la risposta della pedagogista Elena Ravazzolo.

Carissima redazione di Uppa,
sono la mamma di una bimba di 14 mesi, che frequenta il nido da quando ne aveva 11.
La mia bimba ha un carattere tranquillo e sereno, piange poco, è raramente nervosa. Sebbene sia figlia unica, adora stare con altri bambini e al nido si è ambientata in fretta. Ama il contatto fisico, adora stare in braccio e farsi abbracciare e, ora che ha imparato a dare i baci, le piace baciare gli altri bambini.
Vi scrivo per chiedere un consiglio. Tra un mese all’asilo nido inseriranno un bambino, che abbiamo conosciuto alla festa di Natale. È un bambino molto fisico, nervoso e aggressivo: alla festa, in poco più di un’ora, ha spinto un bambino, schiaffeggiato una bimba e, evento più grave, morso violentemente sul volto un terzo bambino.
Fermo restando che ho la massima fiducia nelle educatrici del nido, mi chiedo come proteggere la mia bambina e salvaguardare la sua fiducia nel prossimo, rispettando al contempo le esigenze di quel bambino, senza isolarlo né “etichettarlo” in alcun modo, anche perché mi fa una gran tenerezza.
Insomma, come ci si comporta in questi casi?
Grazie,
G.

Gentilissima mamma,
lei, come del resto anch’io e tutti i genitori del mondo, vorremmo per i nostri figli un ambiente il più accogliente possibile e, dalle persone con cui entrano in contatto, il massimo del rispetto e della comprensione. Ma questo è solo il mondo ideale che vorremmo. In realtà ci capitano situazioni che hanno dell’inverosimile con bambini che urlano, picchiano e che, a fatica, i genitori riescono a contenere. Tuttavia, quando i bambini sono piccoli vale la pena che noi adulti diamo loro il beneficio della comprensione senza cadere in giudizi frettolosi dettati dalla necessità di difendere i nostri cuccioli.

È normale che, all’interno di un gruppo, i bambini abbiano caratteristiche diverse e anche modi molto differenti di reagire di fronte alle situazioni. Ed è assolutamente legittimo chiedersi cosa si possa fare, e in che modo, per preparare un bambino al mondo.

La violenza come modo di reagire all’eccitazione

Nella sua lettera lei introduce una situazione specifica: una festa nella quale un bambino ha esternato tutta la propria eccitazione tramite la violenza. La prima cosa che vorrei sottolineare è che la festa, soprattutto se è la prima volta che vi si partecipa, è un contesto nel quale ci sono moltissimi stimoli che possono mettere un bambino in una situazione di chiusura, di rifiuto, di osservazione oppure di eccitazione. In quest’ultimo caso, se il bambino non riesce a contenere l’eccitazione, possono presentarsi delle reazioni molto differenti, alcune delle quali caratterizzate dalla violenza.

Quando il bambino di cui lei parla sarà introdotto al nido, le educatrici sapranno mettere in atto tutte le strategie educative che gli consentiranno di attraversare la fase dell’inserimento e del primo contatto con l’ambiente e con i bambini in modo da canalizzare la violenza verso comportamenti corretti.

Nominare e descrivere le emozioni

Da quanto ha scritto, la sua bambina sembra essere aperta agli altri e in grado di dimostrare la propria gioia: lei potrebbe scegliere di raccontarle delle storie che includano dei personaggi dal comportamento non corretto, in modo da mostrarle delle situazioni critiche, sottolineando la fase della soluzione. In questo modo fornirà degli esempi di comportamento che, crescendo, la sua bambina potrà “ripescare” e utilizzare.

È necessario nominare e descrivere le emozioni che i personaggi possono provare. Supponiamo che il protagonista prenda uno schiaffo. Allora, mentre si racconta la storia, vale la pena interrompersi un momento per dire: «Che male! Non me lo aspettavo! Aiuto! E adesso?». Sono pensieri che hanno anche i nostri figli, ma se noi li esterniamo, loro saranno in grado di riconoscerli e riconosceranno anche le emozioni che subentrano dopo: la rabbia, la tristezza, la paura.

Cosa succede dopo?

Sarebbe quindi opportuno mostrare anche i possibili sviluppi di ognuna di queste emozioni.
Se si reagisce a uno schiaffo con uno schiaffo, poi ne arriva un altro, e un altro ancora, poi la maestra interviene e alza la voce o sgrida qualcuno, quindi lo dice alle mamme che, a loro volta, parlano o sgridano o si disperano.

Se si reagisce con tristezza, ci si affligge e si perde il bello del resto della giornata.
Se si reagisce con paura, si rischia di ammalarsi di “paurite” (va da sé che questa è un’altra storia, da raccontare in un secondo momento), per cui poi si ha paura di tutto, anche di un fiorellino.

Mi rendo conto che questa mia risposta apre numerosi altri argomenti, ma il filo conduttore che li unisce è che un bambino non è mai troppo piccolo per conoscere il mondo. Un bambino ha bisogno di un adulto che gli parli – con la calma e la semplicità date dall’amore – delle circostanze della vita in una maniera che in seguito, quando gli si presenterà quel tipo di situazione, lui saprà riconoscere.

Consigli di lettura

Ecco alcune storie da proporre ai bambini, che includono dei personaggi dal comportamento non corretto:

Nel paese dei mostri selvaggi, Maurice Sendak, Adelphi, 2018
Uscito nel lontano 1963, è stato ripubblicato quest’anno da Adelphi con una nuova traduzione. Le dis-avventure di Max nella ridda dei mostri selvaggi mette sì paura all’inizio, ma poi sarà evidente che si tratta solo di un atteggiamento, di un modo di porsi per reagire a regole imposte in casa. L’affetto è il salvagente.

La grande azzuffata, Davide Calì Serge Bloch, Edizioni Clichy 2017
Arriva la ricreazione e così pure la litigata in classe. Pugni e calci sono sempre in agguato, ma quasi sempre, con la sorpresa degli adulti, la lite si attenua in un giro di mani. Un albo illustrato per chi deve affrontare la novità della scuola elementare e vuole trovare una rappresentazione semplice e lineare di un’aggressività inspiegabile.

Non si morde, Anna!, Kathleen Amant, Clavis 2015
Uscito in contemporanea con Non si picchia, Anna!, in questo libro semicartonato, per bambini dai 2 anni in su, la protagonista belga seriale si ritrova a far gesti che lei stessa non riconosce. Solo l’aiuto delle maestre e dei genitori illumina il comportamento di Anna, che viene così condotta verso un percorso più pacifico.

Sono io il più forte, Mario Ramos, Babalibri, 2012
Solo un draghetto farà capire al lupo “spaccone” che certi atteggiamenti non lo porteranno da nessuna parte, anzi, solo essere umile potrà aiutarlo a fare amicizia nel bosco. La serie continua con il lupo più bello e più furbo. Un modo divertentissimo per far capire che le maniere forti non servono a nulla!

Immagine per l'autore: Elena Ravazzolo
Elena Ravazzolo

pedagogista, svolge attività privata di consulenza pedagogica nel sostegno alla genitorialità e al percorso di crescita nell’educazione allo studio di bambini e adolescenti. Coordina progetti di educazione ambientale ed extrascolastica e lavora come formatrice per genitori nella provincia di Padova. Dal 2018 scrive per Uppa.

Articolo pubblicato il 09/02/2018 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura shuravaya / iStock / Getty Images Plus

Condividi l'articolo