Organo di collegamento tra il feto e la mamma, fin dall’antichità il cordone ombelicale dei neonati è avvolto da credenze popolari: le tribù pellerossa lo utilizzavano a fini propiziatori, così come fanno tuttora alcune tribù dell’Africa; nell’Antica Roma, la dea Intercidona, ovvero colei che separava alla nascita il piccolo dalla madre, proteggeva entrambi durante il taglio. In questo articolo vedremo nel dettaglio come funziona il cordone ombelicale dei neonati e quali sono le risposte alle domande più frequenti su questo organo.
Il cordone ombelicale o funicolo ombelicale è la struttura che permette il passaggio di sostanze nutrienti e ossigeno al bambino nell’utero materno durante i nove mesi di gravidanza. È costituito da due arterie e una vena che mettono in collegamento la placenta (dove vengono recuperate dal sangue materno le sostanza vitali necessarie allo sviluppo e alla crescita del bambino) e l’embrione. Nella vena ombelicale passa il sangue ricco di nutrienti mentre le due arterie si occupano di riportare verso la placenta il sangue fetale con le sostanze di scarto che saranno poi smaltite dall’organismo materno. I vasi del cordone ombelicale sono protetti e distanziati da una sostanza gelatinosa chiamata “gelatina di Wharton”. Questa gelatina attutisce i traumi che fisiologicamente si possono verificare durante la gravidanza, il travaglio e il parto. Al termine della gestazione un funicolo ombelicale misura in media 55 centimetri e grazie alla sua lunghezza permette al bambino di muoversi liberamente nell’utero materno.
Vediamo ora cosa fare per la caduta del cordone ombelicale. Il clampaggio, ovvero l’otturazione temporanea con l’ausilio della pinza chirurgica, dovrebbe essere eseguito, secondo quanto rilevato dalle linee guida internazionali, per lo meno un minuto dopo la nascita. Il ritardato clampaggio del cordone ombelicale (DCC), che prevede di prolungare il tempo di separazione del neonato dalla madre dopo il parto per favorire il passaggio di sangue dalla placenta al bambino e garantire così una fase di transizione feto-neonatale più fisiologica, è una buona pratica per migliorare gli esiti neonatali a breve e lungo termine ed è sempre raccomandato, anche, ove possibile, quando il bambino necessiti di rianimazione neonatale. [1]
Quando cade il cordone ombelicale? Il moncone ombelicale residuo va incontro a un processo fisiologico di mummificazione che dura circa 7-10 giorni e la sua caduta dà origine alla cicatrice ombelicale. La caduta del cordone ombelicale è un processo spontaneo che avviene senza la necessità di intervento esterno. La maggior parte delle volte, quando ciò accade, i genitori ritrovano il moncone nel pannolino del bambino e la cicatrice ombelicale in buone condizioni. Il processo di mummificazione deve essere vigilato da parte dei sanitari e dei genitori perché un ritardo può aumentare il rischio di sviluppare infezioni locali (onfalite) o generalizzate (sepsi).
I segni di una probabile infezione locale del moncone ombelicale sono caratterizzati da arrossamento alla base dell’ombelico e la presenza di cattivo odore e secrezioni maleodoranti. Un cordone ombelicale che puzza può essere il segno di un’infezione locale, in questo caso è sempre bene rivolgersi alla propria ostetrica o al proprio pediatra per valutare la necessità di una terapia.
Non deve invece destare preoccupazione la presenza di crosticine che possono essere delicatamente rimosse durante l’igiene dell’ombelico al cambio del pannolino. Le condizioni che possono aumentare il rischio di infezioni sono la scarsa igiene e la separazione della diade mamma-bambino. Il contatto continuativo tra la mamma e il bambino nelle prime 48-72 ore di vita permette, infatti, lo sviluppo della “flora saprofita protettiva” che protegge il piccolo dalle infezioni esterne.
Come avviene la medicazione ombelicale del neonato? In ambienti dove vengono rispettati i criteri protettivi per le infezioni neonatali (rooming in, vicinanza costante tra mamma e bambino e allattamento al seno esclusivo), il trattamento che permette al moncone ombelicale di distaccarsi nel minor tempo e con minor incidenza di infezioni consiste semplicemente nel tenere la parte in questione asciutta e pulita, coperta da una garza, senza applicare alcun tipo di sostanza. [2]
Generalmente non è necessario disinfettare il cordone ombelicale. Nel caso in cui il moncone ombelicale si sporchi con le urine o le feci del neonato occorre semplicemente pulire la zona con acqua e sapone, asciugare bene e apporre una garza nuova. Quindi la regola è pulire, se necessario, l’ombelico alla base con una garza asciutta e coprirlo con una nuova garza asciutta e pulita a ogni cambio di pannolino. Può essere d’aiuto anche chiudere il pannolino praticando una piega sotto l’ombelico per favorire il passaggio di aria ed evitare di chiudere il moncone ombelicale dentro il pannolino.
Perché le cellule del cordone ombelicale sono ritenute così importanti? Il sangue del cordone ombelicale costituisce una ricca fonte di cellule staminali ematopoietiche. Andiamo per gradi.
Cominciamo col dire che le cellule staminali sono progenitori cellulari ad alto potenziale proliferativo in grado di auto rinnovarsi (sono cioè capaci di riprodurre cellule figlie uguali a sé stesse) e di dare origine a tutte le cellule specializzate che costituiscono vari tessuti e organi. Sono comunemente suddivise in due categorie:
Studi e sperimentazioni hanno confermato la possibilità di utilizzare il sangue prelevato dal cordone ombelicale come fonte alternativa di staminali emopoietiche a scopo trapiantologico. [3] In altre parole, le cellule staminali del cordone ombelicale sono perfettamente in grado di ricostituire un midollo osseo dopo la sua distruzione a opera di un trattamento radio-chemioterapico ad alte dosi.
Il sangue cordonale raccolto dopo il parto consente di utilizzare in modo appropriato un elemento biologico la cui relativa immaturità immunologica consente, fra l’altro, di superare quasi sempre le tradizionali barriere di compatibilità permettendo di effettuare il trapianto anche tra soggetti non perfettamente compatibili, come invece è necessario per le staminali emopoietiche da adulto.
Per raccogliere una quantità idonea di cellule staminali dal cordone ombelicale è necessario evitare il taglio precoce del cordone ed è sufficiente non aspettare più di 120 secondi, come raccomandato anche dalla società Italiana di Neonatologia. Quindi la raccolta del sangue cordonale può essere tranquillamente eseguita nel rispetto di quanto raccomandato dall’organizzazione Mondiale della Sanità sul clampaggio tardivo del cordone ombelicale, che non dovrebbe essere effettuato prima di 60 secondi dalla nascita.
Il sangue placentare raccolto attraverso il cordone ombelicale può essere donato alle banche pubbliche volontariamente, gratuitamente e anonimamente per l’esecuzione di un trapianto emopoietico in un paziente che risulti compatibile.
In presenza di specifiche patologie è possibile inoltre effettuare una donazione dedicata.
Vi è poi la possibilità di conservare il cordone ombelicale a uso autologo, cioè personale, pratica che non è supportata da alcuna evidenza scientifica ed è possibile solo all’estero dopo adeguato counselling e autorizzazione all’esportazione rilasciata dall’ente regionale preposto; fanno eccezione specifiche patologie per le quali la più recente normativa nazionale prevede la possibilità di effettuare la procedura come donazione dedicata. [4]
Ricapitolando, la raccolta del sangue cordonale può essere eseguita con diversi scopi che si articolano in tre differenti tipi di donazione:
La donazione del cordone ombelicale allogenica ha lo scopo di rendere disponibili le cellule staminali emopoietiche per chiunque ne abbia bisogno e risponde a rigorosi requisiti di sicurezza e di idoneità, oltre che di tracciabilità e di gratuità.
Per chi volesse donare il cordone ombelicale, in Italia ci sono più di 1.200 unità di ostetricia o punti nascita, 305 dei quali in possesso dei requisiti strutturali organizzativi e di personale richiesti dalla legge per poter eseguire il prelievo di sangue cordonale a scopo di trapianto, accreditati presso le rispettive banche pubbliche di afferenza.
La donazione allogenica si basa sui seguenti principi: [5]
Assenza di interessi economici o commerciali. Nessun interesse economico deve interferire con l’attività di raccolta, né per la donatrice né per chi la esegue. Il responsabile della banca di cellule staminali deve vigilare sulle modalità di utilizzo delle donazioni.
Ostetrica, si è occupata a lungo di cooperazione internazionale e di progetti sostegno alle salute delle donne migranti. Dal 2007 al 2009 fa parte del pool di ostetriche che danno vita al Centro nascita “Margherita” dell’Azienda Universitaria di Firenze che si occupa del travaglio e del parto fisiologici a esclusiva conduzione ostetrica. Dal 2014 lavora nell’Ospedale Santa Maria Annunziata nel reparto di Ostetricia e in sala parto.