Durante la festa di compleanno per i miei sessant’anni, mia mamma, sorridendomi col suo sguardo vivace e amorevole, a un tratto esclamò: «Io so qual è il tuo più grande desiderio: diventare nonno!».
Rimasi sorpreso da quella frase, la prospettiva che mi prefigurava non faceva parte dei miei pensieri quotidiani, la vedevo in quel momento come una possibile situazione futura, certamente nell’ordine delle cose, ma lontana, quasi astratta.
Dopo appena quindici mesi, invece, sono diventato nonno davvero e la mia vita è cambiata. Non descriverò i sentimenti e le emozioni che ho provato vedendo per la prima volta il mio nipotino Giulio, ma ricordo di avere atteso diversi giorni prima di prenderlo in braccio: avevo quasi timore di fargli male, erano passati tanti anni da quando i miei figli erano piccoli… Me ne stavo vicino alla culla a guardarlo, con amore e con commozione di fronte alla meraviglia di un bambino appena nato che si apriva al mondo e alla vita. Poi pian piano, da quando mia figlia ha iniziato ad affidarmelo, mi sono accorto che entravo spontaneamente in sintonia con lui, percepivo le vibrazioni del suo respiro, capivo, o meglio sentivo empaticamente quando era sereno, quando stava per addormentarsi, quando era agitato. Ho iniziato a parlargli subito, con dolcezza e naturalezza, scegliendo di volta in volta il tono di voce che mi sembrava più adatto a come percepivo il suo stato d’animo in quel momento.
L’elemento vitale di cui ha bisogno un bambino piccolo è l’amore di chi gli sta intorno, che diventa concreto nell’attenzione ai suoi bisogni, non solo quelli fisici: in lui c’è una spinta incomprimibile a esplorare e imparare. Ho sempre cercato di favorire, per quanto possibile, questa sua esigenza, fondamentale per una crescita equilibrata, attirandomi a volte dei rimproveri ( «Gli fai toccare tutto! Sporca tutto, mette tutto in disordine! Così lo educhi male!»). Il bambino piccolo, esplorando e sperimentando, impara a conoscere e a interagire con l’ambiente, riceve stimoli, sviluppa esperienza, capacità di ragionamento e fantasia e acquisisce via via autonomia e autostima; tutto ciò deve essere favorito e non represso. Da nonno sono responsabile della sua sicurezza, deve essere mia cura adeguare l’ambiente, stare sempre con gli occhi bene aperti e i riflessi pronti e pian piano fare capire al piccolo quali sono le azioni da evitare.
Non appena Giulio ha mostrato interesse per il mondo esterno ho riscoperto con lui, e qualche anno dopo con Simone, le sue meraviglie: le farfalle, i gabbiani, le lucertole, il gatto, i pipistrelli, la luna che sorge… Per i bambini tutto è nuovo, tutto è magnifico: i loro sguardi stupiti e attenti ci aiutano a riscoprire che viviamo in un mondo bellissimo e unico, da custodire, proteggere e rendere più giusto. La mia attenzione e l’impegno per l’ecologia, i piccoli comportamenti quotidiani (riciclo, riuso, riduzione degli sprechi) adesso sono più convinti, perché il futuro della Terra ha per me il volto e gli occhi dei miei nipotini, dei loro amichetti e dei loro coetanei di tutto il mondo, a cui oggi penso con maggiore concretezza e amore.
L’approccio alla natura stimola spontaneamente domande («Nonno, perché piove?»). È bello rendersi conto che si può parlare con un bambino di tutto ciò che lo interessa, dandogli delle spiegazioni semplificate ma corrette, parlandogli con dolcezza e nel contempo con serietà. Allo stesso modo un nonno deve essere sempre pronto a viaggiare insieme al nipotino nel mondo della fantasia, che per i bambini è vitale, raccontandogli a richiesta le fiabe che più lo affascinano, magari arricchendole di volta in volta con dettagli, spesso definiti insieme, che le personalizzano e le rendono proprie. Anche qui il ruolo della voce è fondamentale: un bambino percepisce subito se si è partecipi o distratti, se si è davvero insieme a lui o se si è altrove. Di recente il mio nipotino, che ha appena compiuto quattro anni, è stato fuori in vacanza con mamma, papà e fratellino e si è divertito e interessato moltissimo a tutto ciò che ha visto, tanto che non voleva più tornare; un giorno tuttavia, mentre erano in viaggio, ha detto a mia figlia: «Mamma, vorrei vedere il nonno, mi manca troppo la sua voce!».
Dedicarsi a un nipotino richiede tempo: non ci si può limitare a fargli la guardia col cellulare in mano, rispondendo distrattamente e svogliatamente alle sue domande o alle sue richieste di interazione; qualità e quantità del rapporto sono inscindibili («Nonno, sei venuto per portare questi pacchi alla mamma o per giocare con me?»). Gioco volentieri coi nipotini, per me è naturale, mi piace, mi diverto e so che per loro è fondamentale («Nonno, se non si gioca non si può vivere!»). È importante rispettare i loro tempi, non interrompere i loro giochi o i loro pensieri, non soffocarli imponendo attività, ma proporle quando è opportuno.
Adesso ho una motivazione in più per nuotare, correre o andare in bicicletta: un nonno dev’essere in perfetta forma per prendere frequentemente in braccio un bambino che pesa 10 kg e ogni tanto un altro che ne pesa 20 quando ti dice: «Nonno, oggi voglio addormentarmi in braccio, come un bambino piccolo…».
Una fase importantissima è la scoperta e il conseguente controllo delle emozioni: l’euforia incontenibile, la rabbia, lo sgomento per il distacco… Il bambino deve sentirsi in primo luogo capito e poi essere confortato, con affetto e con spiegazioni semplici e plausibili che lo aiutino a ritrovare un equilibrio. Ove possibile, bisogna spiegare e motivare piuttosto che imporre (su tutti noi l’autorevolezza agisce meglio rispetto all’autorità).
Credo che un nonno debba essere un riferimento, un rifugio sicuro, far sentire i suoi nipotini protetti e nel contempo aiutarli a conquistare gradualmente autonomia, a espandere il loro spazio fisico e relazionale. Una sera Giulio mi ha detto: «Nonno, io voglio stare sempre con te!». Per me, come si può immaginare, si è trattato di un momento di grande dolcezza e commozione, tuttavia mi è stato nel contempo chiarissimo che il mio compito era quello di utilizzare il nostro rapporto privilegiato basato sull’affetto, la piacevolezza dello stare insieme e la fiducia per aiutarlo a sviluppare una personalità equilibrata e in grado di costruire relazioni con tutti gli altri, altrimenti sarebbe diventato una gabbia. Noi adulti – nonni, genitori o educatori in genere – dobbiamo saperci ritrarre quando occorre, altrimenti l’affetto si trasforma in egoismo e senso di possesso.
Serve anche capire che un bambino non può fare a meno di sbagliare, e noi dobbiamo stargli accanto per aiutarlo con affetto e comprensione e con la fermezza necessaria. Un nonno guarda sempre il nipotino con un sorriso interiore fatto di tenerezza e amore, anche e specialmente quando sbaglia, ricordando che il proprio ruolo è quello di aiutarlo a sviluppare una personalità equilibrata.
L’esperienza da nonno mi sta facendo comprendere che, anche se non è semplice, dovremmo adottare solo atteggiamenti positivi sia verso noi stessi sia verso tutte le persone, di qualsiasi età, con cui interagiamo, perché certamente nessuno, a partire da noi, è perfetto ma, pur avendo dei limiti più o meno accentuati, può sempre migliorare.
Penso che sia una fortuna ineffabile per ogni uomo e per ogni donna avere la possibilità di vedere i figli dei propri figli: un bambino piccolo regala una gioia immensa e contribuisce a riempire la vita di serenità e benessere.
Grazie ai miei nipotini sono diventato più maturo come persona. Adesso riesco a collocare la mia stessa esistenza in una prospettiva più compiuta: raccontare le storie dei miei genitori, dei miei nonni, mi aiuta a ripensare e a vivere con maggiore serenità il ciclo naturale della vita, che vede nipotini e nonni trasformarsi ed evolversi in modo diverso lungo un sentiero che un giorno li separerà fisicamente ma che non interromperà mai il loro legame di libertà e di affetto.
E se non fossi diventato nonno?
Avrei avuto certamente più tempo per coltivare i miei interessi, la mia vita avrebbe avuto ritmi più rilassati, ma mi sarebbe stato precluso l’accesso a una dimensione che mi rende una persona più completa e certamente molto più felice. Per tutto questo e per mille altri motivi, che richiederebbero troppe parole per essere descritti, sono io adesso ad augurare a mia volta agli amici più cari… di diventare presto nonni!