Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il rumore, misurato in decibel, è uno dei maggiori problemi ambientali per la salute, secondo solo all’inquinamento atmosferico. L’eccessiva rumorosità dell’ambiente in cui viviamo è responsabile infatti di un’alterazione delle condizioni di salute di gran parte della popolazione europea. Le stime più recenti dimostrano che il 25% della popolazione sperimenta un peggioramento della qualità della vita a causa dell’inquinamento acustico e una percentuale compresa fra il 5 ed il 15% soffre di seri disturbi del sonno, dovuti al rumore.
Il rischio maggiore di questo tipo di inquinamento è la passività con cui tutti noi lo accettiamo, probabilmente perché non sappiamo neanche che esista. Siamo ormai abituati a vivere in ambienti sempre più rumorosi a causa del traffico, dei rumori cittadini e delle musiche ad alto volume. Non potendo più vivere in ambienti silenziosi e tranquilli, come difesa, tutti noi alziamo le voci, aumentiamo il livello sonoro dei nostri apparecchi televisivi e radiofonici, cerchiamo di sopravvivere al di sopra del rumore altrui: un perfetto circolo vizioso. Anche i nostri ragazzi, aiutati dalle moderne conquiste tecnologiche, ascoltano la musica a volume sempre più alto, sia privatamente sia in gruppo.
L’esposizione a rumori eccessivi determina infatti danni dapprima transitori e poi permanenti al sistema uditivo e può provocare, anche in assenza di un deficit uditivo, una riduzione delle capacità cognitive dei bambini, in particolare riguardo alla capacità di lettura e alle capacità mnemoniche a breve e lungo termine. Col protrarsi del tempo, infine, tutto ciò si associa ad alterazioni della salute con esiti potenzialmente fatali, quali l’insonnia, l’incremento della pressione arteriosa e le patologie cardiovascolari. I rischi maggiori per i ragazzi sono rappresentati dal rumore del traffico stradale, che è responsabile in media di più del 50% del rumore ambientale, e dal rumore volontario, legato essenzialmente all’utilizzo di giocattoli e all’ascolto di musica. In tutta Europa si stima che più di 210 milioni di persone sono regolarmente esposte a livelli di rumore causato dal traffico stradale superiori a 55 decibel (dB), e questa percentuale è progressivamente destinata a salire, dato l’aumento continuo del traffico e la mancanza di normative europee che obbligano i produttori di automobili a ridurre la rumorosità dei mezzi.
Il problema dei giochi eccessivamente rumorosi non è affatto trascurabile, né per i bambini piccoli né per gli adolescenti. Possono essere infatti pericolosi sia i giochi comunemente acquistabili per la prima infanzia, sia i giochi utilizzati dagli adolescenti. Uno studio americano ha analizzato più di 90 tipi di giocattoli per bambini di età superiore a 6 mesi e ha riscontrato che questi emettono suoni di 85 dB, valore critico in quanto l’esposizione prolungata a questi dB è considerata dannosa per le orecchie. Inoltre, si deve aggiungere il problema legato all’ascolto della musica ad alto volume.
Una recente indagine italiana che ha intervistato più di mille ragazzi di età compresa tra 14 e 18 anni, ha evidenziato come l’ 88.2% di loro utilizzi abitualmente un lettore mp3, come il 45% lo utilizzi abitualmente da almeno 5 anni, e un terzo quotidianamente per un periodo compreso tra 1 e 3 ore (34.1%). Il 43% di questi ragazzi inoltre frequenta almeno una volta alla settimana locali in cui si ascolta della musica ad alto volume, come pub o discoteche, dove i livelli medi di energia sonora variano abitualmente tra 90 e 110 dB.
La conseguenza di questa immersione nel mondo dei rumori elevati è che sono sempre più frequenti le alterazioni dell’udito anche in adolescenti non esposti direttamente alla fonte rumorosa. Gli studi di popolazione più recenti effettuati in Europa e in America riportano delle percentuali del 10-15% di adolescenti con alterazioni della soglia uditiva, ovvero con capacità uditiva inferiore alla norma. Questa percentuale aumenta nei soggetti che utilizzano dei lettori portatili musicali per più di 7 ore alla settimana rispetto a chi non lo fa, come anche nei ragazzi che frequentano almeno due volte al mese concerti rock o discoteche.
Anche in assenza di un deficit uditivo, infine, il rumore può causare delle situazioni di disagio in modo particolare in età scolastica. Diversi studi hanno infatti dimostrato in maniera inequivocabile come l’esposizione ad alti livelli di energia sonora possa essere responsabile di una riduzione delle capacità cognitive dei bambini, in particolare riguardo alla capacità di lettura e alle capacità mnemoniche a breve e lungo termine. È quindi ormai certo che le attività che coinvolgono l’elaborazione centrale del pensiero e la comprensione del linguaggio, come la capacità di lettura e la memoria, siano fortemente penalizzate dall’esposizione al rumore anche al di sotto dei livelli considerati pericolosi per le capacità uditive.
È strano come questa problematica sia sottovalutata dai genitori e da tutti coloro che si occupano della salute dei bambini e come, di conseguenza, nemmeno gli adolescenti e i giovani adulti si preoccupano di questo. Un’intervista a quasi 10 mila adolescenti americani, per esempio, ha riportato come solo l’8% di loro consideri questo un rischio importante, anche se il 43% dello stesso campione ha riportato di aver avuto delle riduzioni temporanee di udito dopo la frequentazione di concerti o di music-bar. Forse è arrivato il momento di parlarne di più. Sottovoce ovviamente.
Il livello di energia sonora è una misura logaritmica e non lineare, di conseguenza a ogni aumento di circa tre decibel (dB) corrisponde un raddoppio dell’energia sonora. Un’esposizione per 5 minuti a 105 dB, spesso usuale in una discoteca, corrisponde quindi a una esposizione per 8 ore a 85 dB, livello di rumore vietato per i lavoratori senza opportuni mezzi di protezione.