È in atto una battaglia, che merita un approfondimento, sul diritto al panino nelle scuole torinesi: a seguito di un ricorso al Tar presentato dal comitato “Caro Mensa”, fondato da un gruppo di 58 genitori torinesi, in risposta all’aumento delle tariffe delle mense scolastiche, il tribunale amministrativo ha riconosciuto il diritto di poter portare a scuola il cibo preparato a casa, e ha esteso questo diritto al panino libero a tutti gli allievi. Il Miur si oppone, ma perde, e si creano i comitato pro e contro il panino.
Il pasto a scuola, dalle scuole dell’infanzia e fino alle elementari, fa parte dell’orario di lavoro degli insegnanti e del percorso didattico dei bambini, questo perché il momento del pasto ha una funzione educativa, relazionale e sociale.
Stare insieme alla mensa, provare per esempio a mangiare i broccoli che la tua compagna mangia con gusto, e scoprire che forse sono buoni… Condividere il pasto con la maestra, parlare del cibo che abbiamo nel piatto e capire da dove proviene e perché non va sprecato è il modo migliore per imparare, tutti insieme!
La mensa scolastica è nata tanti anni fa in Italia come tutela sociale, per garantire anche ai bambini più poveri un pasto adeguato; oggi, come per tante cose, la mensa ha anche un significato diverso, più complesso, legato ad aspetti psicologici e culturali.
Tuttavia negli ultimi anni il numero di bambini italiani che vivono in povertà è aumentato, così come anche il numero dei bambini in sovrappeso e obesi. In entrambi queste situazioni fornire un pasto adeguato e parlare di cosa e come si mangia, rientra in un processo educativo importante.
Cerchiamo con attenzione di non ridurre il problema al costo mensa, ma cerchiamo di ragionare sul valore della mensa, non solo dal punto di vista nutrizionale, anche esso importante.
In effetti lo stesso tribunale che ha riconosciuto il diritto dei genitori a portare il panino da casa ha rinforzato l’importanza della mensa come momento educativo, anche se secondo i giudici è il tempo della mensa a far parte dell’educazione dei ragazzi, e non il fatto di imparare insieme agli altri a mangiare cose diverse.
Il tempo pieno nasce sia per finalità pedagogiche, ma anche per far fronte alle necessità dei genitori che lavorano, a conferma del legame profondo che esiste tra la scuola e la società. Una scuola che promuove la salute, lo fa anche attraverso una refezione scolastica che diventa un modello di riferimento nutrizionale, e non solo. In Italia ogni anno vengono consumati 380 milioni di pasti nelle scuole primarie e secondarie di primo grado.
I bambini imparano osservando e imitando quello ciò che le loro figure di riferimento fanno, nei luoghi dove gran parte del loro quotidiano si svolge, a casa e a scuola.
E allora, guardiamo avanti e immaginiamoci uno scenario non tanto futuro, con il “panino libero” alcuni genitori risolveranno il problema dei costi, i maestri in refettorio avranno i bambini che mangeranno il panino portato da casa, e altri che mangeranno a mensa. Quale sarà il loro ruolo? Diventare solo dei sorveglianti? Molti bambini che avrebbero la necessità di almeno un pasto adeguato ed equilibrato saranno lasciati alle risorse culturali e materiali delle proprie famiglie. Il costo mensa, con la diminuzione degli utenti, rischierà di aumentare sia per le famiglie che per i comuni.
Siamo veramente sicuri che stiamo promuovendo la salute dei nostri figli? Siamo veramente sicuri che stiamo proteggendo proprio tutti i bambini?