L’influenza, come tutti sappiamo, è una malattia respiratoria stagionale causata da virus. Si presenta in genere durante i periodi freddi e, al contrario di quanto spesso si pensa, si tratta di un’infezione non sempre “banale”, dal momento che può dar luogo a complicanze nei soggetti più fragili, come i bambini con patologie croniche, gli anziani e, appunto, le donne in gravidanza.
Ma quando occorre preoccuparsi dell’influenza in gravidanza? Questa malattia può essere pericolosa per il feto e per la mamma? Com’è meglio curarla? È possibile prevenirla? Rispondiamo di seguito a queste domande.
Come curare l’influenza in gravidanza? Per capirlo facciamo un breve esempio. Maddalena, alla 26^ settimana di gravidanza, mostra i classici sintomi dell’influenza in gravidanza: febbre alta, naso che cola e tosse secca. È molto preoccupata per la sua salute e quella del suo bambino, così contatta il medico di base che, dopo averle raccomandato l’esecuzione di un tampone per escludere l’infezione da Sars Cov 2, le spiega che potrebbe trattarsi proprio di questo, ovvero dell’influenza stagionale.
L’influenza infatti si può manifestare con febbre alta (anche oltre 39°C), dolori muscolari e articolari, raffreddore e naso che cola, tosse secca e mal di gola, cefalea e malessere generalizzato. Non sono comuni sintomi a carico del tratto gastrointestinale, quali nausea, vomito e diarrea, ma possono presentarsi soprattutto nei bambini.
Maddalena chiede al suo medico informazioni sull’utilizzo di farmaci per l’influenza in gravidanza e viene anzitutto tranquillizzata da quest’ultimo in merito all’utilizzo del paracetamolo, la cui sicurezza durante la gestazione e l’allattamento è ampiamente documentata.
Altri farmaci impiegati per il trattamento dei sintomi influenzali sono i cosiddetti FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), come ibuprofene, ketoprofene e nimesulide. Attenzione però: questi non vanno utilizzati durante il terzo trimestre di gravidanza, in particolare dopo la 28-30^ settimana, in quanto possono causare la chiusura del “dotto di Botallo”, un vaso fondamentale nella circolazione fetale.
Altra importante cosa da fare per l’influenza in gravidanza è il riposo associato all’assunzione di molta acqua, per mantenere un buono stato di idratazione. Generalmente la guarigione richiede circa una settimana di tempo.
In commercio esistono anche dei farmaci antivirali per l’influenza, oggetto di numerosi dibattiti. L’OMS raccomanda di limitarne l’uso a casi selezionati, mentre l’utilizzo di routine non è appropriato. Sarà il vostro medico a consigliare questa terapia qualora lo riterrà indicato (potete approfondire l’argomento in questo articolo)
L’influenza in gravidanza è pericolosa per il feto? E per la mamma? Cominciamo col dire che le donne in gravidanza sono particolarmente sensibili allo sviluppo di infezioni virali e batteriche a causa delle alterazioni immunologiche e dei cambiamenti fisiologici che intercorrono nel corso della gestazione [1] .
Per quanto riguarda i rischi dell’influenza in gravidanza, proprio in virtù delle modificazioni fisiologiche che avvengono nel corpo della donna, la malattia contratta in questo periodo può aumentare il rischio di complicanze cardiopolmonari e talvolta risulta necessaria l’ospedalizzazione.
L’influenza può inoltre determinare l’insorgenza di un travaglio prematuro, prima della 37° settimana, o un neonato di basso peso alla nascita.
Altre complicazioni dell’influenza in gravidanza possono presentarsi in condizioni di particolare fragilità, come la presenza di malattie croniche o patologie della gravidanza, come il diabete gestazionale. Se si sviluppano sintomi quali dolore al petto, mancanza di respiro, difficoltà respiratorie o tosse con sangue deve essere consultato il medico di famiglia perché potrebbero essere necessarie cure più intensive e terapie farmacologiche specifiche per attenuare i sintomi e recuperare più rapidamente.
Elisa è la mamma di Edoardo, che ha 3 anni e frequenta la scuola materna, e si trova alla 30^ settimana della sua seconda gravidanza. Avvicinandosi la stagione invernale, nel corso di una visita di controllo le viene proposto di programmare la vaccinazione anti-influenzale nel mese di novembre, per proteggere sé stessa e la gestazione. «Oltre al vaccino per influenza in gravidanza, cos’altro posso fare per prevenire l’infezione?», si domanda Elisa. Le indicazioni per limitare il rischio di contagio comprendono misure igieniche (che saranno descritte più avanti) che valgono per la prevenzione di qualsiasi infezione respiratoria.
Vaccinarsi è il modo migliore di prevenire l’influenza in gravidanza (riduce la probabilità di contrarre la malattia e, in caso di sviluppo di sintomi influenzali, questi sono meno gravi), è un’importante misura di protezione per sé stessi e per chi ci sta intorno. È raccomandata ai soggetti fragili, come le donne in gravidanza.
La vaccinazione, con vaccino inattivato, viene consigliata all’inizio della stagione epidemica. Generalmente viene caldeggiata la sua esecuzione nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza, tuttavia le autorità sanitarie internazionali (ECDC, OMS) indicano la vaccinazione delle donne in gravidanza in qualsiasi momento della gravidanza, in quanto non sono stati riportati effetti avversi sul prodotto del concepimento. A tal proposito occorre ricordare che i virus influenzali variano da stagione a stagione, per cui è necessario vaccinarsi a ogni inizio di stagione influenzale; il periodo consigliato va da metà ottobre a fine dicembre, ottenendo una copertura per le 6-8 settimane successive.
I virus influenzali si trasmettono principalmente per via aerea, attraverso le goccioline di saliva del malato o del portatore sano, ma anche mediante contatto diretto con oggetti contaminati. Ecco alcuni consigli per prevenire l’influenza in gravidanza:
Lavora come ostetrica negli ospedali bolognesi dal 2018 e conduce corsi di accompagnamento alla nascita. Dal 2020 è professoressa a contratto presso l’Università di Bologna, per il corso di Laurea in Ostetricia. Ha elaborato e coordinato un progetto, in collaborazione con l’Università di Bologna, di protezione e promozione dell’allattamento al seno, sostenendo a domicilio le mamme con difficoltà nell’avvio dell’allattamento.