Nelle prime settimane di gravidanza ogni futura mamma ha diritto a essere correttamente informata sul percorso diagnostico che, nel corso dei trimestri di gestazione, andrà ad affrontare. Particolarmente utile sarà comprendere l’importanza di monitorare e, dove possibile, prevenire tutte le situazioni di rischio, nelle quali una diagnosi precoce può garantire una terapia efficace.
L’ecografia morfologica risponde proprio a questi bisogni e per tale ragione è bene che la futura mamma sappia quando fare questo esame in gravidanza, a cosa serve e se esistono controindicazioni per questo tipo di indagine diagnostica.
L’ecografia morfologica è un esame strumentale fondamentale nella diagnosi prenatale, che ha assunto nell’ultimo decennio un ruolo sempre più importante nel valutare lo sviluppo anatomico e il benessere fetale, attraverso immagini sempre più dettagliate e accurate.
Ma a cosa serve l’ecografia morfologica? Questo tipo di esame permette di:
L’ecografia morfologica può però presentare dei limiti o delle piccole difficoltà nella visibilità, che possono essere causati da fattori quali:
La presenza di uno o più di questi fattori comporta la necessità di ripetere l’esame a distanza di qualche giorno per non sottovalutare nessun aspetto.
Cerchiamo ora di capire cosa si vede con l’ecografia morfologica e quali caratteristiche del nascituro potrà visionare la mamma. Con questo esame è possibile vedere, se tutte le condizioni lo consentono:
Attraverso l’ecografia morfologica è inoltre possibile identificare malformazioni fetali rilevanti. Con questo esame sono visibili dal 20 al 60% delle malformazioni più importanti, tuttavia, nonostante la gravità, quelle più piccole a livello strutturale possono essere difficilmente diagnosticabili (circa quattro su dieci). È importante sapere inoltre che alcune malformazioni possono manifestarsi nelle fasi più avanzate della gravidanza ed essere evidenti o diagnosticabili solo nell’ultimo trimestre o successivamente alla nascita.
L’ecografia morfologica, un adeguato counselling genetico, uno screening molecolare e uno studio sulla salute antenatale risultano esami fondamentali per accertare la presenza di patologie e sindromi genetiche complesse. In alcuni casi inoltre alcune anomalie strutturali possono essere predittive di cromosomopatie e malattie genetiche, oppure di malformazioni associate a infezioni contratte durante la gravidanza (ad esempio Citomegalovirus o Toxoplasmosi).
Le più frequenti malformazioni evidenziabili attraverso l’ecografia morfologica sono:
L’ecografia morfologica si deve eseguire tra la 19esima e la 22esima settimana di gravidanza, quindi nel secondo trimestre. È questo il periodo ottimale, poiché le condizioni fetali sono migliori, così come le dimensioni e la quantità di liquido amniotico.
Se la situazione lo richiede è possibile effettuare anche un’indagine, chiamata pre-morfologica, che però non può sostituirsi all’esame classico, e viene eseguita tra la 15esima e la 17esima settimana. Questo tipo di esame è prescritto nei casi in cui la donna abbia avuto in precedenza gravidanze a rischio, gravidanze con diagnosi fetali di difetti congeniti, patologie genetiche familiari o già identificate attraverso i marcatori molecolari.
L’indagine pre-morfologica può essere richiesta anche in casi di trattamenti farmacologici necessari alla salute della mamma, così da monitorare eventuali interazioni con lo sviluppo fetale e intervenire tempestivamente dove possibile.
Uno dei dubbi più frequenti tra le future mamme è se esistano delle controindicazioni legate all’ecografia morfologica. Non è necessario preoccuparsi, dal momento che si tratta di un esame assolutamente sicuro, non invasivo, che non richiede l’uso di mezzi di contrasto, preparazioni particolari prima dell’indagine diagnostica o l’impiego degli ultrasuoni. L’ecografia morfologica non interferisce in alcun modo con il benessere e lo sviluppo fetale.
È di fondamentale importanza che l’ecografia morfologica sia eseguita da un professionista altamente specializzato ed esperto, in modo che possa valutare correttamente i parametri anatomici, i possibili indicatori di rischio e, nel caso di difficoltà legate alla posizione del feto o alla visione di alcuni organi, ripetere l’ecografia per ottenere una risposta soddisfacente.
Quando si parla di ecografia morfologica in 3D, ci si riferisce al livello di elaborazione delle immagini, rilevate attraverso ultrasuoni, che mediante un software ricostruiscono le sezioni fetali, di volta in volta esaminate, su un piano tridimensionale. Questa possibilità garantisce una valutazione approfondita e dettagliata da parte dell’operatore specializzato, oltre a ottenere le prime immagini realistiche del bambino, aspetto che ha un’implicazione fortemente emotiva per i futuri genitori.
Quando si parla di diagnosi prenatale, è però sempre bene precisare che non esiste un’attendibilità del 100% e che la sola ecografia morfologica non può escludere la presenza di patologie complesse o anomalie congenite. Le indagini genetiche specifiche, in caso di forti indicatori di rischio, e ulteriori esami quali amniocentesi, villocentesi, RM fetale, insieme a una consulenza genetica fetale adeguata, sono fondamentali per ottenere una corretta diagnosi e studiare eventuali strategie terapeutiche tempestive dopo la nascita. È doveroso, sulla continua evoluzione degli studi diagnostici e clinici, sottolineare quanto un’accurata diagnosi prenatale sia importante e tempestiva anche nei casi considerati meno a rischio. Sono diversi i casi in letteratura scientifica di patologie malformative sulle quali sarebbe stato possibile intervenire precocemente che invece sono state sottostimate.