«I genitori possono favorire lo sviluppo motorio del bambino?» «Quali sono le fasi che il piccolo attraversa?» Sono domande che molti genitori si pongono nel momento in cui si confrontano con la crescita del figlio.
Alla nascita il bebè è infatti totalmente dipendente: è l’adulto che lo sposta, lo cambia di posizione, gli sorregge la testa. Con la crescita, nell’arco dei primi 18 mesi questa condizione di dipendenza viene superata.
Il bambino, in una progressione che va dalla capacità di sostenere la testa, mettersi a sedere senza appoggio, spostarsi (rotolando o strisciando o andando carponi), mettersi in piedi, iniziare a camminare, acquista un’autonomia motoria generale che lo rende sempre più indipendente dall’adulto e capace di muoversi nell’ambiente senza dover ricorrere all’aiuto di altri. Ma è possibile quindi favorire le fasi dello sviluppo motorio? Scopriamolo insieme!
Conquistare la possibilità di sedersi senza appoggio e poi di stare in piedi comporta la grande possibilità di avere le mani libere per manipolare gli oggetti. Anche nella manipolazione si assiste a una progressione di presa con la possibilità di utilizzo sempre più precisa e raffinata. Si avrà quindi un percorso dello sviluppo motorio scandito in queste fasi:
Questa descrizione è legata a ciò che, dei movimenti, è possibile osservare in maniera esteriore. Molti processi innescati dalle conquiste motorie non possono essere osservati direttamente. Ciò che succede in queste fasi di acquisizioni motorie è qualcosa di complesso e affascinante.
Nel nostro cervello c’è un’area appositamente abilitata al movimento, la cosiddetta “corteccia motoria”. In quest’area vengono “raggruppati” tutti i programmi di tutti i movimenti che siamo capaci di eseguire. Alcuni di questi programmi sono geneticamente predefiniti: come sostenere la testa e mettersi a sedere. La stragrande maggioranza dei programmi motori però sono appresi: portare il cibo alla bocca con uno strumento (cucchiaio o forchetta), bere da un bicchiere, salire le scale, svitare un bullone, piantare un chiodo.
Anche imparare a parlare ricorre a una componente di programmazione motoria: articolare e pronunciare correttamente un suono nella propria lingua, vuol dire imparare a produrre quel suono mediante movimenti della laringe, palato, lingua.
Ogni programma di movimenti, inoltre, è controllato dalla corteccia motoria anche nel senso specifico che se avviene in maniera errata, viene corretto. La correzione dei movimenti sbagliati o inefficaci è evidente in maniera particolare durante le fasi di apprendimento di un programma motorio. Quindi, sbagliando si impara, soprattutto nelle acquisizione motorie.
Anche imparare a parlare ricorre a una componente di programmazione motoria: articolare e pronunciare correttamente un suono nella propria lingua, vuol dire imparare a produrre quel suono mediante movimenti della laringe, palato, lingua.
Ogni programma di movimenti, inoltre, è controllato dalla corteccia motoria anche nel senso specifico che se avviene in maniera errata, viene corretto. La correzione dei movimenti sbagliati o inefficaci è evidente in maniera particolare durante le fasi di apprendimento di un programma motorio. Quindi, sbagliando si impara, soprattutto nelle acquisizione motorie.
La notevole quantità di programmi motori che il bambino elabora nei primi mesi dalla nascita dà forma a tutte quelle funzioni che siamo soliti chiamare mentali (memorizzazione, consapevolezza, percezioni, pensiero, linguaggio e così via). È attraverso il movimento che il bambino valuta le caratteristiche delle cose e costruisce la sua rappresentazione della realtà. Lo osserviamo instancabile in attività che gli procurano anche piacere: si sposta, tocca, afferra oggetti, li osserva con attenzione, li agita, li batte, li lancia, ne ascolta i rumori, li sposta, vi scivola dentro, vi sale sopra, travasa, riempie e vuota, si sposta, e così apprende forme, dimensioni, direzioni, relazioni di spazio e di tempo.
Dalla ripetitività delle sue azioni e di quelle che gli altri rivolgono a lui, nasce la memoria. Una memoria che è, prima di tutto, di tipo procedurale, che mantiene cioè la sequenza dei movimenti necessari per svolgere qualsiasi compito motorio. Si comincia a mantenere in memoria una strutturazione spaziale entro la quale intervenire con i nostri movimenti o sollecitando i movimenti altrui: ho fame e progressivamente imparo a eseguire procedure per richiamare l’attenzione dell’adulto. Ho bisogno di rassicurazione o di vicinanza oppure desidero qualcosa ma è troppo lontano: il bambino mantiene in memoria e arricchisce progressivamente i comportamenti che sono stati efficaci per ottenere questi obiettivi.
La correlazione dei movimenti nello spazio permette di elaborare un prima e un dopo e quindi si arricchisce da subito anche di una dimensione temporale. Le due coordinate spazio e tempo, entro le quali collocare la nostra vita nel suo svolgersi, nascono dal movimento che il bambino sperimenta. Queste coordinate saranno elaborate in misura sempre più ampia e complessa e ci vorranno anni (almeno fino alle soglie dell’adolescenza) per impadronirsi di loro in maniera completa. Il prima e il dopo di un’azione, la modificazione di qualcosa che avviene tramite i movimenti eseguiti, apre la strada per una interpretazione dell’ambiente con i principi di causalità: se faccio questo allora consegue che…
Gli scambi con gli adulti che si prendono cura del bambino sono primariamente scambi che avvengono attraverso atti motori: l’adulto prende il bambino, gli offre il cibo, lo lava, lo accarezza. Il bambino ricambia con sorriso, movimenti del corpo, vocalizzazioni. Dallo scambio di questi atti nasce il senso della propria e dell’altrui identità.
Tra i 12 e i 18 mesi il bambino inizia a riconoscere gli altri non più solo sulla base di singoli tratti esteriori e comportamentali, ma tramite una complessa attività di riflessione e valutazione che porta alla creazione di rappresentazioni mentali che riconoscono stabilità, oltre che degli oggetti, anche delle persone nel tempo e nello spazio e che riconoscono agli altri stati intenzionali ed emotivi. In questa epoca il bambino conquista la capacità di comprendere che gli altri sono entità separate da lui e sono dotate di caratteristiche specifiche e diverse dalle proprie.
Quanto è stato detto sopra comporta un’importante corollario. Se l’attività motoria è per il bambino la base di tutte quelle funzioni mentali che gli permetteranno di muoversi adeguatamente nell’ambiente, quest’attività deve essere la più possibile libera. Quanto più si lascia al bambino lo spazio e il tempo di sperimentazione tanto più si arricchiscono i suoi programmi motori e tanto più si lascia possibilità di crescita alle funzioni mentali.
Questo vuol dire che l’ambiente giornaliero, la vita quotidiana, offre di per sé stimoli sufficienti al bambino. Non importano, o possono essere d’impedimento, giocattoli troppo strutturati, o il ricorso a sofisticate tecnologie. L’ambiente di vita è di per sé una complessa palestra di sperimentazioni per il bambino nei primi mesi di vita: dagli spazi e oggetti da conquistare, alle relazioni con gli altri (adulti e bambini), agli apprendimenti da fare propri (camminare, mangiare da solo, salire le scale, ecc.). E tutto questo nel bambino avviene come scoperta, conquista e piacere.