Lavorando come fisici in ospedale, spesso ci troviamo di fronte a quesiti del tipo:
Domande alle quali non sempre il medico che prescrive la prestazione sa rispondere: da qui un ulteriore carico di preoccupazione, che va ad aggiungersi a quella che un genitore ha già per via delle indagini alle quali deve sottoporre il suo bambino.
L’Associazione Italiana di Fisica Medica (AIFM), partendo proprio da domande come quelle sopra espresse, ha deciso di dare vita alla rubrica on line Ilfisicomedicorisponde. Il progetto nasce ispirandosi a iniziative che già da alcuni anni sono state portate avanti da organismi internazionali che si occupano di protezione dalle radiazioni ionizzanti e che utilizzano il web per diffondere l’informazione in modo efficace. Lo scopo del progetto è fornire informazioni che siano comprensibili ai non addetti ai lavori, ma pur sempre fondate su basi scientifiche; l’idea di fondo è che abbiamo paura di ciò che non conosciamo, e quindi alcune semplici informazioni possono aiutarci a comprendere problematiche che a volte portano ansie e paure, nella maggior parte dei casi ingiustificate. Le stesse informazioni possono anche orientare lo specialista, nei casi in cui non si possa evitare, a prescrivere l’indagine meno nociva.
Quando le domande che arrivano hanno carattere clinico, gli esperti coinvolgono il medico competente per formulare un parere congiunto. All’interno del sito AIFM, direttamente dalla pagina iniziale, si può accedere a una sezione appositamente creata per i non addetti ai lavori, categoria di cui fanno parte sia i pazienti, direttamente interessati, sia la popolazione più in generale. Nella prima sezione, dedicata ai pazienti, un intero capitolo è dedicato a quelle che sono definite “categorie speciali”: donne in gravidanza e allattamento e bambini.
Per ciascun argomento sono state individuate, sulla base dell’esperienza maturata negli anni, alcune fra le domande che più spesso vengono rivolte dalle mamme, le cosiddette FAQ. Le FAQ sono le domande più frequenti e molte vengono poste dai genitori, magari più specifiche, relative a casi particolari. Per poter soddisfare le richieste particolari è possibile rivolgere le domande direttamente al gruppo di esperti nell’argomento di interesse. Le domande, inviate in automatico all’indirizzo ilfisicomedicorisponde@aifm.it vengono trasmesse dai coordinatori a un gruppo di esperti che si impegna a rispondere entro una decina di giorni.
Un particolare interesse viene manifestato da parte di ginecologi e pediatri, i cui pazienti sono bambini o donne in stato di gravidanza. Emergono, in taluni casi, le lacune in materia di radioprotezione e la necessità di un confronto col fisico medico per dare le indicazioni corrette. In generale possiamo dire che gli esami radiologici, quando vengono prescritti, sono giustificati alla luce del beneficio che deriva al paziente: quando un medico richiede un esame per un bambino è perché ha bisogno di avere un dato per confermare o smentire l’idea che si è fatto e, a seconda della risposta, il percorso diagnostico-terapeutico può cambiare.
Il prezzo che si paga, in termini di esposizione alle radiazioni ionizzanti, è generalmente basso. Chiunque, uomo, donna o bambino, è esposto tutto l’anno alle fonti di radiazioni naturali (cosmiche, terrestri, ecc.), e questo fatto non desta alcuna preoccupazione; quando un bambino viene sottoposto a una indagine radiologica è come se fosse esposto alle radiazioni naturali qualche giorno in più. Per esempio una radiografia al torace in proiezione anteriore corrisponde a una dose da radiazioni pari, grossomodo, a due o tre giorni di esposizione alle radiazioni naturali. Ciò non toglie che la radiografia vada fatta solo se necessaria, e dopo attenta valutazione da parte del medico e del radiologo che la prescrivono.
La legge italiana (D.Lg. 187/2000) è molto chiara nell’individuare i criteri e le responsabilità: medico prescrivente e radiologo sono obbligati a motivare e giustificare l’indagine radiologica richiesta, ad accertarsi che i dati ottenibili con la radiografia non siano già a disposizione e, nel caso non lo siano, a cercare tecniche alternative meno nocive quando possibili. Il tecnico sanitario di radiologia, che esegue la radiografia, utilizza i parametri ottimali per ottenere il risultato diagnostico atteso somministrando la dose minore al paziente.
Spesso capitano casi di persone sottoposte a cicli di radioterapia che chiedono di poter accudire bambini senza arrecare loro danno. Innanzitutto, bisogna fare una distinzione: un conto è la radioterapia “con fasci esterni”, altro è la radioterapia “metabolica”. Nel primo caso il paziente è attraversato da fasci di radiazioni, per la cura del tumore, che non lasciano tracce “pericolose”, pertanto può venire a contatto con bambini e donne gravide. Nel secondo caso al paziente vengono somministrati dei radiofarmaci, che possono rimanere nel corpo anche per parecchi giorni ed emettere radiazioni penetranti; in questa situazione è meglio che il paziente segua scrupolosamente le indicazioni fornite dal medico che gli ha somministrato la terapia.
Fornire indicazioni verbali e scritte, in questi casi, è un obbligo di legge. Le radiazioni in pediatria non vanno sicuramente prese con leggerezza, ma non ha senso preoccuparsi in modo eccessivo: il medico che prescrive e il radiologo responsabile dell’indagine si sono già sincerati del fatto che il beneficio diretto è superiore al rischio che viene corso. Ogni centro dove si impiegano radiazioni ionizzanti deve avvalersi della collaborazione del fisico medico, che può essere contattato direttamente per avere tutte le risposte alle domande riguardanti la dose da radiazioni.