Gravidanza e miti da sfatare

Vediamo quali sono, secondo la comunità scientifica, le “buone pratiche” da seguire in gravidanza e alcune credenze da sfatare

Immagine per l'autore: Rita Breschi
Rita Breschi , ostetrica
Primo piano della pancia di una donna in gravidanza che guarda un'ecografia

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda di sorvegliare la gravidanza ricorrendo al più basso numero possibile di interventi di tipo medico necessari a garantire la sicurezza di mamma e bambino. Per questo motivo la comunità scientifica esprime e aggiorna continuamente la sua posizione in merito, in modo da raggiungere l’obiettivo di migliorare l’assistenza limitando al massimo i rischi. Lo fa attraverso la divulgazione delle cosiddette “buone pratiche”, documenti che specificano controlli, esami (solo se necessario di tipo invasivo, come l’amniocentesi o la villocentesi) e comportamenti clinici che i professionisti sono tenuti a garantire, sia per quanto riguarda le gravidanze normali sia per quelle a rischio.

Classificazione del rischio in gravidanza

Avere una gravidanza cosiddetta “a rischio” non significa essere di fronte a un reale pericolo per sé e per il bambino, ma vuol dire far parte di un gruppo per il quale esiste una maggiore probabilità di complicazioni: in questo caso c’è necessità di un numero più alto di controlli durante la gravidanza. Ogni donna in gravidanza deve essere accompagnata sulla base del concetto di rischio fin dall’inizio, e la valutazione deve essere rivista a ogni controllo. Per avere un’idea generale, si può affermare che le gravidanze ad alto rischio non superano il 10% del totale.

Di quante visite c’è bisogno in una gravidanza normale?

La gravidanza è nella maggior parte dei casi un processo fisiologico che richiede sorveglianza e sostegno, non soltanto di tipo sanitario. Informazioni corrette, una rete familiare e sociale solida, e la possibilità di accedere ai servizi erogati dalle ostetriche presenti, rappresentano in questo periodo un insostituibile strumento di salute per la donna. L’OMS ha stabilito recentemente che nella gravidanza a basso rischio sono opportuni otto contatti tra la gestante e i sanitari che si prendono cura di lei. Questo consente fra l’altro di stabilire un rapporto di reciproca conoscenza e fiducia, indispensabile alla buona riuscita dell’esperienza di cura.

L’abitudine di prescrivere o consigliare il riposo come strumento per tutelare la gravidanza in Italia resiste più che in altri paesi, nonostante siano estremamente limitate le circostanze in cui il riposo può avere conseguenze davvero positive per la mamma e il bambino (è una credenza questa che rientra nei miti che andrebbero sfatati sulla gravidanza). In situazioni normali, infatti, la gravidanza trae dei benefici non tanto dal riposo ma da uno stile di vita attivo. Inoltre, la sedentarietà (in ogni momento della vita) non è un fattore neutro ma dannoso: insieme all’alimentazione non corretta è responsabile di un eccessivo aumento di peso che può causare problemi sia al feto sia alla mamma. La gestante che ha uno stile di vita attivo mantiene “sveglio” il suo metabolismo, protegge il sistema cardiocircolatorio, migliora il tono dell’umore e probabilmente manterrà queste sane abitudini anche in seguito.

Esercizio fisico e sport in gravidanza

Le atlete professioniste ormai gareggiano anche in gravidanza, spesso con ottimi risultati, correndo, nuotando e sostenendo allenamenti anche molto duri, perché abituate a questo stile di vita. Ma se una donna non è particolarmente allenata, la gravidanza non è il momento migliore per dedicarsi all’attività fisica intensa. Ciò non significa che non sia possibile cambiare abitudini e iniziare a muoversi di più e meglio proprio a partire da questo grande momento di trasformazione. Una delle più autorevoli comunità scientifiche, l’American College of Obstetricians and Gynecologists, ha pubblicato di recente una guida pratica all’esercizio fisico in gravidanza, fatta di domande e risposte che chiariscono molti dubbi e specificano l’intensità dello sforzo fisico “ideale”.

È sicuro praticare sport in gravidanza?

Se una donna è in salute, e la sua gravidanza procede normalmente, può continuare o iniziare un’attività fisica senza correre rischi, semplicemente usando qualche accorgimento. Uno di questi è parlarne con il proprio medico e l’ostetrica, tenendo presente che l’attività fisica non incrementa i rischi di aborto, basso peso del bambino alla nascita e parto prematuro.

Quali sono i benefici dell’esercizio fisico in gravidanza?

Per prima cosa una riduzione del rischio di eccessivo aumento di peso (che è un’aggravante per tutte le patologie) e di diabete gestazionale. Aiuta inoltre ad attenuare il mal di schiena e la stipsi, può ridurre il rischio di complicazioni come preeclampsia e trombosi, e migliora lo stato di benessere generale. L’attività fisica in gravidanza è stata anche associata a una possibile diminuzione del rischio di incorrere in un parto cesareo.

Quale tipo di attività fisica va privilegiata in gravidanza?

È importante che l’attività scelta tenga conto dei cambiamenti che avvengono nel corpo. In gravidanza, le giunture diventano più “soffici” e i legamenti si allungano, perciò meglio evitare di mettere a rischio le articolazioni con movimenti bruschi o traumatici. Inoltre, a causa dell’aumento del volume dell’addome, il baricentro del corpo si sposta in avanti: muscoli e articolazioni subiscono uno stress e aumenta il rischio di caduta per perdita di equilibrio. L’esercizio aerobico, durante il quale si muovono in maniera ritmica grossi muscoli del corpo come quelli di braccia e gambe, è l’attività fisica consigliata. Una misura concreta del giusto ritmo da seguire è data dal fatto che si riesca a parlare, ma non a cantare. Il giardinaggio o una passeggiata a ritmo sostenuto con il cane sono tra le attività domestiche consigliate.

Quanto tempo bisogna dedicare all’esercizio fisico in gravidanza perché sia benefico?

Se non si è mai svolto alcun tipo di attività fisica, si può iniziare con cinque minuti al giorno, aggiungendo cinque minuti ogni settimana fino a un massimo di trenta minuti al giorno. Ciò permetterà di mangiare un po’ di più senza aumentare troppo di peso. Si considerano ideali 150 minuti di esercizi aerobici di intensità moderata ogni settimana, suddivisi in trenta minuti per cinque giorni (oppure di una durata inferiore se l’attività è svolta quotidianamente).

Camminare in gravidanza, altri sport consigliati e quelli da evitare

Camminare in gravidanza, anche velocemente, è il modo più semplice di tenersi in esercizio senza rischi. Il nuoto, invece, può essere un’esperienza piacevole e rilassante perché l’assenza di gravità facilita i movimenti e può aiutare se si soffre di dolore alla schiena. Anche pedalare è un ottimo esercizio, ma farlo su strada potrebbe risultare pericoloso, quindi meglio optare per una cyclette. Vanno invece evitati gli sport violenti, quelli di contatto (ad esempio la box e il judo), quelli a rischio di urti all’addome (ad esempio il basket, il volley e il calcio), e quelli a rischio di cadute (ad esempio lo sci e l’equitazione). È inoltre controindicata l’attività subacquea con autorespiratore.

Quali sono le precauzioni da prendere?

Usare il buon senso, avere cura di sé dando ascolto ai messaggi provenienti dal corpo, non esagerare e non sottoporsi a stress sono le prime raccomandazioni da tenere presente. È importante bere molta acqua per scongiurare il rischio di disidratazione, indossare un reggiseno sportivo, ed evitare un eccessivo surriscaldamento. Andrebbero evitati anche gli esercizi che obbligano a rimanere ferme in piedi o distese sulla schiena, soprattutto se la gravidanza è a uno stadio avanzato. È necessario interrompere subito l’allenamento, e rivolgersi a un medico, qualora compaiano contrazioni uterine dolorose e regolari, sanguinamento o perdita di liquido dalla vagina, se si avvertono disturbi come vertigini, mal di testa, dolore al torace o alle gambe, oppure se si hanno difficoltà respiratorie.

Mamme moderne: energiche o rilassate?

Una donna che lavora e si occupa della famiglia ha spesso una vita frenetica, e in gravidanza sperimenta il bisogno di ‘‘rallentare’’. Le indicazioni sopra riportate non sono in conflitto con tale necessità, e non diminuiscono l’importanza dell’attitudine all’introspezione, al raccoglimento, all’ascolto dei ritmi del corpo e dello stato di quiete mentale, che spesso accompagnano l’incontro silenzioso col bambino. Lo spazio per l’accoglienza e la disponibilità all’esperienza interiore, intensamente promosso nei corsi di accompagnamento alla nascita, non vengono sminuiti se per 20-30 minuti al giorno si pratica una sana e sicura attività fisica, che predispone a ogni altra esperienza si voglia intraprendere. Un grande giovamento si può ottenere dalla pratica dello yoga e del pilates che, oltre a favorire l’elasticità delle articolazioni, la fluidità dei movimenti e l’allungamento dei muscoli, aiutano il rilassamento e massimizzano l’effetto benefico della respirazione.

Si può fare sesso in gravidanza?

Fare sesso in una gravidanza fisiologica è un’attività sicura. Non ci sono infatti studi che dimostrano un aumento di complicanze nelle donne che hanno una gravidanza a basso rischio, le controindicazioni sono pochissime, così come i rischi, circoscritti a casi particolari (per approfondire l’argomento, vi suggeriamo la lettura del nostro articolo Il sesso in gravidanza è sicuro?

I cosiddetti “disturbi” della gravidanza

All’inizio della gravidanza, sintomi come nausea, vomito, sonnolenza, stanchezza, stipsi e bruciori di stomaco possono essere senza dubbio molto fastidiosi, ma sono anche chiari segni di un buon ambiente ormonale. Il nuovo inquilino si fa sentire… e la mamma fa un po’ di fatica ad adattarsi. Passeranno con il primo trimestre e probabilmente lasceranno il posto alla bellezza, alla salute, alla pienezza e alla creatività del secondo trimestre della gravidanza.

Quanto si deve aumentare di peso in gravidanza?

Un tempo si diceva che la donna in gravidanza doveva mangiare per due e in seguito che doveva aumentare il proprio peso di 1 kg al mese, e quindi al massimo 9 kg in tutto. Ma nulla di questo è vero (dell’alimentazione delle future mamme ne parliamo in questo articolo). Il giusto incremento del peso è correlato a un valore materno denominato Indice di Massa Corporea (IMC), un dato numerico che combina peso e altezza, e varia molto da donna a donna: solo le donne con indice alto (in sovrappeso o obese) hanno limiti più stringenti. È opportuno che ogni gestante conosca il suo IMC e la quota di aumento di peso ottimale per lei, che normalmente si colloca all’incirca fra gli 11 e i 16 kg.

Quante ecografie sono necessarie durante la gravidanza?

L’esame ecografico in gravidanza è da considerarsi uno screening per alcune specifiche tematiche, ed è sicuro se utilizzato in modo appropriato e se non se ne abusa. Le mamme italiane vengono sottoposte a un numero esagerato di ecografie, doppio e talvolta anche triplo rispetto allo standard consigliato. L’OMS raccomanda almeno un’ecografia entro la ventiquattresima settimana, ma in Europa la media è di due o tre ecografie. In particolare, in Italia, oltre alle due ecografie di comprovata utilità effettuate nei primi due trimestri, si usa aggiungere anche una terza ecografia nel terzo trimestre, utilizzata soprattutto per controllare l’accrescimento fetale. È bene sapere, però, che non c’è alcuna evidenza scientifica che supporti l’effettuazione di un’ecografia nel corso di ogni visita in gravidanza se non esiste un’indicazione specifica. È quindi decisamente da scoraggiare l’esecuzione di ecografie superflue, a volte utilizzate solo per realizzare video a ricordo della gravidanza.

Gatti e toxoplasmosi

Troppo spesso si sente dire che il gatto di casa è stato mandato in esilio perché la sua padrona (in gravidanza) non possiede gli anticorpi per il toxoplasma, anche se basterebbero delle semplici regole igieniche (come trattare la lettiera e la terra del giardino munite di guanti) per evitare l’ingiustizia. Viene confermata, invece, la raccomandazione di lavare molto bene frutta e verdura, e di non mangiare carne cruda, facendo anche attenzione a mangiare salumi in gravidanza.

Prevenzione in gravidanza

Se, da una parte, si esagera in visite, controlli ed esami, contemporaneamente si omettono alcuni semplici comportamenti, la cui adozione previene possibili malattie o incidenti importanti. Vediamo i principali:

  1. Le linee guida dell’OMS, e di altre agenzie di salute, sull’uso dei vaccini in gravidanza raccomandano la vaccinazione antinfluenzale e la vaccinazione contro la pertosse, entrambe utili per la protezione della donna e del lattante.
  2. L’utilizzo corretto delle cinture di sicurezza in auto durante la gravidanza (a tre punti: fascia inferiore sotto l’addome e fascia superiore lontana dal collo, posizionata fra i seni e di lato all’addome) si associa a minori rischi per la donna e il feto anche in caso di impatto a bassa intensità. Talvolta, però, le donne in gravidanza chiedono un certificato che le esenti dall’utilizzo della cintura di sicurezza nella convinzione che questa rappresenti un rischio per il feto. Qui è possibile vedere come indossare correttamente la cintura di sicurezza in auto.
  3. Uno stile di vita sano e corretto, ossia alimentarsi consapevolmente, condurre una vita attiva (compreso continuare a lavorare e, se si ha voglia, si è in salute e la gravidanza procede normalmente, anche continuare o iniziare un’attività fisica, sempre parlandone prima col proprio medico e l’ostetrica), astenersi da alcol, fumo e droghe, e continuare ad assumere acido folico anche dopo il concepimento, rappresenta la prevenzione più semplice e un modo efficace di ridurre la comparsa di complicazioni nel corso della gravidanza.
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Rita Breschi

ostetrica, ha avuto una lunga esperienza lavorativa nel servizio pubblico, sia sul campo sia come ostetrica dirigente. In questa veste ha aperto il Centro nascita “Margherita”, struttura dedicata al parto naturale dell’Azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze, e lo ha diretto dal 2007 al 2014. È autrice di numerose pubblicazioni su riviste di settore, e del libro “Partorirai con amore”. È in pensione dal 2017.

Articolo pubblicato il 08/10/2018 e aggiornato il 06/11/2024
Immagine in apertura NataliaDeriabina / iStock

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