La gravidanza e il parto sono sempre esperienze molto delicate, e le gioie e le preoccupazioni che le caratterizzano sono talmente intrecciate le une alle altre da essere difficilmente distinguibili e separabili. Il discorso, dunque, vale a maggior ragione per il periodo storico nel quale stiamo vivendo. Che cosa significa partorire in tempo di COVID-19? In particolar modo, che cosa comporta per una donna in gravidanza e per una partoriente affrontare questi momenti sapendo di aver avuto un contatto, diretto o indiretto, con il Coronavirus?
Per rispondere a domande così importanti, la comunità scientifica internazionale, nel corso dell’emergenza pandemica, ha avviato diversi studi, che hanno gradualmente consentito di accrescere le nostre conoscenze in materia.
Abbiamo fatto il punto della situazione con l’aiuto della rete di esperti che, all’interno dell’Istituto Superiore di Sanità, si è occupata di monitorare le donne in gravidanza positive e di offrire indicazioni e supporto nel corso delle ondate pandemiche.
Uno studio guidato da Serena Donati nell’ambito del progetto ItOSS (Italian Obstetric Surveillance System) dell’ISS ‒ sistema di sorveglianza ostetrica attivo dal 2013 per raccogliere dati sulla mortalità e sulla morbosità materna grave ‒ ha rilevato, nel corso della prima ondata, 875 gravidanze di donne positive al Coronavirus. Non si sono verificati casi di morte materna e il tasso di tagli cesarei è stato sovrapponibile a quello precedente al periodo pandemico. La maggior parte delle donne ha sviluppato una malattia da lieve a moderata, e il 2% è stato ricoverato in terapia intensiva.
Gli studi sembrano evidenziare come la trasmissione del virus da madre a neonato sia possibile, ma molto rara: su 681 neonati presi in esame, 19, pari al 2,8%, sono risultati positivi al virus e solo 1 neonato ha avuto complicazioni respiratorie, risolte dopo il ricovero in terapia intensiva. La trasmissione, inoltre, non sarebbe influenzata dalle modalità del parto, dall’allattamento o dalla permanenza del neonato nella stanza della madre, cioè il rooming-in.
Come riferisce Serena Donati: «Dai dati raccolti emerge chiaramente che, salvo nei rari casi di condizioni cliniche gravi della donna, i benefici del parto vaginale, del contatto madre-bambino e dell’allattamento al seno sono molto superiori ai rischi dell’infezione, e vanno pertanto promossi nonostante la pandemia. Una conclusione condivisa dalle principali agenzie internazionali, dall’UNICEF all’OMS».
Con l’aiuto di Angela Giusti, ostetrica e ricercatrice che ha curato, per l’Istituto Superiore di Sanità, il documento [1] che sintetizza le linee guida in merito alla gestione di gravidanza, parto, allattamento e cura dei piccoli nel corso dell’emergenza (che sta per essere aggiornato, ma senza mutare nella sostanza), abbiamo fatto il punto sulle norme di comportamento da seguire.
«Se una donna in gravidanza risulta essere positiva al SARS-CoV-2 o ha avuto un contatto stretto con un persona positiva, – ci ha detto – deve adottare le stesse precauzioni della popolazione generale. Il travaglio e il parto, come si è visto, possono avvenire normalmente, secondo le modalità che la donna aveva prestabilito con l’équipe del punto nascita che la prende in carico. Anche in caso di sintomi lievi, il travaglio e il parto normali sono possibili. Va poi ricordato che anche per le donne positive è consigliato praticare il contatto pelle-a-pelle alla nascita, allattare e tenere il bambino o la bambina con sé nella stanza di degenza. Una volta rientrata a casa, la madre potrà continuare a stare con il bambino o la bambina e allattare. L’Istituto Superiore di Sanità ha prodotto un documento d’indirizzo dove sono delineate le azioni da intraprendere in questi casi; tali indicazioni sono pensate per i decisori politici e per i servizi sanitari e sono consultabili anche da cittadini e cittadine».
Le visite di controllo durante la gravidanza restano sempre fondamentali e accessibili anche in caso di positività alla COVID-19, così come le ecografie e gli altri esami diagnostici necessari al monitoraggio.
Nonostante le difficoltà insite nella gestione dell’emergenza e dell’eventuale positività al Coronavirus, si è provveduto a creare una rete di sostegno che accompagni le donne in gravidanza e le partorienti, offrendo loro un aiuto concreto. Continua Giusti: «Molti consultori familiari si sono attivati fin da subito per garantire i servizi di supporto alla gravidanza e al puerperio. Gli incontri di accompagnamento alla nascita sono spesso disponibili in modalità online, così come incontri individuali e di gruppo nel post-parto. Gli incontri sono aperti anche ai papà, sia prima sia dopo il parto».
È importante anche garantire la possibilità di avere accanto una figura di riferimento, nelle fasi più delicate e cruciali. «Le attuali indicazioni a livello nazionale e internazionale – sottolinea Angela Giusti – prevedono che la donna abbia accanto una persona a propria scelta per tutta la durata del travaglio e del parto, e durante la degenza». Si tratta di un ruolo la cui rilevanza va ben chiarita: «Questa persona di fiducia della donna – precisa Giusti – non deve essere considerata come i visitatori, per i quali esistono invece restrizioni all’accesso, ma come un vero e proprio “curante”, presente a tutti gli effetti come figura di supporto e parte integrante del processo della nascita. È quindi importante che le strutture sanitarie si adoperino affinché le procedure di accesso consentano questa presenza, anche per i controlli in gravidanza».
Per una sintesi ragionata, e corredata da infografiche, delle norme sulla gestione di gravidanza e parto nel corso della pandemia, si può consultare la sezione dedicata del sito dell’ISS.
Divulgatrice scientifica, è socia effettiva e presidente della sezione pugliese del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) e membro del direttivo dell’associazione professionale di comunicatori della scienza SWIM. Scrive per diverse riviste cartacee e online, tra le quali Le Scienze, Mind, Uppa, Focus Scuola, Wired.it, Wonder Why, Scientificast.