Giovanna è appena tornata a casa dall’ospedale, è intenzionata ad allattare il suo bambino e nonostante un po’ di confusione – normale per chi si trova di fronte a questa grande nuova avventura – sente di aver ricevuto informazioni adeguate dal punto nascita riguardo l’alimentazione del piccolo Lorenzo. Tuttavia, la sua sicurezza vacilla appena ascolta le opinioni di amici e parenti. Tra questi, sono in molti a dirle che, visto il caldo (siamo in piena estate), non c’è nulla di male a dare dell’acqua al neonato, purché di bottiglia. Ma i neonati devono davvero bere acqua? O forse dare acqua al neonato è una pratica pericolosa?
Il latte materno è molto ricco in acqua. L’Organizzazione Mondiale della Sanità scrive, nel Manuale Promozione e Sostegno dell’allattamento al seno in un ospedale amico dei bambini, 2009: «Dare da bere al bambino acqua o altri liquidi come tè o tisane può disturbare la produzione di latte, diminuire l’apporto di nutrienti e aumentare il rischio di malattie infettive».
Ecco perché i neonati non devono bere acqua, non certo perché l’acqua, di per sé, sia dannosa per l’organismo del piccolo, ma piuttosto perché dare acqua al neonato può avere delle controindicazioni. Pensiamo ad esempio a una donna che ha appena iniziato ad allattare: è in corso un delicato e unico processo che porterà mamma e bambino a venire incontro alle reciproche richieste. Introdurre anche piccole quantità di altri liquidi può portare al precoce riempimento del piccolo stomaco del neonato, che a questo punto sarà meno interessato ad attaccarsi al seno. Di conseguenza il bambino assumerà anche minori quantità di tutti gli altri preziosi elementi contenuti nel latte materno.
Completamente diversa è la situazione di un bambino, con allattamento già avviato, a cui in una giornata calda e afosa, viene offerta acqua dalla persona che lo accudisce quando la mamma non c’è. Mentre non sarà necessario, anche nelle giornate molto calde, quando mamma e bambino saranno insieme, dal momento che il lattante effettuerà più poppate, anche molto brevi, per dissertarsi.
Dopo il primo mese di vita lo stomaco del bambino ha già assunto le dimensioni di un uovo di gallina e difficilmente si riempirà con qualche sorsetto. Questo ovviamente vale anche per i bambini nutriti con formula artificiale.
Per quanto riguarda il rischio di malattie infettive trasmesse dall’acqua ricordiamo che l’OMS si rivolge a un pubblico mondiale, la cui possibilità di accesso all’acqua potabile varia in modo sostanziale da Paese a Paese. L’affermazione sopra citata sembra quindi poco applicabile nella nostra realtà, in cui il rischio di incappare in una malattia infettiva dall’acqua è molto basso.
A quanti mesi si può dare l’acqua al bambino? Abbiamo visto che piccole quantità di acqua non comportano grosse controindicazioni, dopo le prime settimane di vita, quando l’allattamento è stato ben avviato. Non c’è invece alcun dubbio sul fatto che dai 6 mesi in poi l’acqua può essere tranquillamente presente nell’alimentazione del lattante. Tutte le società scientifiche concordano nel dire che è questa l’età in cui il lattante può bere acqua poiché quest’ultimo è tendenzialmente pronto ad assumere cibi complementari al latte (che rimane comunque l’alimento fondamentale durante il primo anno di vita).
Quanta acqua dare? Per un bambino che ha imparato ad autoregolarsi nei mesi precedenti non ci sarà bisogno di fare attenzione alle quantità: la sua sete lo guiderà nel chiedere di essere maggiormente attaccato al seno o in una richiesta di acqua se la mamma non è disponibile.
Come dare l’acqua al neonato? In commercio si trovano numerosi oggetti ideati per dare l’acqua ai bambini, in realtà, già i neonati (cioè, ricordiamolo, i bambini nei primi 30 giorni) hanno le competenze per bere da una tazzina di uso comune. Usare una tazzina permette al bambino di usare la lingua e percepire meglio i sapori, lo aiuta inoltre a coordinare la respirazione, la suzione e la deglutizione, e a differenziare il tutto da altri tipi di suzione, come quello della tettarella del biberon o di una valvola a beccuccio, che obbligano il bambino a succhiare e non gli permettono di imparare a sorseggiare. Inoltre, è indubbiamente più semplice tenere pulita una tazzina piuttosto che un biberon con tettarella o un bicchiere con valvola.
Per utilizzare la tazzina con un neonato occorre far sedere il bambino sulle ginocchia in posizione verticale o leggermente inclinata, sostenendogli la schiena, la testa e il collo. Appoggeremo poi la tazzina sul labbro inferiore, la inclineremo affinché il liquido non bagni le labbra del piccolo, che per un meccanismo riflesso inizierà ad aprire occhi e bocca e a leccare il liquido. È importante non versare l’acqua nella bocca del bambino, che prenderà da solo la quantità necessaria.
All’età di 8-9 mesi il bambino è in grado di afferrare la tazzina e di portarla alla bocca da solo, prendendone la quantità necessaria.
Quale acqua dare ai bambini? Serve un’acqua specifica per i lattanti? In alcuni Paesi l’acqua delle bottiglie può contenere quantità di sali minerali (sodio e residuo fisso) eccessive per le esigenze dei neonati: è questo il motivo per cui alcune linee guida consigliano di fare attenzione alle etichette.
In realtà in Italia, sebbene solo alcune marche presentino la dicitura «Questa acqua minerale può essere utilizzata per la preparazione degli alimenti dei neonati», tutte le acque (in bottiglia e del rubinetto) hanno le caratteristiche idonee. Dunque non esiste un’acqua per neonati “migliore” delle altre, come spieghiamo anche all’interno di questo articolo.
Quindi va bene anche l’acqua del rubinetto? Assolutamente sì, l’acqua del rubinetto è sottoposta a controlli frequenti e rigorosi da parte delle aziende sanitarie locali e degli acquedotti, che garantiscono la potabilità e sanciscono il rispetto dei parametri fissati dalla legge.
Una recente inchiesta [1] ha prelevato in 35 città italiane l’acqua delle fontanelle pubbliche, scelte perché da esse proviene acqua di diretta responsabilità dell’acquedotto, senza reti e tubature intermedie come per l’acqua che arriva nelle nostre case. Sono stati analizzati 400 parametri, tra cui durezza, residuo fisso, sodio, nitrati, metalli pesanti, solventi, pesticidi, disinfettanti. Da queste analisi è risultato che nella maggior parte dei casi le sostanze controllate sono risultate assenti oppure nel limite di legge.
Preferire dunque l’acqua del rubinetto è una scelta sicura. Infine, non dimentichiamo che è una soluzione assai più sostenibile, sia dal punto di vista ecologico sia economico. Si pensi a quanta anidride carbonica viene emessa per la produzione della plastica (che deve essere oltretutto smaltita) e per la distribuzione delle bottiglie con il trasporto su strada. Non ultimo, il costo medio per l’acquisto di acqua minerale per un anno è stimato in circa 400 euro per famiglia. Insomma, non perdiamoci in un bicchier d’acqua!
Ma allora perché i pediatri consigliano di bollire l’acqua del rubinetto prima di sciogliere la polvere della formula artificiale? Può essere contaminata? Per la preparazione della formula artificiale l’acqua (anche quella confezionata) va sempre fatta bollire perchè la polvere, non l’acqua, può essere contaminata da pericolosi batteri (qui viene spiegato come eseguire una corretta preparazione della formula artificiale).
pediatra presso la Struttura Complessa di Pediatria dell'Ospedale di Chivasso (TO), ha approfondito la Medicina del Sonno in età pediatrica con particolare attenzione alla prevenzione della SIDS (Sudden Infant Death Syndrome). Membro del comitato scientifico dell'Associazione SUID & SIDS Italia Onlus e dell'ISPID (International Society for the Study and Prevention of Perinatal and Infant Death).