L’ibuprofene è un farmaco ampiamente utilizzato per alleviare il dolore e ridurre la febbre nei bambini, e fa parte dei FANS (farmaci anti-infiammatori non steroidei, cioè farmaci diversi da quelli a base di cortisonici), ben conosciuti proprio per i loro effetti antipiretici e analgesici.
L’ibuprofene svolge la sua attività antinfiammatoria, antidolorifica e antipiretica attraverso l’inibizione della sintesi delle prostaglandine (molecole del nostro organismo). Questo farmaco è anche disponibile in una forma nota come “lisinato” o “sale di lisina”, che viene assorbita più rapidamente nel tratto gastro-intestinale rispetto all’ibuprofene “libero”, portando a un avvio più rapido dell’analgesia.
Come antipiretico e antidolorifico, è attualmente raccomandato per l’uso in età pediatrica – ibuprofene pediatrico – insieme al paracetamolo, mentre l’impiego dei due farmaci in associazione (somministrazione “alternata”) è generalmente sconsigliato perché aumenta il rischio di effetti collaterali. Pertanto, nonostante sia considerato generalmente un farmaco sicuro, la somministrazione deve essere fatta con attenzione e consapevolezza da parte dei genitori.
In questo articolo, esploreremo quando e come somministrare l’ibuprofene ai bambini, quali sono le sue principali caratteristiche e i possibili effetti collaterali.
La prima domanda a cui noi pediatri dobbiamo rispondere è: quando serve l’ibuprofene ai bambini?L’ibuprofene svolge la sua funzione inibendo l’attività di un enzima, noto come COX (ciclo-ossigenasi), che comporta la riduzione della sintesi delle prostaglandine, molecole simili al grasso e derivate dall’acido arachidonico, che sono coinvolte nella mediazione di febbre, reazioni infiammatorie e dolore. Analizziamoli singolarmente.
Partiamo dalla febbre: è uno dei sintomi più comuni nei bambini, essendo responsabile di una parte significativa delle consultazioni presso il pediatra delle cure primarie e nei reparti di emergenza. Nella maggior parte dei casi si tratta di un meccanismo fisiologico di difesa contro gli agenti infettivi che “attaccano” il nostro organismo e tutte le linee guida a oggi disponibili concordano sulla somministrazione di antipiretici solo con lo scopo di controllare il disagio del bambino, indipendentemente dal tipo di infezione sottostante.
L’altra possibilità è di trovarsi di fronte a infiammazione e/o dolore lieve o moderato. Esempi ne sono dolori muscolari o articolari, mal di testa, mal di gola, mal d’orecchio, dolori post-operatori o post-traumatici e così via. Per il trattamento del dolore, ibuprofene può essere impiegato al posto del paracetamolo nei bambini a partire dai 3 mesi d’età. Va ricordato però che il paracetamolo non è un antinfiammatorio, ma ha soli effetti analgesici e antipiretici.
Vista l’azione antinfiammatoria combinata a quella antidolorifica, l’ibuprofene è anche indicato in tutte quelle situazioni in cui le due condizioni sono presenti contemporaneamente, in quanto agisce sia sul dolore che sulle componenti dell’infiammazione, come il gonfiore.
Riguardo la posologia dell’ibuprofene nei bambini, questa dipende dal peso corporeo e dall’età, per cui risulta fondamentale seguire le indicazioni del pediatra o le istruzioni riportate sulla confezione del farmaco. In generale, la dose giornaliera raccomandata è di 20-30 mg per chilogrammo di peso corporeo (pari a circa 5-10 mg/kg/dose), somministrata non più di 3 volte al giorno a intervalli di 6-8 ore e sempre tenendo conto delle indicazioni fornite dal proprio medico.
Per fare un esempio pratico, partiamo da una formulazione molto diffusa di ibuprofene “pediatrico”, lo sciroppo, che generalmente contiene 100 mg di ibuprofene ogni 5 ml di prodotto. Se il bambino pesa 10 kg, la dose singola da somministrare sarà compresa tra 50 e 100 mg (2.5 – 5 ml), per un massimo di 150-300 mg al giorno di ibuprofene. Altri esempi sono riportati nella tabella sottostante sulla base delle formulazioni disponibili in Italia:
Singola dose di Ibuprofene da somministrare | ||||
Peso | Età indicativa | Supposte (60 mg e 125 mg) | Sciroppo 100mg/5ml | Sciroppo 200mg/5ml |
6-8 kg | 3-9 mesi | 1 da 60 mg | 2,5 ml | 1,25 ml |
8-10 kg | 1-2 anni | 1 da 60 mg (fino ai 12,5 kg) | 4 ml | 2 ml |
10-15 kg | 2-3 anni | 1 da 125 mg (dai 12,5 kg) | 5 ml | 2,5 ml |
15-20 kg | 4-6 anni | 1 da 125 mg | 7,5 ml | 3,75 ml |
20-28 kg | 7-9 anni | – | 10 ml | 5 ml |
28-43 kg | 10-12 anni | – | 15 ml | 7,5 ml |
Per quanto dare l’ibuprofene? Generalmente si consiglia di non superare i 3 giorni di terapia, dopo i quali è opportuno rivolgersi al pediatra.
Come dare l’ibuprofene ai bambini? L’ibuprofene, come visto prima, è disponibile in diverse formulazioni, di cui generalmente le più utilizzate in pediatria sono lo sciroppo e le supposte, mentre le capsule molli masticabili, le bustine e le compresse oro-dispersibili sono generalmente destinate agli adolescenti, che hanno peso >43 kg (vedi tabella).
La somministrazione per via orale, nella forma più adatta alle diverse fasce d’età, è generalmente da preferire, come per il paracetamolo. Solo quando non è possibile, ad esempio in caso di vomito, è opportuno ricorrere alle supposte. La via orale permette di dosare con maggiore precisione il farmaco, garantendone un assorbimento più preciso rispetto alla via rettale, che, tra l’altro, a volte è più “traumatica” per il bambino.
Per garantire una corretta somministrazione dell’ibuprofene per via orale in forma di sciroppo, la formulazione più usata in età pediatrica, si consiglia di agitare bene lo sciroppo prima dell’uso e utilizzare la siringa dosatrice o il misurino fornito con il prodotto al fine di assicurare un dosaggio accurato, evitando soprattutto di somministrare una dose superiore a quella raccomandata.
Tra le principali caratteristiche dell’ibuprofene per bambini, ricordiamo che, come tutti i farmaci a loro destinati, viene formulato per essere ben tollerato dai piccoli pazienti. Pertanto, di solito ha un gusto gradevole alla frutta per agevolarne la somministrazione e può essere assunto sia a stomaco pieno che vuoto, anche se è preferibile somministrarlo durante i pasti per ridurre il rischio di irritazione gastrica. La durata del trattamento con ibuprofene deve essere la più breve possibile, compatibilmente con la gestione dei sintomi, proprio per limitare il rischio di possibili effetti collaterali.
Seppur la somministrazione “alternata” di ibuprofene e paracetamolo sia attualmente sconsigliata, alcuni recenti studi suggeriscono che l’associazione nello stesso medicinale dei due principi attivi “ibuprofene” e “paracetamolo” possa fornire un controllo migliore del dolore rispetto all’uso singolo in determinate condizioni. Ad esempio, l’ibuprofene ha proprietà antinfiammatorie che il paracetamolo non possiede, quindi la loro combinazione potrebbe teoricamente offrire una maggiore risposta nei confronti della sintomatologia dolorosa.
Per tale ragione, esiste oggi in commercio un’associazione di ibuprofene e paracetamolo, destinata ai bambini di età compresa tra 2 e 12 anni. Questa formulazione è indicata per il trattamento a breve termine del dolore acuto da lieve a moderato che non viene attenuato dal paracetamolo o dall’ibuprofene da soli, previa opportuna prescrizione medica.
A proposito di effetti collaterali, tra questi i più comuni sono vomito, diarrea, rash cutanei, generalmente di entità lieve e spesso a risoluzione spontanea. Tuttavia, sono possibili anche dolori addominali, sanguinamenti da erosione della mucosa gastrica e tossicità renale, che sono rari e solitamente si verificano solo con dosaggi elevati e prolungati di ibuprofene.
Per tale motivo, come per il paracetamolo, al fine di limitare il rischio di possibili effetti collaterali, se i sintomi non migliorano entro 3 giorni, è necessario rivolgersi al pediatra, evitando in ogni caso di protrarre oltre i 5 giorni la terapia senza opportuna prescrizione medica.
Allo stesso, è generalmente da evitare l’alternanza di ibuprofene e paracetamolo, poiché ciò aumenta il rischio di effetti collaterali, così come prima dell’assunzione bisogna considerare se il bambino sta assumendo altri medicinali che potrebbero interferire con l’azione del farmaco. Inoltre, bisogna considerare con attenzione se il bambino presenta condizioni che aumentano i rischi di reazioni avverse legate all’assunzione di ibuprofene, in particolare asma, malattie del fegato, dei reni e malattie infiammatorie croniche intestinali.
Per tali ragioni, è essenziale che il farmaco venga somministrato dopo avere consultato il pediatra e venga monitorato attentamente il bambino durante il trattamento, e si deve interrompere immediatamente la somministrazione in caso di sintomi sospetti. In aggiunta, oltre ai casi in cui il bambino ha mostrato una sospetta o accertata reazione allergica al farmaco, l’ibuprofene, come il paracetamolo, non dovrebbe essere utilizzato solo per abbassare la febbre in assenza di malessere specifico o per prevenire convulsioni febbrili, poiché non è stata dimostrata specifica efficacia in questi casi.
In conclusione, l’ibuprofene può essere un alleato prezioso nella gestione della febbre e del dolore nei bambini, a patto che venga utilizzato correttamente. È bene consultare sempre il pediatra prima di iniziare il trattamento e seguire scrupolosamente le indicazioni fornite per garantire la sicurezza e il benessere del bambino.