Spesso i genitori esprimono preoccupazione per alcuni comportamenti sbagliati del figlio o per condotte a rischio, si lamentano perché il bambino risponde male ed è “maleducato”, il ragazzo non studia o si chiude nella sua cameretta a giocare ai videogames per tutto il giorno. A volte, invece, ci sono bambini e ragazzi perfetti di cui non si sente mai parlare perché non fanno mai parlare di sé.
Sono quei giovani che vanno benissimo a scuola, eccellono nelle discipline sportive e se iniziano nuove attività le portano avanti con impegno estremo e aspirando sempre al massimo. Sono descritti come educati, attenti, precisi, rispettosi degli impegni e degli altri.
Non fanno mai uno sbaglio, non protestano, si adeguano a qualsiasi proposta e soddisfano tutte le richieste. Ma quanto può durare questo ideale? E cosa succede se questo bambino o ragazzo perfetto prima o poi fallisce?
Nel momento in cui mi confronto con queste “famiglie di figli perfetti” i genitori arrivano in consulenza con una grande paura: quel ragazzo o quella ragazza, sempre bravi in tutto, sono improvvisamente cambiati. Ci sono figli che iniziano ad attivare comportamenti sregolati e sembra che provino in tutti i modi a essere ripresi, puniti e sgridati, come per dimostrare che anche loro possono essere “cattivi”. Proprio loro che fino ad allora avevano sempre avuto un atteggiamento mite e calmo (la frase famosa delle mamme è quella del: «lui è buonissimo. Dove lo metti sta»). Bambini sempre diligenti nei compiti iniziano a manifestare svogliatezza e scarso interesse. In altri casi il “bambino perfetto” può tendere a ritirarsi dalle relazioni con gli altri bambini e sviluppare vissuti di tristezza e apatia, o attivare comportamenti infantili caratteristici di un’età minore (ad esempio vuole stare sempre con la mamma, o vuole aiuto e conferme per le diverse attività della giornata). Oppure può iniziare a cercare modi per evitare qualsiasi situazione di valutazione, sia a scuola sia con i coetanei (lamentare malesseri per non andare a scuola, non voler fare più sport e non andare alle feste dei compagni).
Se il genitore vive lo sconforto misto a delusione per quello che a volte percepisce come un fallimento del figlio, anche il bambino da parte sua soffre l’angoscia e il senso di colpa per non sentirsi più all’altezza. L’ansia da prestazione che a breve termine garantisce brillanti risultati è la stessa che con il passare degli anni può determinare blocchi emotivi del futuro adolescente, che per paura di sbagliare può scegliere di non rischiare e di conseguenza rimanere bloccato di fronte alle scelte e i rischi che la crescita gli presenta. Il bambino, infatti, trova attraente poter rispondere positivamente alle aspettative dei genitori, anche perché questo di solito è il modo più facile per essere visto e riconosciuto.
Ma oggi le aspettative di madri e padri sono sempre più alte e non sempre adeguate all’età del figlio. Secondo l’Istat circa il 20% dei bambini non ha tempo libero durante la settimana. Oltre alla scuola e ai compiti per casa il bambino deve fare sport, imparare uno strumento musicale, fare teatro, studiare le lingue straniere. In questo modo però, al bambino rimangono ben poco tempo e spazio per essere sé stesso. L’unica cosa importante sembra imparare cose nuove e vincere. Non è raro, infine, che a questa richiesta di successo dal lato cognitivo e della performance faccia da contraltare un’indifferenza per lo sviluppo della competenza emotiva. La perfezione è statica, ferma, bloccata. L’evoluzione, invece, prevede sbagli, cadute, ripensamenti che aiutano a sviluppare nuovi punti di vista e nuove possibilità di sviluppo. Ecco allora sei modi per aiutare i vostri bambini a crescere: