Secondo i dati più recenti presentati nel Programma Nazionale Esiti (PNE) 2018 dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari (AGENAS), la nascita attraverso taglio cesareo definito primario (cioè eseguito su donne che non avevano subito un cesareo in precedenza) rappresenta in Italia il 23,3% delle nascite. Si tratta di un dato inferiore rispetto a quello registrato nel 2010, che era pari al 29%, ma descrive un fenomeno che continua ad avere un considerevole impatto sociale ed etico.
Un trend in miglioramento, dunque, che vede però, si legge nel PNE, «un’importante differenza tra regioni», tanto che vi sono ancora strutture, soprattutto private e al Sud, in cui il tasso supera l’80%. Emerge quindi una marcata variabilità su base interregionale con valori tendenzialmente più bassi nell’Italia settentrionale e più alti nel Meridione.
Siamo tutti consapevoli della necessità di intensificare gli sforzi per ridurre ulteriormente il tasso di tagli cesarei inappropriati, ma non va dimenticato che in alcuni casi il taglio cesareo rappresenta un intervento chirurgico salvavita per madre e neonato, che ha comportato un miglioramento nella salute materno-infantile, riducendo i danni a breve e a lungo termine (ad esempio, il taglio cesareo è preferibile nei casi di parto podalico).
Il taglio cesareo è una procedura chirurgica che rappresenta per molte donne una fonte di stress fisico e psicologico. L’approccio “dolce” ha dunque l’obiettivo di ridurre l’enfasi sull’intervento chirurgico e di dare spazio all’esperienza della madre, del neonato e dell’intera famiglia, coniugando i loro bisogni con la tutela della sicurezza e della salute.
In letteratura tale pratica, denominata gentle cesarean birth, viene associata al concetto di “nascita centrata sulla famiglia” (family centered caesarean section), e descritta come un pacchetto di interventi che incoraggia la donna a partecipare alla scelta di nuove prassi in caso di taglio cesareo programmato o urgente.
Questa modalità di cesareo è stata adottata anche in alcuni Punti Nascita italiani, orientati a favorire un processo di sensibilizzazione verso un’assistenza che incoraggi e valorizzi le competenze di madre e neonato.
La procedura si differenzia dal parto cesareo tradizionale non tanto nelle modalità di esecuzione dell’intervento (anche se richiede qualche accorgimento nell’allestimento della sala operatoria), quanto piuttosto nella filosofia con cui il parto chirurgico viene proposto alla famiglia. Con il cesareo dolce, infatti, si offre a entrambi i genitori la possibilità di assistere alla nascita del figlio, ammettendo il papà in sala operatoria, e si permette al neonato di trovare da subito, sul torace della mamma, calore, conforto e nutrimento.
Inoltre il cesareo dolce prevede un’estrazione lenta del feto (l’esatto contrario di quello che accade di norma), per dare al bambino la possibilità di adattarsi in maniera più graduale e fisiologica alla vita extrauterina.
Per poter applicare questa nuova procedura, le varie équipe (chirurgica, ostetrica, anestesiologica e neonatologica) devono lavorare all’unisono, in modo da garantire la sicurezza della mamma e del bambino restituendo al contempo lo spazio necessario alla nascita.
La pratica del cesareo dolce è anche in linea con i dieci passi per la promozione, la protezione e il sostegno dell’allattamento materno redatti dall’OMS e dall’UNICEF. Queste linee guida raccomandano infatti il contatto immediato pelle a pelle e il rispetto e la protezione della cosiddetta “ora sacra” successiva alla nascita, che ha innumerevoli e ormai indubbi benefici per madre e neonato.
Il contatto precoce facilita una migliore percezione del neonato, un aumento del grado di soddisfazione materna e, per quanto riguarda l’allattamento, un miglioramento dei risultati in termini di esclusività e durata.
In generale si è osservato che le donne che hanno partorito mediante taglio cesareo hanno le stesse probabilità di continuare ad allattare delle donne che hanno avuto un parto vaginale, qualora ricevano un sostegno che faciliti l’avvio precoce dell’allattamento.
Il contatto pelle a pelle garantisce un miglior adattamento alla vita extrauterina, riducendo lo stress e fornendo al piccolo una stabilità respiratoria, cardiocircolatoria, termica e glicemica.
Il cesareo dolce rappresenta inoltre un’efficace strategia per proteggere il delicato processo della colonizzazione batterica madre-figlio e per promuovere tutti i comportamenti innati e istintivi di attaccamento parentale.
Nei Punti Nascita in cui si effettua il “cesareo dolce” esiste un percorso dedicato che prevede la sensibilizzazione e la formazione degli operatori, in modo che vengano adottati e condivisi i seguenti passaggi per la tutela della sicurezza e della salute:
Il taglio cesareo dolce inizia a essere una realtà anche in Italia, e sono sempre di più le madri che richiedono un certo tipo di attenzioni durante il parto.
Tuttavia, poiché questo approccio prevede un’adeguata formazione del personale sanitario, non è praticato ovunque ed è necessario trovare i Punti Nascita che lo propongono.
Ci sono poi circostanze specifiche in cui non è possibile fare ricorso a questa procedura:
La “nascita centrata sulla famiglia”, con la serie di azioni che la caratterizza, è un approccio ancora in evoluzione, relativamente recente e supportato da una letteratura scientifica che richiede ulteriori approfondimenti, nonostante vengano già riconosciuti gli indubbi benefici su madre e neonato negli effetti a breve, medio e lungo termine.
Ostetrica presso i presidi ospedalieri di S. Donà di Piave (VE), Policlinico Universitario a gestione diretta di Udine e Azienda Ospedaliera e Universitaria di Careggi di Firenze. Nel corso della propria formazione ha approfondito in particolare la fisiologia della nascita, la cultura della sicurezza, gli strumenti della comunicazione efficace in ambito sanitario, l’intelligenza emotiva e il benessere organizzativo nei luoghi di lavoro.