«Il nostro bambino è inappetente». È una frase che si sente pronunciare spesso negli ambulatori pediatrici dai genitori preoccupati che il loro piccolo non mangi a sufficienza. Cerchiamo di capire innanzitutto cos’è l’inappetenza. È la mancanza o riduzione dell’appetito, una circostanza che, come vedremo più avanti, può verificarsi in ogni momento della vita dei bambini.
I sintomi dell’inappetenza nel bambino sono facili da riconoscere: il piccolo mangia pochissimo, non fa pasti completi bensì tanti piccoli spuntini durante la giornata. Il pranzo e la cena si trasformano così in momenti di scontro, con gli adulti che cercano di stimolare l’appetito del bambino come meglio possono, senza grossi risultati.
Non sempre, però, l’inappetenza deve essere fonte di preoccupazione. Infatti, in determinate circostanze (come ad esempio durante la dentizione) è normale che il bambino mostri un calo dell’appetito o rifiuti di mangiare alimenti con alcune consistenze.
In questo articolo approfondiremo meglio le cause dell’inappetenza e quando è il caso di rivolgersi al pediatra.
Quali sono le cause dell’inappetenza nel bambino? Vediamo di seguito le più comuni:
Gli episodi di inappetenza dovuti alle cause sopra elencate, solitamente, sono di breve durata e non devono far preoccupare i genitori. Se però si prolungano nel tempo, è importante rivolgersi al pediatra per escludere che all’origine ci sia una malattia.
Esistono delle soluzioni per l’inappetenza del bambino? Ecco di seguito sei suggerimenti per evitare che si creino circoli viziosi:
Ricordiamoci che lo stomaco di un bambino è grande all’incirca quanto il suo pugno chiuso. Dunque, in termini di quantità, ciò che a noi adulti sembra “poco” sarà più che sufficiente per lui. Ecco perché, ad esempio, è bene non presentare a tavola porzioni eccessive o piatti troppo colmi, perché si rischia di ottenere l’effetto opposto a quello sperato («C’è tanto cibo, quindi mangerà di più!»).
Il compito dei genitori è preoccuparsi della qualità del cibo piuttosto che della quantità. Sarà quindi importante proporre porzioni piccole e rendere il menù equilibrato. In ogni pasto dovrà esserci:
Il tutto può essere articolato, a seconda della preferenza del bambino, in un piatto unico o in un pasto che comprende primo, secondo e contorno.
La frutta, invece, che spesso non trova spazio nello stomaco del piccolo inappetente, è meglio offrirla a merenda, magari insieme alla frutta secca, a uno yogurt oppure ai crackers.
Al momento del pasto principale può essere utile dare al bambino la possibilità di servirsi autonomamente dal piatto di portata, invitandolo a prendere solo ciò che pensa di mangiare. I genitori possono così alleviare la tensione che può nascere al momento dei pasti e, inoltre, far capire al piccolo che hanno fiducia nelle sue capacità di regolazione.
Altro consiglio utile è quello di cucinare insieme: non bisogna dare per scontato che il bambino assaggerà ciò che lui stesso ha preparato, ma è comunque una valida strategia per farlo avvicinare alla cucina senza nervosismi e tensioni.
«Che mangi quel che vuole, basta che mangi!», è un’altra frase che sento dire spesso ai genitori con bambini la cui dieta è molto poco variegata. Facciamo però l’esempio di un bambino che mangia sempre e solo piccole porzioni di pasta al pomodoro poiché questa è l’unica pietanza che gusta volentieri. Continuare a offrirgli solo quel piatto, vorrà dire escludere tutto il resto.
Anche il bambino che mangia poco dovrebbe essere esposto a una moltitudine di sapori, odori, gusti e pietanze. In questi casi è bene focalizzarsi non tanto sulla quantità, ma sull’equilibrio delle porzioni, che, sebbene piccole, devono essere piene di sostanze nutrienti.
Quando l’inappetenza del bambino perdura nel tempo è invece necessario contattare il pediatra, soprattutto se il piccolo comincia ad avere un rapporto alterato con il cibo.
Di solito, se il bambino è molto piccolo e non è ancora in grado di parlare correttamente, i genitori sono portati a preoccuparsi di più, in particolare quando notano che i loro interventi a tavola non solo non migliorano la situazione, ma sembrano peggiorarla.
L’intervento del pediatra in questo caso è fondamentale. Se ci si rende conto che quel comportamento non è determinato da situazioni fisiologiche (il piccolo è sano e non ha alcuna malattia), potrebbe essere necessario indirizzare la famiglia verso uno psicologo e un nutrizionista pediatrico.
Solo in questo modo sarà possibile uscire da quel circolo vizioso fatto di sensi di colpa, ansie e preoccupazioni. L’inappetenza potrebbe infatti essere solo un modo di comunicare a mamma e papà una situazione di disagio.