La notizia del giorno sul web è quella del piccolo Matteo e della sua invenzione linguistica. Matteo è un bimbo di 8 anni, frequenta la terza classe della scuola primaria “Marchesi” di Copparo, in provincia di Ferrara e, come tutti i bimbi del mondo, gioca con la fantasia e l’immaginazione.
Un giorno la sua maestra propone alla classe un’attività didattica sugli aggettivi qualificativi e, nello specifico, chiede di descrivere un fiore. Colorato, profumato, delicato sono le caratteristiche che scelgono tutti i bambini, forse più desiderosi di compiacere gli adulti che di esprimersi liberamente.
A Matteo, invece, non bastano queste definizioni, la sua creatività e la sua fantasia lo invitano a raccontare qualcosa di più, a uscire dagli schemi, a trovare la parola che esprima con precisione esattamente il fiore che lui ha in mente. Il fiore che ha in mente Matteo è unico, è il risultato dell’unione tra creatività e riflessione, è “petaloso”.
Immaginiamo la scena: Matteo è pienamente soddisfatto della sua definizione, da cui si sente rappresentato. Si alza dal banco, si avvicina alla cattedra e porge il quaderno alla maestra.
Per un istante la nostra scena si interrompe: Matteo con il sorriso sulle labbra in attesa, la maestra che appoggia il quaderno sulla cattedra e inizia a leggere. Il tempo è sospeso, in quell’istante tutto ancora può succedere. In una manciata di secondi si costruisce l’identità di un errore.
La scena riprende e la storia si sviluppa nel migliore dei modi: la maestra segnala lo “sbaglio” a Matteo ma contemporaneamente percepisce la bellezza e la creatività di “petaloso”, di questa piccola parola speciale, uscita dalla mente di un bimbo di otto anni. A catena anche il suo cervello si attiva positivamente e si accende la luce di un’idea: accogliere questa parolina e depositarla delicatamente tra le braccia dell’Accademia della Crusca. E gli esperti della lingua italiana per eccellenza non solo hanno la cortesia di rispondere a Matteo e alla sua maestra, ma aggiungono un consiglio: “Caro Matteo, la tua parola è ben formata, bella e chiara e potrà entrare di buon titolo nel vocabolario quando tante persone la capiranno e la useranno”.
E il web si scatena. Per sostenere la parola di Matteo, usarla, viverla e trasformarla in una parola degna di entrare ufficialmente nel dizionario.
Ogni giorno, tanti Matteo entrano nelle nostre scuole. Le loro menti sono spontaneamente desiderose di apprendere e soprattutto di produrre, creare e costruire il loro sapere. Il Matteo di oggi ha trovato uno strumento in più: un adulto che ha saputo leggere questo desiderio, ha saputo valorizzarlo e promuoverlo anche fuori dalle mura della scuola, ha saputo attribuire la giusta identità a ciò che purtroppo la maggior parte delle volte resta semplicemente un erroraccio segnato in rosso.
Sta a noi adulti, educatori, genitori, insegnanti, cogliere l’energia generatrice della creatività dei piccoli, quella creatività che può passare anche attraverso un “errore”.