Il bambino si sviluppa attraverso l’esplorazione sensoriale. I suoi sensi raccolgono dall’ambiente le informazioni principali su ciò che lo circonda, e l’ambiente naturale è in assoluto il maestro migliore per l’affinamento dei sensi: il ruvido della corteccia, il liscio di un sasso levigato, il freddo dell’acqua di fiume, il caldo della sabbia, la morbidezza del pelo di un gatto, la durezza della roccia, il profumo della rosa, il sapore di una ciliegia matura, gli sgargianti colori delle farfalle e quelli delle foglie d’autunno, dei frutti, del cielo, del mare.
Camminare a piedi nudi sull’erba, sulla ghiaia, sulla sabbia, o sugli scogli ci permette di raffinare l’equilibrio psico-fisico, assaporando inoltre in modo sinestetico (ovvero con una contaminazione di più sensi) la bellezza, la varietà, l’ordine della natura che ci circonda.
Offriamo a un bambino di pochi mesi, che si avvia a esplorare il mondo, elementi naturali per esperienze sensoriali vere, profonde, forti, interessanti. Leggere le sfumature di colore, riconoscere le tonalità musicali, affinare l’olfatto alle essenze, avviare la tattilità per avere una padronanza profonda delle gradazioni tra liscio, ruvido, caldo, freddo… permette di vedere, sentire, annusare, riconoscere e comprendere una parte più estesa del mondo circostante.
In questo senso la plastica sicuramente non macchia, non si può rompere, ma di certo non regala impressioni così raffinate e naturalmente adatte allo sviluppo dell’infanzia. La plastica è un materiale comodo per l’adulto perché facilmente gestibile: senza peso, senza odore, senza calore, senza pericolo, ma tanto neutro da rendere l’esperienza per i bambini limitata e superficiale. Ecco che il piatto di plastica leggero, infrangibile, non ha le caratteristiche tipiche del piatto da tavola, ma piuttosto assume quelle di un gioco volante. Ed ecco come mai vediamo al tavolo dei più piccoli planare durante i pasti “dischi volanti” che non si rompono cadendo e che fendono l’aria con traiettorie mirabolanti.
Intendiamoci: le esperienze che vengono offerte dovrebbero essere connotate da appropriatezza, ordine, bellezza, verità, spessore, per consentire la costruzione di un archivio mentale e sensoriale ricco e interessante.
Il primo periodo della vita, da zero a tre anni, è un periodo di assorbimento pressoché inconscio di informazioni e sensazioni dall’ambiente circostante, necessarie ai primi traguardi che il bambino raggiunge in special modo sulla motricità e il linguaggio. Durante il secondo periodo di sviluppo, fra i tre e i sei anni, inizia una fase di catalogazione cosciente di queste informazioni: il bambino cerca l’ordine, la regola, le connessioni per riorganizzare e comprendere ciò che ha raccolto ed estenderlo a ragionamenti più complessi.
Con i sei anni, si completa un periodo di costruzione attiva della personalità che lascia spazio all’educazione cosmica, ovvero alle grandi domande sul perché siamo nel mondo e nell’universo.
«Un’ape si è posata su un fiore, attirata dalla bellezza dei suoi colori e dal suo profumo inebriante, ed ecco che il fiore le offre il suo nettare, quella polverina dorata che le permetterà di dar vita al dolce miele. L’ape, in cambio del prezioso dono, gli lascia un po’ di polline di un altro fiore, permettendogli così di riprodursi» (Maria Montessori).
Scambi e interrelazioni che si imparano osservando la natura piccola o quella ancora più complessa e del cosmo. In questa ricerca si attua la parte più filosofica del pensiero cosmico montessoriano, in cui si dà modo di comprendere come ciascuno sia chiamato a una missione che si interconnette continuamente, non solo in relazione agli individui della medesima specie, ma più in generale con l’universo stesso.
È l’indagine del funzionamento dell’universo a guidare il bambino nel percorso dell’elevazione culturale. La natura è maestra di calma, pazienza, ordine, bellezza. Non esiste dimensione maggiormente arricchente per il bambino del contatto con la terra e i suoi doni.
Permettiamo ai bambini di trascorrere moltissimo tempo all’aperto e favoriamo l’osservazione e la sperimentazione libera del mondo naturale, condividendo con loro il valore del rispetto e della pazienza.
La cura delle piante, zappare la terra, raccogliere i frutti, strappare le erbacce, seminare, arrampicarsi sugli alberi, raccogliere le foglie sono attività che permettono al bambino di mettersi in contatto con la terra, lavorando sul proprio equilibrio e sulla relazione tra il tempo interiore di ciascuno e il tempo calmo, costante e ordinato necessario in natura.
Usando le parole di Maria Montessori: «La vera educazione […] è un processo naturale che si svolge spontaneamente nel bambino e si acquisisce non ascoltando le parole degli altri, ma mediante l’esperienza diretta del mondo circostante».
formatrice, pedagogista e autrice, progetta e coordina servizi per la prima infanzia e svolge corsi di formazione per insegnanti e genitori sulla pedagogia montessoriana. Autrice del libro Qui abita un bambino edito da Uppa Edizioni, cura la rubrica "Tra il dire e il fare" su Uppa.