L’influenza e le infezioni virali delle prime vie aeree (raffreddore, faringite, tracheite) sono un tormento nella stagione invernale per bambini e adulti. Non disponendo di farmaci di sintesi efficaci nei confronti dei virus che causano queste infezioni, non rimane che accontentarsi di attendere la guarigione spontanea, riposando e ricorrendo, se necessario, agli antifebbrili e ai lavaggi nasali, per limitare l’eccesso di muco.
Il mondo del naturale è ricco di piante usate nei millenni per supportare l’organismo in questo tipo di problemi. Tra queste spicca il sambuco, una pianta il cui uso è fortemente radicato nella tradizione popolare.
La leggenda dice che Prometeo abbia usato uno stelo di sambuco per rubare il fuoco agli dei e portarlo agli uomini. L’uso terapeutico di questa pianta si ritrova già in scritti del V secolo a.C.; sia Ippocrate, padre fondatore della medicina, sia Dioscoride e Plinio il Vecchio, studioso dalle conoscenze enciclopediche e grande naturalista dell’antichità, ne descrivevano le proprietà. Nel Medioevo era considerato una panacea per molti mali e, prima dell’avvento degli antibiotici, era una delle piante più usate da medici e farmacisti.
Del sambuco si usano soprattutto i frutti completamente maturi, ricchi in flavonoidi e antocianidine, sostanze naturali, presenti in molte piante medicinali, che esercitano azioni positive sulla salute. Per comprendere come agisce il sambuco occorre ricordare le strategie usate dai virus per vincere le resistenze dell’organismo.
Per invadere l’apparato respiratorio, il virus dell’influenza utilizza una proteina e un enzima: emoagglutinina e neuraminidasi, rispettivamente. Con l’emoagglutinina si aggancia alle cellule che rivestono le mucose e si fa risucchiare al loro interno; una volta penetrato nella cellula sfrutta il suo DNA per replicarsi. Quando si è replicato, e ha bisogno di uscire dalla cellula per diffondersi e andare a infettarne altre, usa la neuraminidasi, una specie di forbice che gli permette di staccarsi dalla parete della cellula e fuggire libero.
Studi farmacologici hanno dimostrato che i flavonoidi del sambuco sono in grado di bloccare proprio queste due molecole e di impedire ai virus di entrare nella cellula, replicarsi e scappare per infettare altre cellule. I risultati di due interessanti studi su persone ammalate d’influenza hanno confermato che il sambuco riesce a limitare l’invasione dell’organismo da parte del virus influenzale e stimola anche le cellule del sistema linfatico a produrre più anticorpi contro le due molecole strategiche, accelerando il processo di guarigione.
Studi farmacologici confermano che il sambuco ha anche azione antinfiammatoria e antiossidante, legate probabilmente alla sua ricchezza in flavonoidi. Questi effetti potrebbero essere utili per supportare l’organismo nel corso delle varie infezioni cui può andare incontro durante la stagione invernale. Il sambuco si usa prevalentemente sotto forma di estratto dei frutti; dai pochi studi sull’uomo sembrerebbe confermata la sicurezza degli estratti di buona qualità anche nei bambini piccoli.
Manca una dose pediatrica certa, si usano proporzioni di dosi per l’adulto. I prodotti sono spesso standardizzati per contenere il 30-38% di sambuco. Queste quantità possono essere inferiori quando il sambuco è in combinazione con altre piante. In corso di infezione andrebbe assunto per almeno una settimana.