Suggerire una lettura originale è sempre una bella sfida: di libri ce n’è tanti e i manuali, più o meno generosi di consigli e istruzioni, riempiono intere corsie delle librerie e qualche scaffale in casa nostra. Con risultati però poco incoraggianti: nonostante tutte queste letture i genitori sembrano sempre più disorientati e indecisi. Perciò questa volta abbiamo deciso di segnalarvi un breve romanzo… licenzioso anzi, a contenuto francamente erotico.
Ma come, direte voi, non si doveva parlare di bambini? Sì, è vero, ma il protagonista di questo romanzo è proprio un bambino, che all’inizio ha solo quattro anni e solo alla fine diventa poco più che un adolescente: stiamo parlando de L’erotismo di Oberdan Baciro di Lelio Luttazzi. Abbiamo scelto questo libro perché oggigiorno dilaga fra i genitori (e anche fra di noi operatori) una strana idea: la convinzione che erotismo e infanzia siano due cose che non possano e non debbano, mai e poi mai, stare insieme, incombendo su questi temi la minaccia, vera o presunta, della pornografia (o peggio pedopornografia) e della pedofilia, due mostri che sembrano sempre in agguato, in rete, a scuola, per strada e in ogni dove. E così ci siamo convinti che un’infanzia sana è quella in cui l’eros non ha alcun posto. Salvo poi cadere dalle nuvole e disperarci quando scopriamo che i nostri bambini, riuscendo a sfuggire a un controllo sempre più puntuale e ossessivo da parte nostra, riescono comunque a fare i loro “giochi”.
Noi siamo adulti e anche genitori, e perciò sappiamo bene che i bambini non nascono sotto i cavoli e non possiamo neppure negare una certa dimestichezza con l’eros; molti di noi poi hanno anche dei ricordi di quando, ancora piccoli, hanno avuto curiosità “morbose”, turbamenti, e hanno fatto i loro “giochi”. Il fatto è che l’eros muove il mondo (non si spiegherebbe altrimenti perché, per esempio, tutta la produzione di musica leggera è basata su canzoni d’amore) e non c’è nessun motivo di ritenere che i nostri figli debbano disinteressarsene, ma soprattutto non c’è nessun motivo per cui l’eros debba essere considerato un male. Ma torniamo a Oberdan…
«A dispetto dell’educazione bigotta e repressiva che vigeva a quei tempi, a dispetto della sua mamma che lo aveva chiamato così in onore di Guglielmo Oberdan, patriota e martire risorgimentale, Oberdan Baciro nacque, come tutti, da “lì”, senza peraltro presagire che “quella cosa” avrebbe avuto tanta parte, in futuro, nella sua psiche»: così comincia il racconto, che ci porterà passo passo a scoprire l’evoluzione del suo particolarmente spiccato erotismo, a partire da quando aveva quattro anni. Un racconto certamente “spinto” (perché Oberdan è dotato di un erotismo veramente fuori del comune), ma non poi così lontano da quello che potrebbe essere il sentire dei nostri figli. Anzi, forse un po’ più ingenuo, stante l’assenza all’epoca di televisione, internet, pubblicità e riviste illustrate. Il viaggio è lungo e divertente, non privo di momenti esilaranti come l’incontro di Oberdan con il suo mentore (un giovanotto in libera uscita da un ospedale psichiatrico), o quello con la scuola e il microcosmo dei fascisti che popolavano quell’estremo lembo dell’Italia di allora.
Nato a Trieste nel 1923 e morto nel 2010, Lelio Luttazzi è stato uno dei più creativi e geniali show man della scena musicale italiana del Novecento; autore di famosissime canzoni, ha lavorato come conduttore televisivo e radiofonico, ma soprattutto è stato un appassionato cultore di jazz. Questo inatteso e sorprendente romanzo postumo ci rivela anche le sue doti di scrittore ironico e raffinato.