La macrosomia fetale è una condizione caratterizzata da una crescita fetale superiore alla media. Può essere associata a diverse patologie materne, una su tutte il diabete gestazionale, presente in oltre il 45% dei casi.
La macrosomia fetale può comportare rischi per la salute materna e feto-neonatale, ma attualmente molte complicanze vengono tenute sotto controllo grazie alla possibilità di effettuare una diagnosi precoce e un attento monitoraggio anche dopo la nascita.
Cos’è la macrosomia fetale? Questa terminologia è usata per indicare un feto che è molto più grande della media, indipendentemente dall’età gestazionale. Alla nascita, un neonato viene definito “macrosomico” se il suo peso è superiore alla media, ovvero oltre i 4 kg (oltre il 90esimo percentile). Le diverse linee guida internazionali differiscono leggermente, ad esempio per l’American College of Obstetricians and Gynecologists la macrosomia fetale viene definita tale se il peso a termine supera i 4,5 kg. [1] Questa condizione non si limita solo a un aumento del peso medio, ma riguarda anche la massa grassa che è maggiormente presente nel corpo del bambino macrosomico, a causa dell’accumulo di grasso nelle cellule durante lo sviluppo fetale.
La macrosomia fetale può essere diagnosticata attraverso un’ecografia, [2] durante cui lo specialista valuta le dimensioni del feto, compreso il suo peso approssimativo. La stima del peso fetale può comportare un margine di errore e non è sempre precisa al 100%, tuttavia fornisce un’indicazione utile per valutare se il feto sta crescendo oltre le dimensioni considerate normali per la sua età gestazionale. Oltre alla valutazione ecografica, è importante tenere conto di alcuni fattori di rischio come la presenza di diabete gestazionale, l’obesità materna o una storia familiare di macrosomia, per valutare il potenziale sviluppo della condizione e monitorare più attentamente la sua evoluzione.
La stima del peso e della grandezza del feto deve tenere conto di questi fattori e di tutta la storia clinica familiare, perché in ogni caso si tratta di valori non estremamente precisi, soprattutto con l’avanzare della gravidanza. In particolare, si fa riferimento anche ai parametri della circonferenza addominale e/o della lunghezza del femore, rilevati con ecografia dalla 34^ alla 36^ settimana.
La macrosomia fetale può interessare il 3-15% di tutte le gravidanze, ma un attento screening già nel periodo pre-concezionale sui fattori di rischio metabolici, sugli stili di vita dei genitori, può favorire un monitoraggio più preciso, una maggior prevenzione e una diagnosi già intorno all’11^ settimana. Il neonato macrosomico non è semplicemente un bambino “bello grande”, bensì un bambino che già durante la vita fetale è stato sottoposto a uno stress metabolico. È sicuramente un problema di grande impatto, ma grazie al miglioramento dell’assistenza e della qualità delle cure ad oggi si è ridotto il rischio di morte perinatale e materna. [3]
Quali sono i rischi della macrosomia fetale? Questa condizione può comportare delle complicanze non solo per il feto e per il neonato ma anche per la mamma. Va però precisato che ogni situazione è specifica e non tutti i nati con macrosomia hanno la stessa ricorrenza di rischi gravi, ecco perché occorre migliorare sempre più la qualità dell’assistenza e della diagnosi.
Se parliamo di rischi legati alla macrosomia fetale, sicuramente un travaglio prolungato è frequente in questi casi, con una serie di complicanze – durante e dopo il parto – strettamente legate alle condizioni di salute della donna e alla presenza di patologie pregresse:
Non sempre viene indicato il parto cesareo. In realtà le diverse linee guida internazionali sottolineano che è preferibile il parto naturale per i nati fino ai 4,5 kg da madri diabetiche e fino ai 5 kg da madri non diabetiche. Se per le condizioni di salute generale materne non è indicato il parto naturale, allora si ricorre a un parto cesareo preventivo, soprattutto quando oltre a fattori di rischio multipli il peso del bambino è superiore ai 4,5 Kg.
La macrosomia è associata a un aumentato rischio di parto distocico, complicazione che può causare lesioni al braccio o alla spalla del piccolo e richiedere interventi immediati, o la frattura della clavicola, il cui rischio è più alto di 10 volte rispetto al normale. La frattura alla clavicola può essere, nella maggior parte dei casi, un infortunio non grave, e quindi guarire spontaneamente. In altri casi, può essere invece necessario immobilizzare il braccio e attendere la guarigione tra i sette e i 10 giorni.
I neonati macrosomici possono essere più suscettibili di problemi respiratori, specialmente se il parto richiede interventi come il taglio cesareo di emergenza. Durante la vita fetale i livelli elevati di insulina interferiscono con la maturità e lo sviluppo degli organi respiratori, di conseguenza c’è un maggior rischio di insufficienza respiratoria dovuta all’immaturità degli alveoli polmonari e alla mancanza di surfattante, sostanza prodotta normalmente dai polmoni per impedire il collasso degli alveoli durante la respirazione. Sono inoltre più a rischio di policitemia (numero eccessivo di globuli rossi), di ittero in caso di trauma neurologico durante il parto e di squilibrio ormonale.
I neonati con macrosomia, figli di madri con diabete gestazionale, possono poi incorrere in una maggior probabilità di sviluppare dopo la nascita l’ipoglicemia (bassi livelli di zucchero nel sangue), a causa dei livelli elevati di insulina. Queste conseguenze a breve e medio termine possono essere associate a un alto rischio di obesità e diabete nel bambino.
Ma quali sono le cause della macrosomia fetale? All’origine di questa condizione troviamo un insieme di fattori scatenanti, ovvero:
Ma è possibile prevenire la macrosomia? La risposta è sì, è necessario però attuare alcune strategie e pratiche durante la gravidanza. Ad esempio:
Dopo il parto, è inoltre fondamentale monitorare a breve e a lungo termine lo stato di salute del piccolo, dallo sviluppo neuromotorio all’aumento di peso, con un counselling nutrizionale adeguato, fino alla prevenzione di tutte le possibili malattie croniche correlate e ai disturbi cardiorespiratori (generalmente transitori). Ancora una volta è importante ricordare quanto un’elevata qualità dell’assistenza alla salute materno-infantile sia importante, e debba iniziare a partire dal periodo preconcezionale fino alle fasi successive alla nascita, includendo anche un’informazione adeguata da parte degli specialisti a tutti i futuri genitori.