Uguaglianza, un’idea che dopo migliaia di anni di storia non ha perso ancora la sua portata rivoluzionaria perché ancora, in moltissimi ambiti, la disuguaglianza è la regola. Esiste un’uguaglianza formale, che la nostra Costituzione assicura a tutti, e un’uguaglianza sostanziale, privilegio di pochi. Le madri lo sanno.
Le statistiche parlano chiaro: nel 2005 il 18,4% delle donne che aveva un lavoro prima della gravidanza, l’ha perso dopo la nascita di un figlio: l’ha perso perché vi ha rinunciano volontariamente o perché è stata licenziata. Nel 2012 questa percentuale è salita al 22,3%.
I servizi che dovrebbero garantire alle donne la possibilità di conciliare figli e lavoro sono insufficienti, basti pensare che il 51,4% delle madri con bambini sotto i tre anni si avvale di un aiuto informale, aiuto che in Italia si chiama “nonni”. E chi i nonni non ce li ha? Si arrangia o sceglie di abbandonare il lavoro.
A qualcosa, in ogni caso, è necessario rinunciare: se a questi dati aggiungiamo che nelle coppie con figli il 71.9% delle ore di lavoro di cura in famiglia è svolto dalle donne, avremo la misura della disuguaglianza di genere del nostro bel Paese e di quanta strada ci sia ancora da percorrere.