In conseguenza alle varie indicazioni e in ottemperanza alle direttive ministeriali moltissimi dirigenti scolastici hanno preferito imporre l’obbligo delle mascherine chirurgiche all’interno degli istituti in quanto le lavabili non sarebbero a norma.
Sulla questione sono intervenuti Elena Uga, Laura Reali e Giacomo Toffol dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP): «Vorremmo portare l’attenzione sugli svantaggi di questa scelta: le prove di efficacia dell’utilizzo delle mascherine chirurgiche sono relative all’uso nei setting sanitari, come gli ospedali, dove sono chiare le corrette modalità di utilizzo. La mascherina chirurgica va cambiata ogni quattro ore, ad esempio, non va mai toccata con le mani se non dagli elastici, non va mai appoggiata su superfici potenzialmente contaminate e va correttamente smaltita come rifiuto sanitario. [1] Sono condizioni complesse da rispettare, tanto più in un ambiente scolastico, in cui ai bambini e ai ragazzi viene chiesto di metterla e toglierla più volte nel corso della giornata (devono indossarla all’ingresso e ogni volta che si alzano, ma toglierla al banco: superficie sicuramente non sterile). Le mascherine chirurgiche in realtà non sono più sicure tout court, la maggiore sicurezza è strettamente legata al loro corretto utilizzo».
È per questo che ACP aderisce oggi all’iniziativa di Zero Waste Italia ed Europa: un week-end di mobilitazione il 30 e 31 ottobre per la scelta delle mascherine in tessuto a scuola, iniziativa organizzata in collaborazione con Beta Cooperativa Sociale, Extinction Rebelllion, Parents for Future Italia e Movimento per la Decrescita Felice. «Le mascherine lavabili – proseguono i pediatri – sono adeguate alla protezione in setting non sanitari, come sottolineato da OMS e verificato da numerosi studi, e possono essere lavate in modo opportuno a casa. Dunque il loro utilizzo è gestibile istruendo adeguatamente le famiglie». [2]
ACP si rivolge quindi agli organi competenti affinché sia rivista l’indicazione in merito all’uso delle mascherine chirurgiche a scuola, nata da un fraintendimento rispetto alle indicazioni internazionali, invitando le istituzioni a porre maggiore enfasi sul loro corretto utilizzo, piuttosto che sulla tipologia di mascherina. «Questo perché non ci sono prove a sostegno dell’uso delle chirurgiche in un setting scolastico, mentre sono disponibili chiare prove sulla maggiore efficacia di qualsiasi tipo di mascherina in condizioni di corretto utilizzo», affermano i pediatri.
Come infatti spiega l’OMS: «I bambini in buona salute possono indossare una maschera non medica o in tessuto».
La scelta di mascherine chirurgiche a scuola per uso giornaliero comporta rilevanti ricadute economiche, sociali e ambientali. Secondo i calcoli di Tuttoscuola, per quest’anno scolastico saranno necessarie 2,2 miliardi di mascherine, che andranno smaltite tra i rifiuti indifferenziati. Se a questo si aggiunge il peso degli imballaggi in cui le mascherine vengono consegnate alle scuole, risulta evidente il rischio di un’allarmante contaminazione ambientale. Senza considerare lo smaltimento inappropriato di cui vediamo, ogni giorno di più, i segni per le strade, nelle nostre campagne, nei nostri fiumi e mari.
Nel verbale della riunione del CTS nazionale del 31 agosto 2020, si consiglia l’utilizzo di «mascherine chirurgiche o di comunità» in ambito scolastico, dando apparentemente un’indicazione preferenziale alle chirurgiche. [3] Il riferimento è a un documento del 21 agosto 2020 dell’OMS, nel quale però si legge: «I bambini in buona salute possono indossare una maschera non medica o in tessuto (…). L’adulto che fornisce la mascherina deve assicurarsi che la maschera in tessuto sia della misura corretta e copra a sufficienza il naso, la bocca e il mento del bambino». [4] L’uso della mascherina chirurgica è indicato solo per i soggetti fragili o a maggior rischio di ammalarsi gravemente di covid-19 (bimbi affetti da fibrosi cistica, cancro, immunosoppressione).
Nemmeno il documento dell’ISS del 21 agosto 2020 indica la tipologia di mascherina da utilizzare, [5] mentre il possibile uso di “mascherine di comunità” è anche supportato da un documento del prestigioso Center for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta dell’8 aprile 2020. [6] Altri studi dello stesso centro ribadiscono successivamente gli stessi risultati. [7] Non risulta quindi che le agenzie regolatorie e scientifiche consiglino l‘utilizzo esclusivo di mascherine chirurgiche per tutti i bambini a scuola.
«Ci si chiede – concludono Uga, Reali e Toffol – come queste indicazioni possano aver portato alla decisione di ordinare svariati milioni di mascherine chirurgiche a scuola, quando si poteva indicare l’acquisto di lavabili e spiegare accuratamente le regole del loro corretto utilizzo».
Fondata a Milano nel settembre 1974, l'ACP è una libera associazione che raccoglie 1.400 pediatri in 35 gruppi locali ed è finalizzata allo sviluppo della cultura pediatrica e alla promozione della salute del bambino.