Mio figlio di 4 anni ha scoperto il piacere di sfregarsi il pisellino. Si può parlare di onanismo pediatrico? All’inizio l’ho presa come una normale fase della crescita nella conoscenza del proprio corpo, ma poi è diventata un’ossessione: si sfrega a lungo, soprattutto di notte e al mattino non vuole alzarsi. Sgridarlo non serve; gli ho detto che, anche se gli piace, deve dedicarcisi con misura e non in presenza di altri. L’ho distolto con coccole e attenzioni: si calma, ma poi vuole tornare a letto per farlo ancora. Forse ha bisogno di trovare dei modi per sfogare l’energia e la creatività: è irrequieto e annoiato, ma è ancora piccolo per fare sport con continuità. Lo coinvolgo nelle attività casalinghe (impasti, bucati…) e lo lascio scorrazzare per il cortile.
“Onanismo pediatrico”? Che brutta espressione! Richiama antiche ossessioni che hanno imperversato sulle generazioni di oltre due secoli, a partire dal nefasto libro del 1759 L’onanismo. Dissertazione sulle malattie prodotte dalla masturbazione, dello svizzero Samuel Tissot. Riteneva lo sperma un “fluido vitale” prodotto dal midollo spinale (!) la cui dispersione doveva essere dannosa, chissà poi perché, se ottenuta con la masturbazione, ma non col rapporto sessuale. Pregiudizi pseudoscientifici che nascono dall’invidioso bisogno di controllare e reprimere il piacere e la realizzazione della soggettività altrui. Meglio parlare di masturbazione o di autoerotismo.
Il nome “onanismo” deriva dal biblico Onan, che per non avere figli usava il coito interrotto, “spargendo a terra il seme”, cosa non gradita al Dio della Bibbia, che condannava la dispersione della potenzialità fecondativa, non la pratica della masturbazione in sé. Motivi non sanitari o psicologici, ma legati a quella religione e a quella morale. San Tommaso, addirittura, raccomandava la masturbazione alla donna che nel rapporto sessuale coniugale non aveva avuto l’orgasmo, per farle produrre il “seme femminile”, da lui creduto necessario per il concepimento.
L’idea che la masturbazione faccia male è nata come tentativo ideologico di fondare scientificamente la proibizione morale, ma è del tutto inventata, senza base scientifica, né per la salute fisica, né per quella psichica. Tissot “vide” che persone affette dalle più disparate malattie avevano avuto abitudini masturbatorie: dedusse che la masturbazione era causa di quelle malattie, senza considerare la normalissima alta frequenza della masturbazione. Sarebbe come dire che l’attività del correre e del camminare sia causa di malattie solo perché la si ritrova nella storia di molti malati!
Veniamo al suo bambino. Gli organi genitali sono fatti in modo da procurare piacere. È ovvio che un bambino, nella normale esplorazione di sé e del mondo, si imbatta anche in quel piacere e tenda a ripeterlo. È normale e sano che un bambino e una bambina inizino a masturbarsi, ed è normale e sano che, nel corso della loro vita di ragazzi, di giovani, di adulti, di persone mature e poi di anziani, ricorrano anche alla masturbazione. I genitori sanno quanto è forte il piacere sessuale. Per questo spesso temono che i figli si fissino su quell’unico piacere, evitandone altri, magari più articolati e arricchenti.
Effettivamente, si tratta di un piacere intenso, ma abbastanza limitato, chiuso in sé stesso, che si può ottenere senza grande impegno e che, per sua natura, si realizza in una prospettiva di tempo sostanzialmente presente. Sarebbe un peccato se nella vita ci si limitasse soltanto a quello. È utile, proprio per una più piena realizzazione di sé stessi, che fin da bambini si conoscano e ci si alleni a ricercare e realizzare anche piaceri che esigono progettazione, impegno, attesa.
Sgridare, impedire, esortare alla moderazione e distrarre sono manovre che veicolano, confusamente, un messaggio di disapprovazione e squalifica. Questo, sì, può produrre una “fissazione”: non alla masturbazione, ma alla masturbazione conflittuale angosciata. A danneggiare, allora, saranno il senso di colpa, la conflittualità, l’angoscia, non la masturbazione. Lasci che suo figlio si masturbi in pace.
Sempre rispettando la sua privacy, gli proponga molte attività e situazioni interessanti, così che possa ampliare i propri orizzonti e acquisire numerosi, differenti modi di procurarsi piacere. Senza, però, inibirgli quello, del tutto sano, che si è trovato da solo. Gli spieghi anche, magari con l’aiuto di un libro adatto all’età, come sono fatti, a cosa servono e come funzionano i genitali. E l’amore, la sessualità, lo scambio di piacere, la procreazione: prospettive che realizzerà da grande.
L’equilibrio fra i vari piaceri della vita viene conquistato con l’esperienza, progressivamente. Vedrà che anche il suo bambino troverà, nei suoi modi e nei suoi tempi, dei propri equilibri. Gli dia il tempo. E le occasioni.
Che suo figlio sia irrequieto e annoiato è molto importante. Forse il problema è questo, non che si masturbi. Se riuscisse a fare cose che lo interessassero e lo facessero sentire vivo e contento, avrebbe magari meno bisogno di masturbarsi. Ma lo scopo è quello di essere più vivo e contento, non quello di masturbarsi di meno. Che la masturbazione sia l’antidepressivo più a portata di mano è (quasi) solo una battuta di spirito. Spesso, infatti, non ha quell’effetto perché, anche se dà piacere, non dà molto sul piano della realizzazione di sé, risultando soddisfacente per certi versi (dà un piacere vero), ma deludente per altri (non conduce a realizzazioni di sé, se non minimali). Se prevale la delusione e se non si hanno a disposizione altri modi di procurarsi piacere e di realizzare sé stessi, è possibile che vi si ricorra in modi ripetitivi e compulsivi, che alla lunga possono portare a non essere gran che contenti di sé, non perché ci si masturba troppo, ma perché ci si realizza troppo poco. La raccomandazione, allora, è non di reprimere la masturbazione, ma di estendere le realizzazioni di sé.
A quattro anni, suo figlio è pronto per aprirsi a molte cose, tipo l’acquaticità, i giochi sociali, i giochi musicali, l’espressione corporea, l’uso dei colori… Basti pensare a tutte quelle cose meravigliose che le maestre di scuola materna sanno così bene proporre e facilitare. È bello che lei lo faccia partecipe delle attività domestiche, ma da come me ne parla sembra un bambino piuttosto solo, rispetto ad altri bambini. Lo stare insieme ad altri bambini aiuta molto a vivere il proprio essere bambino.