La parola aerosol indica una mescolanza di aria e liquido sotto forma di goccioline microscopiche; questa mescolanza è generata da un piccolo compressore che la convoglia attraverso un tubicino dentro una mascherina.
Il liquido contiene uno o più farmaci, l’aspetto di questa “miscela” è quello di una nebbiolina. Respirando questa nebbiolina si consente al farmaco di arrivare direttamente sulla superficie interna dei bronchi: si accelera così la risposta terapeutica e si riducono le dosi efficaci fino a un decimo di quelle necessarie se il farmaco fosse somministrato per bocca; con la diminuzione della posologia diminuiscono anche gli effetti collaterali. Si capisce perciò come l’aerosol sia un sistema molto efficiente, rapido e sicuro per curare alcune patologie bronchiali.
La terapia con l’aerosol è, come abbiamo detto, molto efficace, ma anche molto variabile a seconda dell’apparecchio che si usa, delle sue condizioni di efficienza e della tecnica con cui l’aerosol viene fatto. Per esempio molti genitori, per evitare che il bambino sia spaventato dal rumore o dall’applicazione della mascherina di silicone sul viso, hanno l’abitudine di fargli l’aerosol mentre dorme: peccato che così non si riesce a mandare il farmaco fino alla profondità dei bronchi e la terapia ha un’efficacia uguale a zero.
Attenzione però, l’aerosol presenta tutti questi vantaggi nella terapia di alcune patologie bronchiali, ma non di tutti i disturbi dell’apparato respiratorio. Parlando di bambini, si può dire che la terapia aerosolica è “una bomba”, ma quasi esclusivamente nell’asma (o bronchite asmatica, o broncospasmo); in questo caso, infatti, è utile che il farmaco, broncodilatatore o antinfiammatorio, raggiunga velocemente i bronchi fino alle diramazioni più sottili dell’albero respiratorio dove può agire in pochissimo tempo dando al bambino un sollievo quasi immediato.
Non c’è solo l’aerosol fatto con l’apparecchio per curare l’asma, oggi esiste la possibilità di usare delle bombolette spray che nebulizzano in una frazione di secondo la stessa quantità di farmaco che l’apparecchio per l’aerosol manda nella mascherina in un quarto d’ora. Questo è un vantaggio enorme: l’occorrente per la cura sta comodamente in una tasca, non c’è bisogno di energia elettrica, la terapia dura un attimo e il bambino non si spaventa per il rumore. È per questo motivo che gli apparecchi per l’aerosol sono stati progressivamente abbandonati quasi dappertutto… eccetto che da noi in Italia. Di questo primato di arretratezza parliamo da anni su Uppa, e finalmente pare che se ne siamo accorti anche i giornali più grandi di noi…
C’è da dire un’altra cosa: l’effetto clamoroso della terapia aerosolica nell’asma ha generato una fiducia così grande in questo tipo di cure da spingere moltissime famiglie e molti medici a utilizzare lo stesso strumento per la cura di altri disturbi che con l’asma non hanno nulla a che vedere: la semplice tosse, il raffreddore e il mal di orecchie, per esempio.
Si è diffusa in maniera impressionante l’abitudine di usare in questi casi dei farmaci derivati dal cortisone, preziosi nel trattamento di alcune forme asmatiche più resistenti, ma la cui efficacia in caso di tosse, mal di gola e raffreddore è tutta da dimostrare. Può darsi che, in qualche caso, respirare una nebbiolina, anche soltanto composta da acqua, possa facilitare l’espulsione del catarro, ma lo stesso risultato si potrebbe ottenere bevendo in abbondanza e, nei bambini più grandi, usando uno sciroppo: tutte cose molto più pratiche di un lungo aerosol.
Senza parlare del naso chiuso e del raffreddore comune, situazioni che neppure possono essere chiamate malattie, in cui l’effetto dell’aerosol è quasi sicuramente un’illusione. Ma il successo della macchinetta sembra inarrestabile. Sarà l’effetto combinato del monotono ronzio, degli sbuffi di nebbia ai lati della mascherina e dell’odore pungente di alcuni farmaci e di alcune miracolose acque termali, ma da noi l’aerosol si diffonde sempre più e così qualche volta capita di incontrare una famiglia che vive all’estero e che cade dalle nuvole: «La macchinetta dell’aerosol? E chi l’ha mai vista!».
pediatra e giornalista, ha esercitato per quarant’anni come pediatra di famiglia nel Servizio Sanitario Nazionale e ha fondato nel 2001 il bimestrale per i genitori «Un Pediatra Per Amico», che ha diretto per 16 anni. Attualmente è un pediatra libero professionista.