Chi non ha paura dei microbi al giorno d’oggi? E come non averne, visto quanto ci viene ormai quotidianamente raccontato sulle malattie infettive? Certo non colpiscono più come una volta, ma è esperienza comune l’aver sofferto di raffreddore, mal di gola, tosse, diarrea, tanto per citare le infezioni più comuni e banali. E, anche se pochi fortunatamente ne hanno sofferto, tutti ugualmente sanno quanto sia pericolosa una polmonite o peggio ancora una meningite. Per cui, senza esagerare, è più che legittimo temere i microbi (ma anche virus e parassiti vari come i vermi ossiuri) e cercare di tenersene alla larga.
A questo obiettivo tendono, ovviamente, tutte le raccomandazioni che riguardano la pulizia del bambino e del suo ambiente, e la sterilizzazione di buona parte di tutto ciò con cui viene a contatto (ne parliamo in modo approfondito anche all’interno del nostro corso preparto online). Vale a dire, facciamoli fuori tutti e vivremo tranquilli. In effetti non fa una grinza, niente microbi, niente infezioni. È proprio per questo che, ad esempio, nelle sale operatorie si cerca di realizzare un ambiente perfettamente sterile. In presenza di una breccia nelle difese dell’organismo, quale è la ferita chirurgica, e senza prendere precauzioni, l’ingresso dei microbi ambientali all’interno del nostro corpo, e quindi l’infezione, sarebbe praticamente una certezza.
D’altra parte è proprio quello che noi, nel nostro piccolo, per evitare la comparsa di infiammazione e pus, facciamo abitualmente quando ci procuriamo una ferita: una accurata pulizia e disinfezione. Capita tuttavia che qualche volta il pus compaia ugualmente, e non solo nelle nostre ferite ma anche in quelle chirurgiche. Questo sta a dimostrare non solo quanto sia difficile ottenere una sterilizzazione veramente assoluta, ma anche che il pericolo è presente solo se si perde l’integrità delle nostre difese esterne: pelle e mucosa che rivestono gli apparati che comunicano con l’esterno. Che la pelle sia in grado di difendersi dalle infezioni lo sappiamo bene dalla esperienza di tutti i giorni.
Tocchiamo di tutto, senza sapere se sia sporco o pulito, e non ci succede nulla; sulla superficie della nostra pelle c’è uno strato grasso, mentre sulle mucose c’è appunto il muco, che quando ci ammaliamo aumenta a dismisura e ci dà tanto fastidio. Sulle mucose poi, come protezione aggiuntiva, si diffondono degli anticorpi speciali che agiscono in superficie, le immunoglobuline di tipo A. Se non possedessimo tali meccanismi di difesa, e se questi non fossero particolarmente efficienti, provate a immaginare quale sarebbe stato il destino del genere umano in un ambiente assolutamente naturale e nell’ignoranza totale di tecniche di sterilizzazione.
Se i microbi normalmente presenti nel nostro ambiente di vita sono pericolosi solo in presenza di un abbassamento delle nostre difese naturali, allora, normalmente, sarà sufficiente una normale pulizia, quale quella che ciascuno di noi fa quotidianamente. In questo modo si elimina quello sporco grossolano che potrebbe contenere anche microbi pericolosi che ci siamo portati a casa con le mani sporche o con le scarpe, e lasceremo in vita, in quantità tollerabile, gli altri, quelli con cui conviviamo felicemente dall’origine della vita, quelli che perennemente popolano la nostra pelle e le nostre superfici mucose, e che ci colonizzano non appena usciamo dal grembo materno.
Diciamo che esiste da sempre un patto di non aggressione e mutua collaborazione: loro fanno comodo a noi e noi facciamo comodo a loro.
Per quanto riguarda l’igiene dell’area del pannolino, poiché la pipì non contiene grassi e le feci ne contengono pochissimi, sarà quasi sempre sufficiente lavarla solo con acqua, così da non togliere alla pelle il suo strato grasso difensivo. Il sapone, uno qualunque, lo userete quando vi sembrerà che la pelle sia un po’ untuosa o se noterete un residuo di cattivo odore. La sorpresa sarà scoprire che in questo modo i bambini non si arrossano praticamente mai e, se necessario, potete saltare un cambio di pannolino, per esempio di notte, senza conseguenze negative.
Le esagerazioni a cui siamo abituati nascono dall’esperienza che tante mamme hanno fatto delle pratiche igieniche in uso nei nidi ospedalieri, dimenticando il fatto ovvio che in ospedale ci sono microbi più pericolosi di quelli “domestici” e in più c’è sempre il pericolo del contagio fra neonati. L’ospedale deve rispettare norme esasperate, voi no.
A voi non serve sterilizzare quello con cui il bambino viene in contatto o mette in bocca: ciucci, biberon, acqua per il latte in polvere, vestiti; vi basta che siano ben puliti. Altrimenti, pensateci bene, dovreste sterilizzare il seno, il vostro viso, i vostri vestiti, le sue mani, e chissà quanto altro.
I microbi colonizzano la pelle e le mucose non appena il bambino nasce, e aumentano di numero con estrema rapidità. Non si tratta di microbi qualunque, ma di quelli che stanno da sempre pacificamente sulla pelle e sulle mucose della mamma, e contro i quali il bambino ha già ricevuto gli anticorpi attraverso la placenta; praticamente è come se li conoscesse già.
Il loro numero finale è incredibilmente alto; pensate che nel solo intestino ci sono più microbi che cellule in tutto l’organismo: molti di loro producono vitamine, aiutano la digestione e, come nelle altre superfici mucose, “occupano il posto” impedendo l’accesso ad altri microbi pericolosi.
Di qui il danno provocato dalle terapie antibiotiche quando sono inutili, come troppo spesso capita che, distruggendo anche i microbi buoni, aumentano il rischio di colonizzazione da parte di quelli pericolosi. In cambio di tanto lavoro i nostri microbi si accontentano solo… di vitto e alloggio.
Basta usare un normale sapone per adulti. E i saponi speciali per i bambini allora? In realtà tutto ciò che viene consigliato per lavare i bambini deve ottenere l’unico effetto di togliere lo sporco grasso, perché se non lo è, viene eliminato da semplice acqua. Perciò qualunque prodotto si usi si otterrà il risultato di sgrassare la pelle.
Il prodotto usato potrà essere un detergente molto potente come il sapone vero (marsiglia e simili) e quindi si dovrà usare con moderazione, potrà essere poco potente (detergenti sintetici, i cosiddetti “saponi non saponi”) e si potrà usare con più liberalità. Per cui non possiamo dire che esista in assoluto un sapone per i bambini, potete usare l’uno o l’altro purché sappiate cosa state effettivamente usando.
a cura di Vincenzo Calia, pediatra e fondatore di Uppa
Molti genitori si chiedono: «Come sterilizzare biberon e ciuccio in modo corretto?». Sollecitati dalla pubblicità o da quello che hanno visto fare in ospedale, una volta a casa si danno un gran da fare, e ognuno trova il suo metodo: c’è chi effettua la sterilizzazione mediante microonde (immerge il ciuccio in acqua da portare a ebollizione), chi si affida a soluzioni disinfettanti come Amuchina e Napisan, chi mette tutto a bollire in pentola, utilizzando magari dell’acqua demineralizzata per evitare l’antiestetica deposizione di calcare. Così facendo, però, un bel giorno ci si chiede: «Quando smettere di sterilizzare il biberon?». Ebbene, la risposta è: sarebbe meglio non aver mai cominciato. La sterilizzazione del ciuccio, del biberon e di altri oggetti che possono entrare in contatto con neonati e bambini piccoli, infatti, è non solo inutile ma potenzialmente dannosa. Non importa quello che dice la pubblicità: se la pulizia è indispensabile, la sterilità in casa è impossibile. E non ha senso neppure imitare quello che si fa in ospedale. La sterilità, infatti, è una necessità nelle nursery affollate da neonati, genitori e personale (dunque popolate da tanti germi “cattivi”), ma è assolutamente inutile in un ambiente domestico ristretto e protetto.
I tentativi di sterilizzazione domestica possono essere perfino dannosi: si rischia di sterminare i microbi innocui lasciando il campo libero a quelli più resistenti (che, guarda caso, sono proprio i più cattivi).
Cosa fare, allora? Esattamente ciò che facciamo per quanto riguarda piatti e posate: acqua corrente e sapone, o anche l’uso della lavastoviglie.
Ternano, dopo aver lavorato come pediatra ospedaliero, si occupa di formazione nell’ambito dei corsi di preparazione alla nascita presso il consultorio “Città Giardino” di Terni. È uno degli autori storici di Uppa e ha pubblicato numerosi articoli sullo svezzamento su riviste pediatriche e non solo. Nel 2019 è uscita per Uppa edizioni una nuova versione del suo libro “Io mi svezzo da solo!”