I bambini sono estremamente sensibili all’azione irritante del tabacco. È stato dimostrato che le infezioni respiratorie e l’asma allergico sono molto più frequenti nei figli di fumatori. Secondo uno studio che fu fatto qualche anno fa a Napoli, un pediatra che segua 800 assistiti, effettua circa 276 visite all’anno in più, solo per colpa del fumo di sigaretta dei genitori. Nello studio bronchiti, faringiti, otiti ricorrenti e asma erano le principali cause di visite.
Perché succede questo se nessuno fuma vicino ai bambini (o almeno così dice)? Il fumatore è certamente un portatore di irritazione cronica delle vie respiratorie: questo vuol dire che nelle sue vie aeree vive, in simbiosi con lui, una miriade di germi patogeni che mantengono un’infiammazione cronica (che di tanto in tanto si riacutizza).
Il suo respiro è un continuo diffondere di questi germi attraverso goccioline microscopiche che vengono emesse a ogni espirazione. Un suo colpo di tosse è una vera e propria “impallinata”. È ovvio che un bambino che conviva con un fumatore, abbia molte più occasioni di contagiarsi per un’infezione respiratoria.
I danni sono maggiori se la mamma ha fumato in gravidanza. In questo caso è documentata una maggiore incidenza di aborti e nascite di bambini con basso peso, che è uno dei più importanti fattori di morbilità del periodo perinatale (si hanno alcuni rischi anche con il fumo in allattamento, sebbene non di questa entità). Quando la mamma ha fumato in gravidanza, se tutto va bene dopo la nascita, la suscettibilità alle infezioni è ancora maggiore rispetto al bambino che vive in un ambiente dove si fuma ma figlio di una mamma che non ha fumato in gravidanza. I metaboliti tossici del tabacco inoltre passano anche nel latte materno.
Il fumo di sigaretta, insieme alla posizione prona e all’eccessivo calore, è uno dei fattori che ha mostrato una significativa correlazione con la SIDS (Sudden Infant Death Sindrome, cioè sindrome della morte improvvisa del lattante) che è una tragica malattia che ha un solo sintomo del tutto inatteso: la morte.
Il fumo può indurre broncolabilità e può favorire o complicare un’asma. L’asma è una patologia complessa, ma qui voglio solo ricordare che, mentre gli asmatici solo allergici hanno un’attesa di vita uguale a quella della popolazione normale (pur convivendo per sempre più o meno bene con la loro malattia), gli asmatici allergici e fumatori evolvono spesso, progressivamente, verso la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva. Una situazione grave, cronica, incurabile e molto invalidante che, tra l’altro, abbrevia l’attesa di vita.
«Il fumo fa venire il cancro al polmone…». È vero, e sarebbe giusto dire anche della laringe, del cavo faringeo, dello stomaco; ma ha una azione tossica anche sui vasi sanguigni. Il fumatore ha, infatti, un maggiore rischio di avere infarti, ictus, tromboflebiti. Tutte patologie gravi e spesso terminali.
Togliere il vizio del fumo è difficile. Ma credo che sapere fino in fondo il danno che si arreca a quanto si ha di più caro, sia una motivazione forte per riuscire a smettere.
Secondo la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia tutti i bambini hanno un diritto assoluto alla salute e allo sviluppo. Di conseguenza, l’uso e l’esposizione dei bambini ai noti rischi da tabacco costituisce una violazione di diritti dell’infanzia.
Nel 1999, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riunito gli esperti dei paesi sviluppati e in via di sviluppo, per esaminare il problema e concordare un programma di intervento per la riduzione degli effetti nocivi e l’eliminazione dell’esposizione dei bambini al fumo. La consultazione ha concluso che il fumo rappresenta un reale rischio per la salute e che le politiche sanitarie pubbliche devono proteggere e garantire il diritto di ogni bambino a crescere libero da fumo di tabacco, in accordo con la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia.