Ecco alcune delle domande frequenti (e relative risposte) che i neogenitori si pongono, soprattutto le neomamme, riguardo l’allattamento al seno del proprio bambino.
Nessuno lo sa con precisione, eccetto… lui stesso. Perciò non ha senso cercare di seguire eventuali tabelle che spesso si leggono sui cartellini di dimissione delle cliniche e degli ospedali; ogni bambino succhierà infatti la sua dose di latte, ogni poppata sarà diversa dalla precedente e dalla successiva.
Non conviene, perché la doppia pesata il più delle volte genera ansia; in realtà ogni lattante manda dei segnali per far capire alla sua mamma se è più o meno sazio. Questi segnali sono più attendibili di qualunque bilancia; se per caso dovessero dire «ho ancora fame», sarà bene che la mamma attacchi al seno il bambino più spesso e più a lungo. Il continuo succhiare stimolerà la produzione di un maggior quantitativo di latte e, nel giro di qualche giorno, il bambino si dimostrerà sazio e soddisfatto.
Non è vero, durante l’allattamento non esistono cibi sconsigliati o da cui tenersi alla larga. Sicuramente il sapore del latte materno cambia a seconda di quello che la mamma mangia, alcuni cibi possono dare infatti al latte un gusto particolare. Però gli esseri umani sono onnivori, cioè mangiano di tutto ed è bene che, fin dal primo giorno di vita, si abituino a cambiare spesso i sapori: avranno meno difficoltà quando saranno più grandi e dovranno imparare a mangiare di tutto. In alcuni (rari) casi, il pediatra sconsiglierà alla mamma l’assunzione di alimenti che possono disturbare un bambino “intollerante”.
Se è necessario sì. Come spieghiamo anche all’interno del nostro corso preparto online, i farmaci, ai giusti dosaggi, sono innocui per chi li prende (la mamma in questo caso); se consideriamo che solo una piccola parte di questi farmaci passerà nel latte, capiamo bene che alla fine al bambino arriverà poco o niente e perciò non ha senso sospendere l’allattamento. Non è neppure utile che una mamma che allatti rinunci a una terapia necessaria per paura di danneggiare il bambino; facendo così starà probabilmente peggio e quindi produrrà meno latte. Insomma meglio il latte di mamma con un po’ di “medicine”, che niente latte di mamma. Ne abbiamo parlato ampiamente in questo articolo.
L’ingorgo mammario si verifica, specialmente nei primi giorni dell’allattamento, quando il seno produce più latte del necessario e non si svuota mai del tutto. La mammella si gonfia, diventa calda e fa molto male; anche i tentativi di svuotarla con il tiralatte sono dolorosi. Degli impacchi caldi e umidi aiuteranno il seno a sgonfiarsi, insieme a una delicata spremitura che si può fare così: si scalda in acqua bollente una bottiglia con il collo largo (come quella dei succhi di frutta), si raffredda il bordo e si applica a ventosa sul capezzolo. In pochi minuti la bottiglia (e l’aria che c’è dentro) si raffredderanno diminuendo di volume e creando una depressione che succhierà dolcemente il latte dal capezzolo senza che la mamma senta dolore. Dell’ingorgo mammario abbiamo parlato in questo articolo.
Per evitare le dolorose ragadi del capezzolo seguite questi consigli:
Per un ulteriore approfondimento, in questo articolo sfatiamo una serie di falsi miti e credenze sull’allattamento.
pediatra, è responsabile del gruppo nutrizione dell’Associazione Culturale Pediatri e fondatore dei “No Grazie”. È tutor e valutatore per l’iniziativa “Insieme per l’allattamento” dell’UNICEF. È stato direttore di Uppa magazine tra il 2016 e il 2021, è autore di oltre duecento pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali e internazionali e membro del comitato editoriale di «Quaderni ACP».