«Sono un soggetto allergico, posso prendere l’antistaminico in allattamento?», «Soffro di mal di schiena, in allattamento si possono prendere gli antinfiammatori?».
Quante volte mi sarò sentito fare domande del genere proprio non so, ma certamente quello dei farmaci in allattamento è uno degli argomenti più gettonati nelle telefonate delle mamme che allattano.
Quasi tutti i bugiardini sconsigliano l’uso dei farmaci in allattamento, e così il dentista non si azzarda a fare l’anestesia locale, lo stesso medico curante si astiene da qualunque prescrizione (non si sa mai), persino gli specialisti sono dubbiosi.
Eppure capita spesso, soprattutto se l’allattamento materno dura a lungo, che la mamma abbia bisogno di prendere qualcosa; e magari quella stessa mamma si astiene dal farlo per paura, sobbarcandosi così di un disturbo che invece potrebbe evitare. [1]
L’uso dei farmaci in allattamento è un capitolo poco frequentato dalla ricerca scientifica e le informazioni di cui disponiamo non sono moltissime: questo spiega la cautela della case farmaceutiche. I farmaci infatti si diffondono nell’organismo e quindi, penetrando in tutti i tessuti, passano anche nel latte materno; detto questo, però, non abbiamo detto quasi nulla. Le vere questioni sono: quanto farmaco passa nel latte? E quanto di questo farmaco presente nel latte passa poi nell’organismo del bambino? Quali potrebbero inoltre essere le conseguenze sul bambino stesso dell’assunzione del farmaco? E, infine, gli svantaggi eventualmente derivanti da questa assunzione sono maggiori o minori dei vantaggi?
La domanda a cui il pediatra è chiamato a rispondere è dunque questa: se una mamma ha bisogno di curarsi mentre allatta il suo bimbo, deve rinunciare a farlo, deve sospendere l’allattamento durante la terapia, oppure può, senza problemi, allattare e curarsi?
Nonostante le riserve e le cautele dei bugiardini, i farmaci che, passando nel latte, possono veramente danneggiare il bambino sono pochissimi e tutti di uso non comune (li elenchiamo in fondo all’articolo, assieme agli effetti collaterali che possono determinare).
Negli altri casi il passaggio è mediato attraverso il sangue: maggiore è la quantità di farmaco presente nel sangue della mamma, maggiore sarà la quantità che si diffonderà nella ghiandola mammaria e poi nel latte prodotto. Perciò l’utilizzo di aerosol in allattamento o altri farmaci utilizzati a livello locale (creme e anestesie), che vengono assorbiti nel sangue in quantità assolutamente trascurabile, praticamente non passano nel latte.
Per quanto riguarda invece le medicine assunte per via generale (per bocca, iniezione o supposte) possiamo stabilire intanto una regola (che può sembrare ovvia, ma non sempre lo è): le mamme che allattano devono assumere solo farmaci di provata efficacia, cioè in grado di risolvere effettivamente il problema; se l’efficacia è invece dubbia, l’esposizione al farmaco (della donna e del bambino) non è giustificata.
Inoltre la durata della terapia dovrebbe essere ridotta al minimo indispensabile. Se vogliamo, possiamo anche utilizzare semplici formule per calcolare la concentrazione nel latte di un farmaco; moltiplicando questa concentrazione per la quantità di latte assunta dal bambino durante la giornata, si calcola la quantità totale di farmaco assunta dal piccolo. Possiamo infine paragonare questa quantità alla dose terapeutica del farmaco stesso che il bambino potrebbe tranquillamente assumere qualora ne avesse bisogno: si scopre così che il farmaco presente nel latte è molto meno della terapeutica.
Ecco l’esempio (tratto da un articolo di Antonio Clavenna, Filomena Fortiguerra e Maurizio Bonati comparso sul numero di dicembre del 2007 della rivista «Il medico pediatra») di una mamma che, durante l’allattamento, ha bisogno di curare una malattia da Herpes virus (per esempio il “Fuoco di Sant’Antonio) con l’Aciclovir: nella dose terapeutica di una compressa da 200 milligrammi per cinque volte al giorno trasferirà in 100 grammi del suo latte poco meno di 0,15 milligrammi di farmaco. Un lattante che pesa 5 kg succhia ogni giorno circa 750 grammi di latte; insieme a questo latte assume perciò circa 1,125 milligrammi di Aciclovir al giorno. La dose terapeutica del farmaco che quel lattante potrebbe assumere senza problemi, in caso di necessità, è di 400 milligrammi al giorno; 1,125 milligrammi è solo lo 0,3%, e pertanto è innocua.
Via libera allora alle terapie? Diciamo di sì, anche se il medico può ridurre ulteriormente i (minimi) rischi seguendo alcune precauzioni: scegliere fra i farmaci disponibili quelli che si diffondono meno nel latte; consigliarne l’assunzione subito dopo ciascuna poppata, in maniera che la poppata successiva sia lontana il più possibile nel tempo (questo vale soprattutto per quei farmaci che restano attivi nell’organismo per un tempo breve e vengono rapidamente eliminati). Vediamo qualche esempio concreto.
«Si possono prendere gli antinfiammatori se si allatta?». In caso di febbre o dolore si può usare il Paracetamolo, farmaco ad azione analgesica e antipiretica usato con grande frequenza anche nei bambini piccolissimi.
Si può usare anche l’Ibuprofene in allattamento, e altri antinfiammatori come il Flurbiprofene e il Ketorolac; il passaggio nel latte è praticamente uguale a zero. Nelle infezioni si possono usare gli antibiotici, soprattutto i derivati della Penicillina, le Cefalosporine e i Macrolidi. Sconsigliato invece il Cloramfenicolo (farmaco “storico” quasi in disuso).
Torniamo alla domanda iniziale: si possono prendere gli antistaminici in allattamento?
In caso di allergie gli antistaminici sono farmaci sicuri; per l’asma l’uso di spray o aerosol non comporta praticamente assorbimento di farmaci nel sangue, meno che mai perciò passaggio nel latte. In caso di ipertensione, il medico curante ha un’ampia scelta di farmaci assolutamente innocui; per quanto riguarda invece le forme epilettiche, i farmaci di uso più comune sono compatibili con l’allattamento, ma occorre fare attenzione ai barbiturici (vedi elenco in fondo all’articolo).
L’Accademia Americana di Pediatria afferma che il trattamento con corticoidi sistemici è compatibile con l’allattamento, raccomandando l’uso di prednisone o prednisolone perché è scarsamente escreto nel latte materno.
Sebbene, come abbiamo scritto, i farmaci applicati localmente come le creme siano scarsamente assorbiti e quindi compatibili con l’allattamento, bisogna comunque prestare cautela ed evitare di applicare l’arnica in allattamento in zone che potrebbero venire a contatto con la bocca del bambino. L’arnica, infatti, è tossica se ingerita, per qesto motivo è bene che la mamma lavi le mani dopo averla applicata.
Anche l’ansia e la depressione, disturbi che a volte accompagnano le mamme nei primi mesi dopo il parto, possono essere curati, se necessario, con psicofarmaci, anche se è preferibile non fare trattamenti molto lunghi.
Messaggio finale: se la mamma sta male e allatta, si affidi serenamente alle cure intelligenti e meditate di un buon medico. E soprattutto non smetta di allattare.
pediatra e giornalista, ha esercitato per quarant’anni come pediatra di famiglia nel Servizio Sanitario Nazionale e ha fondato nel 2001 il bimestrale per i genitori «Un Pediatra Per Amico», che ha diretto per 16 anni. Attualmente è un pediatra libero professionista.