Parasonnie e altre stranezze durante il sonno

Mentre dormono, i bambini talvolta si muovono, parlano, possono addirittura alzarsi e sembrare svegli. Si tratta di fenomeni fisiologici che si risolveranno da soli con la crescita

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Gherardo Rapisardi , pediatra e neonatologo
Bambino che ha difficoltà col sonno

Cosa si intende quando sentiamo parlare di parasonnie nei bambini? Mentre dormono i piccoli possono assumere strani comportamenti, compiere movimenti involontari e manifestare forti emozioni. Questi fenomeni vanno considerati disordini clinici nel caso in cui siano all’origine di traumi fisici, oppure se l’interruzione del sonno provoca effetti nocivi, sia sulla salute del bambino (problemi di irritabilità, di attenzione, di comportamento e di apprendimento) sia a livello psicosociale (genitori stanchi durante il giorno, tensioni e difficoltà nelle relazioni familiari).

In generale le parasonnie sono comportamenti fisiologici benigni, più frequenti nei bambini che negli adulti, e quasi sempre scompaiono da soli o si riducono di frequenza e intensità con lo sviluppo. 

La grande maggioranza dei bambini manifesta questi disturbi in almeno un’occasione (frequenti sono le parasonnie nei bambini di 2 anni e, in generale, nei bambini fino ai 6 anni di età). 

Ma vediamo di seguito quali sono le cause delle parasonnie, i sintomi e gli interventi da compiere.

Cause delle parasonnie

Alcune parasonnie hanno una dimostrata base genetica, per cui è probabile che siano comparsi in altri membri della famiglia. Ma in generale, tutte le parasonnie si manifestano più frequentemente quando durante il giorno è avvenuto qualcosa che ha stressato il bambino, per esempio un cambio di routine, aver saltato il riposino, oppure forti stress emotivi (paure, tensioni…). 

La frequenza di questi fenomeni aumenta quando si dorme poco o se si soffre di qualche disturbo del respiro nel sonno, come le apnee ostruttive, tipiche di bambini che hanno tonsille o adenoidi particolarmente grandi, o una consistente deviazione del setto nasale o una lingua molto grossa (macroglossia); tutte condizioni che ostacolano il respiro durante la notte e che necessitano di una valutazione medica.

I sintomi delle parasonnie

Le parasonnie si manifestano al momento del passaggio da uno stato di sonno a un altro, inclusi l’addormentamento e il risveglio. Quelle associate alle fasi di sonno più profondo, o non-REM (in cui sono assenti i rapid eye movements, REM), sono:

Le parasonnie nei bambini si manifestano tipicamente nelle prime ore del sonno, quando prevalgono le fasi non-REM. Si tratta di fenomeni che possono spaventare i genitori, poiché il piccolo sembra sveglio ma non riesce a entrare in relazione con l’adulto. Conoscere i sintomi delle parasonnie, ovvero le loro caratteristiche, aiuta da un lato ad affrontarli con serenità e dall’altro a distinguerli da fenomeni non fisiologici, ad esempio l’epilessia.

  1. Quando un bambino è colpito da terrore notturno, di solito dopo una o due ore di sonno si siede improvvisamente sul letto e, pur continuando a dormire, piange e urla, con espressione spaventata e talvolta con sudorazione o tremori. L’episodio ha una durata molto variabile (fino a 20 minuti), ma finirà prima se non viene interrotto e se si evita di interagire con il bambino, assicurandosi che non corra il rischio di farsi male. Una volta terminato l’episodio, il bambino ricomincerà a dormire tranquillamente. I terrori notturni sono più frequenti nei maschi, possono avvenire fin dai 12 mesi, ma compaiono più spesso a partire dai 18.
  2. Nel sonnambulismo il bambino scende dal letto e cammina a occhi aperti. In genere non appare spaventato, talvolta compie gesti strani (per esempio fa la pipì in una scarpa), e l’episodio può durare da uno a trenta minuti. Contrariamente a quanto si pensa, non è pericoloso prendere il piccolo per mano e riaccompagnarlo a letto, che si svegli o meno.
  3. Ci sono bambini che parlano nel sonno, e in rari casi adottano una tonalità e un timbro diversi dal solito, il che può allarmare i familiari, ma non è un fenomeno di cui preoccuparsi.
  4. I risvegli confusionali si possono verificare di notte o a causa di un risveglio forzato al mattino, oppure dopo un sonnellino. Il bambino sembra svegliarsi ma si comporta in modo strano, può apparire disorientato, non responsivo, pronuncia frasi senza senso o parla lentamente e biascicando.

In tutte queste situazioni il piccolo non è realmente sveglio, e quando si sveglierà sul serio (a fatica) non ricorderà l’episodio di parasonnia, così come al mattino. Se non è cosciente e si muove, è importante assicurarsi che non corra pericoli fisici.

Per quanto riguarda gli interventi, sarà opportuno parlarne col pediatra, o con un altro specialista, solo nei rari casi in cui le parasonnie siano particolarmente frequenti e creino problemi al bambino o alla famiglia.

Altre parasonnie

Ci sono poi le parasonnie delle fasi REM del sonno, che si verificano più spesso nella seconda parte della notte. Le più frequenti sono gli incubi, sogni che spaventano il bambino e ne causano il risveglio improvviso. In questo caso il piccolo è cosciente, cerca il conforto dei genitori per calmarsi e al mattino ricorderà l’episodio. Gli incubi compaiono intorno ai 2 anni, spesso tra i 24 e i 36 mesi.

Più rara, o meno riportata in età infantile, è la paralisi ricorrente nel sonno, che consiste nella percezione di essersi svegliati ma di non potersi muovere, e talvolta è accompagnata da allucinazioni, raccontate come parte di un sogno. Esistono altre parasonnie che non hanno un chiaro collegamento con le fasi del sonno, come i gemiti, i lamenti e l’enuresi (fare la pipì a letto). Se l’enuresi continua oltre i 6 anni, è opportuno parlarne con il pediatra, che potrà fare accertamenti e proporre eventuali trattamenti, sia comportamentali sia farmacologici.

I movimenti del sonno

Con minor frequenza, durante il sonno i bambini possono compiere una serie di movimenti più o meno regolari. Vediamo di seguito quali sono i più comuni:

  • Il cosiddetto mioclono benigno, che fa parte delle parasonnie del neonato (il bambino nel primo mese di vita). È un disturbo caratterizzato da movimenti improvvisi di gruppi di muscoli (più spesso di braccia e gambe, ma anche di quelli mimici del volto), che cessano al risveglio. Scompare da solo entro i 6 mesi.
  • I movimenti ritmici del corpo o della testa (girare o battere), che cessano di solito entro i 5 anni (ma possono durare di più nei bambini con sviluppo più lento).
  • I movimenti periodici degli arti, che avvengono in certi momenti della notte, sono improvvisi, durano 4-5 secondi e si ripetono ogni 30-40 secondi. Interessano soprattutto le gambe e possono disturbare chi sta accanto al bambino. A volte sono causati da una carenza di ferro e scompaiono se viene curata. I bambini che anche durante il giorno hanno l’esigenza di muovere ripetutamente le gambe quando sono seduti o sdraiati soffrono della “sindrome delle gambe senza riposo”, che ha una base familiare.
  • Il bruxismo (digrignare i denti), un movimento ripetitivo della mandibola durante il sonno. A lungo andare può portare a una disfunzione dell’articolazione della mandibola. Se persiste dopo la comparsa dei denti definitivi è bene rivolgersi all’odontoiatra.
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Gherardo Rapisardi

pediatra e neonatologo, ha lavorato per 25 anni in Terapia Intensiva Neonatale all’ospedale Meyer di Firenze e poi come direttore di Pediatria e Neonatologia all’ospedale S.M. Annunziata. Esperto di valutazione e promozione dello sviluppo psicomotorio e di salute nel percorso nascita, è trainer nell’approccio Brazelton a livello nazionale.

Bibliografia
Articolo pubblicato il 29/10/2020 e aggiornato il 12/12/2022
Immagine in apertura LeManna / iStock

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