Cosa si intende quando sentiamo parlare di parasonnie nei bambini? Mentre dormono i piccoli possono assumere strani comportamenti, compiere movimenti involontari e manifestare forti emozioni. Questi fenomeni vanno considerati disordini clinici nel caso in cui siano all’origine di traumi fisici, oppure se l’interruzione del sonno provoca effetti nocivi, sia sulla salute del bambino (problemi di irritabilità, di attenzione, di comportamento e di apprendimento) sia a livello psicosociale (genitori stanchi durante il giorno, tensioni e difficoltà nelle relazioni familiari).
In generale le parasonnie sono comportamenti fisiologici benigni, più frequenti nei bambini che negli adulti, e quasi sempre scompaiono da soli o si riducono di frequenza e intensità con lo sviluppo.
La grande maggioranza dei bambini manifesta questi disturbi in almeno un’occasione (frequenti sono le parasonnie nei bambini di 2 anni e, in generale, nei bambini fino ai 6 anni di età).
Ma vediamo di seguito quali sono le cause delle parasonnie, i sintomi e gli interventi da compiere.
Alcune parasonnie hanno una dimostrata base genetica, per cui è probabile che siano comparsi in altri membri della famiglia. Ma in generale, tutte le parasonnie si manifestano più frequentemente quando durante il giorno è avvenuto qualcosa che ha stressato il bambino, per esempio un cambio di routine, aver saltato il riposino, oppure forti stress emotivi (paure, tensioni…).
La frequenza di questi fenomeni aumenta quando si dorme poco o se si soffre di qualche disturbo del respiro nel sonno, come le apnee ostruttive, tipiche di bambini che hanno tonsille o adenoidi particolarmente grandi, o una consistente deviazione del setto nasale o una lingua molto grossa (macroglossia); tutte condizioni che ostacolano il respiro durante la notte e che necessitano di una valutazione medica.
Le parasonnie si manifestano al momento del passaggio da uno stato di sonno a un altro, inclusi l’addormentamento e il risveglio. Quelle associate alle fasi di sonno più profondo, o non-REM (in cui sono assenti i rapid eye movements, REM), sono:
Le parasonnie nei bambini si manifestano tipicamente nelle prime ore del sonno, quando prevalgono le fasi non-REM. Si tratta di fenomeni che possono spaventare i genitori, poiché il piccolo sembra sveglio ma non riesce a entrare in relazione con l’adulto. Conoscere i sintomi delle parasonnie, ovvero le loro caratteristiche, aiuta da un lato ad affrontarli con serenità e dall’altro a distinguerli da fenomeni non fisiologici, ad esempio l’epilessia.
In tutte queste situazioni il piccolo non è realmente sveglio, e quando si sveglierà sul serio (a fatica) non ricorderà l’episodio di parasonnia, così come al mattino. Se non è cosciente e si muove, è importante assicurarsi che non corra pericoli fisici.
Per quanto riguarda gli interventi, sarà opportuno parlarne col pediatra, o con un altro specialista, solo nei rari casi in cui le parasonnie siano particolarmente frequenti e creino problemi al bambino o alla famiglia.
Ci sono poi le parasonnie delle fasi REM del sonno, che si verificano più spesso nella seconda parte della notte. Le più frequenti sono gli incubi, sogni che spaventano il bambino e ne causano il risveglio improvviso. In questo caso il piccolo è cosciente, cerca il conforto dei genitori per calmarsi e al mattino ricorderà l’episodio. Gli incubi compaiono intorno ai 2 anni, spesso tra i 24 e i 36 mesi.
Più rara, o meno riportata in età infantile, è la paralisi ricorrente nel sonno, che consiste nella percezione di essersi svegliati ma di non potersi muovere, e talvolta è accompagnata da allucinazioni, raccontate come parte di un sogno. Esistono altre parasonnie che non hanno un chiaro collegamento con le fasi del sonno, come i gemiti, i lamenti e l’enuresi (fare la pipì a letto). Se l’enuresi continua oltre i 6 anni, è opportuno parlarne con il pediatra, che potrà fare accertamenti e proporre eventuali trattamenti, sia comportamentali sia farmacologici.
I movimenti del sonno
Con minor frequenza, durante il sonno i bambini possono compiere una serie di movimenti più o meno regolari. Vediamo di seguito quali sono i più comuni:
pediatra e neonatologo, ha lavorato per 25 anni in Terapia Intensiva Neonatale all’ospedale Meyer di Firenze e poi come direttore di Pediatria e Neonatologia all’ospedale S.M. Annunziata. Esperto di valutazione e promozione dello sviluppo psicomotorio e di salute nel percorso nascita, è trainer nell’approccio Brazelton a livello nazionale.