Il tappo mucoso è una componente fondamentale all’interno del collo dell’utero. Come vedremo, infatti, grazie alle sue caratteristiche svolge un ruolo di protezione molto importante nel corso della gravidanza.
Ma cosa bisogna fare esattamente quando si verifica la perdita del tappo mucoso? Come riconoscerla?
Cos’è il tappo mucoso e per quale ragione si forma? A un mese dal concepimento il collo dell’utero (la cervice) comincia a diventare più morbido e assume una colorazione cianotica (bluastra). La zona diventa molto delicata e tende a sanguinare anche per piccoli traumi, come ad esempio l’esecuzione di un pap-test. Nel frattempo, già subito dopo il concepimento, le cellule della cervice iniziano a produrre un muco denso e abbondante che svolge due funzioni principali:
Il muco forma un tappo che ostruisce il canale della cervice durante tutta la gravidanza, impedendo in questo modo un collegamento diretto tra la vagina e l’interno dell’utero; proprio per questa sua funzione di “barriera”, la sua composizione è molto densa e vischiosa.
Il tappo mucoso ha inoltre caratteristiche antibatteriche e antivirali, pertanto la sua presenza aiuta a prevenire l’eventualità che le infezioni vaginali risalgano esponendo il feto a rischi infettivi.
La perdita del tappo mucoso è semplice da riconoscere, dal momento che si riscontra una fuoriuscita di abbondante muco limpido-giallastro dall’aspetto gelatinoso, che può anche presentare piccole quantità di sangue.
È possibile non accorgersi della perdita del tappo mucoso? Generalmente la perdita del tappo lascia evidenti tracce di muco sugli slip (in quantità maggiori rispetto alle perdite vaginali). Si distingue invece dalle eventuali perdite di urina, che possono verificarsi al termine della gravidanza, per la consistenza filamentosa e la presenza di striature rossastre.
Ma perché si perde il tappo mucoso? Le cause che determinano l’espulsione del tappo sono i cambiamenti della composizione del muco stesso in seguito a cambiamenti ormonali che avvengono al termine della gravidanza o le mutazioni che avvengono nella cervice (appianamento, raccorciamento, dilatazione) che si iniziano a verificare con le prime avvisaglie del parto (prodromi) e successivamente (possono passare anche giorni) con il travaglio di parto. La dilatazione della cervice o un suo altro mutamento fa sì che il contenuto mucoso non aderisca più alle pareti del collo dell’utero e di conseguenza fuoriesca in modo spontaneo.
La perdita del tappo mucoso avviene generalmente a ridosso del termine della gravidanza o comunque a partire dalla 36^ settimana di gestazione. Come anticipato, ciò può avvenire durante i prodromi di travaglio o durante il travaglio stesso, ma talvolta anche diversi giorni prima.
È bene ricordare che l’espulsione del tappo mucoso non costituisce di per sé un segnale di travaglio attivo, ma può essere associata a piccoli cambiamenti che porteranno, anche a distanza di qualche giorno, all’inizio del travaglio vero e proprio. In questi casi la perdita del tappo non si associa alla comparsa di contrazioni dolorose.
Alcune volte, invece, la perdita del tappo mucoso e l’inizio del travaglio di parto coincidono, specialmente nelle donne che hanno già partorito in precedenza, perciò alla perdita del tappo corrisponde la comparsa di contrazioni intense e regolari. In questo caso è bene che la donna si rechi subito presso il luogo scelto per il parto.
Quando la perdita del tappo mucoso avviene durante il travaglio la nascita avverrà con tempi e modalità differenti, a seconda delle caratteristiche specifiche di ciascuna donna e ciascun bambino.
Nel caso in cui, invece, si verifichi l’espulsione del tappo in assenza di contrazioni ritmiche e dolorose, non resta che attendere. Sarebbe azzardato stimare l’intervallo di tempo che può trascorrere tra la perdita del tappo e il parto, tuttavia è importante tenere presente che in alcuni casi trascorrono diversi giorni, in altri addirittura settimane.
Lavora come ostetrica negli ospedali bolognesi dal 2018 e conduce corsi di accompagnamento alla nascita. Dal 2020 è professoressa a contratto presso l’Università di Bologna, per il corso di Laurea in Ostetricia. Ha elaborato e coordinato un progetto, in collaborazione con l’Università di Bologna, di protezione e promozione dell’allattamento al seno, sostenendo a domicilio le mamme con difficoltà nell’avvio dell’allattamento.