Due piccole macchie di colore, la loro intensa amicizia, i giochi, gli abbracci, le separazioni: c’è proprio tutta la semplice complessità di un bambino in questa storia; una storia realizzata con una tecnica, il collage, priva di tutto il superfluo, essenziale, pulita, vicina alle modalità espressive dei bambini. Proprio questa vicinanza e questa assonanza di sensazioni hanno fatto di questo libro un classico dell’editoria infantile che conquista i bambini alla prima lettura.
Quando fu pubblicato per la prima volta, nel lontano 1959, Piccolo blu e piccolo giallo rivoluzionò il campo dell’illustrazione per l’infanzia. A essa, infatti, era stato sempre riservato un linguaggio figurativo con un ruolo subordinato di commento al testo; per tradizione, l’illustrazione doveva aiutare il bambino a comprendere la narrazione e guidare la sua fantasia nella creazione delle immagini corrispondenti. Leo Lionni, che ha scritto e disegnato questo libro, seguì invece il procedimento opposto, derivato dalle modalità creative dei bambini stessi: in questo racconto non è la narrazione a dare vita alle immagini, ma sono le immagini a far scaturire la narrazione. Immagini non figurative, in questo caso, ma semplici macchie di colore alle quali Lionni aggiunge poco, pochissimo, quel che basta per stimolare i bambini a liberare il portento della loro immaginazione e a far riconoscere loro emozioni familiari. Nel suo libro è infatti il testo, brevissimo, a commentare le immagini, vere protagoniste del racconto.
Per questo motivo anche a tanti anni dalla sua nascita Piccolo blu e piccolo giallo mantiene intatta la sua portata innovativa e la capacità di stimolare la creatività dei lettori. Sarà inevitabile, infatti, dopo aver chiuso il libro, veder migrare le macchie nei disegni dei bambini e, inaspettatamente, anche noi prenderemo in mano la matita per scoprire che, dopo averla tanto trascurata, la nostra creatività è ancora viva.