Che cosa significa la parola “genere”? Esistono solo il genere maschile e quello femminile? Qual è la relazione tra sesso e genere? Facciamo un po’ di chiarezza.
Partiamo dalla biologia, e cerchiamo di capire innanzitutto che cosa succede dopo l’“incontro-scontro” tra le 23 coppie di cromosomi provenienti dalla madre e dal padre (23X-23Y). Due cellule (la cellula uovo e lo spermatozoo) si uniscono e un individuo inizia la sua esistenza; tale individuo avrà un patrimonio genetico XX (“femminile”) o XY (“maschile”): questo patrimonio definisce il sesso genetico.
Fino alla sesta settimana gestazionale, lo sviluppo procede in perfetta uguaglianza e sincronia, senza nessuna differenza. Ma nel momento in cui nel feto XY si attiva un gene chiamato SRY, tutto cambia: a questo punto, infatti, si innesca un processo piuttosto complesso (che in realtà vede coinvolti numerosi geni) che porta la gonade embrionale indifferenziata a diventare un testicolo. Questo comincerà a produrre degli ormoni, tra cui il testosterone, che dirigeranno lo sviluppo dei genitali interni ed esterni maschili.
Nel feto XX, invece, altri geni e altri ormoni guideranno lo sviluppo che porterà alla formazione di ovaie, tube, utero e genitali esterni femminili (e si parla in questo caso di sesso gonadico).
Il processo di differenziazione sessuale è anche all’origine dello sviluppo di quelle caratteristiche fenotipiche (cioè, l’aspetto del corpo) che contraddistinguono il sesso femminile e quello maschile: si tratta del sesso fenotipico.
Sesso genetico, sesso gonadico e sesso fenotipico (il sesso biologico) non corrispondono necessariamente, e in presenza anche di minime variazioni cromosomiche, genetiche e ormonali nasceranno individui che non potranno essere inquadrati in stretta logica binaria (vedi Box qui sotto).
| Sindrome | Sesso genetico | Sesso gonadico | Sesso fenotipico |
Mutazioni cromosomiche | Sindrome di Turner | 45XO | Femminile | Femminile |
| Sindrome di Kinefelter | 47XXY- 47XXXY | Maschile | Maschile |
Mutazioni genetiche | Sindrome di Swyer Anomalie del gene SRY (assente) | 46XY – 46XX | Femminile | Maschile |
| Anomalie del gene SRY (alterato) | 46XY | Maschile | Maschile |
Alterazioni ormonali | Sindrome di Morris Insensibilità agli ormoni maschili | 46XY | Maschile/ Femminile | Femminile |
Tutto questo riguarda la biologia in senso stretto (cromosomi, geni, gonadi, ormoni), ma per comprendere in maniera adeguata le differenze di sesso e genere è importante andare oltre la rigorosa e anacronistica dicotomia mente-corpo, per considerare invece come le dimensioni biologiche, sociali, culturali e psicologiche interagiscano e si influenzino vicendevolmente, creando la realtà articolata e variegata in cui viviamo.
In quanto maschi o femmine, l’ambiente in cui cresciamo si aspetta che ci comportiamo in base a quelli che sono i canoni culturali e sociali fissati per quello specifico genere (ruolo di genere): ai maschi verranno regalate delle macchinine, alle femmine delle bambole, anche indipendentemente dalle loro richieste esplicite. Crescendo, si tenderà spesso a dare per scontato che i bambini siano bravi in matematica e le bambine in italiano.
Ma è davvero così o sono inclinazioni dovute ai condizionamenti precoci? Nel rispondere a determinate aspettative rispetto al proprio genere la componente genetica e quella ambientale e culturale si fondono sempre inestricabilmente, ed entrambe hanno importanza.
Ci sono bambine e bambini che, fin da molto piccoli e nonostante i condizionamenti culturali, manifestano attrazione per un ruolo non conforme al proprio sesso fenotipico: la loro espressione di genere (cioè, il modo in cui si esprime il proprio genere attraverso il vestiario, il comportamento, il modo di muoversi e di parlare) si discosta dalle aspettative.
Possiamo scegliere se assecondare tali preferenze o frenarle; in quest’ultimo caso, però, limiteremmo la possibilità di sperimentare vari ruoli e di fare esperienze importanti in un’età in cui le potenzialità del cervello sono enormi (ricordiamolo: non esistono colori, abiti, sport, giochi o libri per maschi e per femmine).
Quando le bambine e i bambini non si sentono a proprio agio nel genere assegnato loro alla nascita in base agli organi genitali, oppure quando non si conformano alle regole sociali che tale assegnazione presuppone, si parla spesso di varianza di genere nell’infanzia. Può capitare che alcune delle caratteristiche manifestate si consolidino con l’approssimarsi del periodo adolescenziale, oppure che scompaiano.
L’adolescenza, d’altra parte, è un periodo importante: cambia il corpo (e quindi i caratteri sessuali secondari) e cambia il modo di vedere sé stessi e il mondo circostante. In questa fase comincia a diventare più chiaro chi si è, e soprattutto se ci si sente a proprio agio nel corpo in cui si vive.
È proprio nell’adolescenza, dunque, che matura l’identità di genere, cioè la percezione intima che ogni persona ha di sé rispetto al genere, al di là del sesso genetico, gonadico e fenotipico. È l’autopercezione di sé in relazione al mondo esterno e alla sua organizzazione in base al genere. Si tratta di un processo che ha origine nella prima infanzia e prosegue per tutta la vita, assumendo una certa stabilità a partire dall’epoca adolescenziale.
Tipica dell’adolescenza è anche una delle esperienze più belle e intense della vita umana: l’innamoramento. È un fenomeno fisico che possiamo immaginare come un’onda, una «perturbazione che si diffonde nello spazio trasmettendo energia ma non materia» [1] . Chiunque sia stato innamorato ha vissuto su di sé l’esperienza di questa “perturbazione”, che si è manifestata in modi diversi per ognuno di noi.
L’orientamento sessuale indica verso chi si prova attrazione romantica, emotiva o sessuale, e non è necessariamente correlato né con l’identità di genere né con il sesso fenotipico.
A seconda dell’orientamento sessuale, ci si identifica come omosessuali, eterosessuali, bisessuali, asessuali (persone che non provano attrazione sessuale, o non hanno interesse per l’attività sessuale), pansessuali (persone che provano attrazione per altre persone indipendentemente dal loro genere o sesso fenotipico), eccetera.
L’orientamento sessuale, come altre caratteristiche dell’individuo che maturano nel tempo, può essere rappresentato come un percorso, la cui durata è variabile e che non è per forza lineare.
La biologia, l’etica, la filosofia e le scienze sociali, insieme, ci restituiscono una grande libertà, e questa libertà la dovremmo assicurare ai nostri figli, rispettandoli e camminando accanto a loro. In tal modo, anche chi si sentirà “diverso” percepirà l’amore che lo circonda. In caso contrario, vivrà la sua “diversità” come qualcosa di anomalo, da cui scatuirirà una profonda sofferenza (disforia di genere).
Nel suo ultimo libro, Michela Murgia ha scritto che «il modo in cui nominiamo la realtà è quello in cui finiamo per abitarla» [2] . Per questa ragione è importante conoscere il significato dei termini che abbiamo presentato nell’articolo: se ognuno di noi attribuisce un senso diverso alle parole, infatti, la comunicazione ne risulterà compromessa.
Nominare il mondo contribuisce a costruirlo, e nominare la varietà di esperienze di vita possibili contribuisce a garantire loro pieno diritto di cittadinanza. La consapevolezza è un primo passo importante per immaginare, e costruire, una società a misura di tutti.
Di seguito, vi suggeriamo un elenco di letture per bambini (dai 3 anni in su) che aiutano a riflettere sul tema delle differenze di genere e a smontare quegli stereotipi ancora duri a morire: