Il primo trimestre di gravidanza è ormai alle porte ed è giunto il giorno dell’ecografia morfologica. Quando l’esame ha inizio l’emozione è tanta. Ecco il risultato: il bimbo sta bene. La sonda però si sofferma un po’ più a lungo sul piedino, che sembra avere qualcosa di anomalo, il medico parla di piede torto…
Altre volte la gravidanza arriva a termine e fino ad allora non viene riferito alcun problema, il bimbo cresce regolarmente e arriva il tanto atteso momento della nascita. Il primo vagito del piccolo riecheggia in sala parto, il pediatra dice che sta bene, ma… il neonato ha il piede torto!
I dubbi e le paure, sommati alle emozioni del momento, assalgono i genitori. Di cosa si tratta? Cosa significa esattamente? Potrà camminare? Cosa posso fare per far star bene il mio bambino?
Il piede torto congenito è una malformazione complessa che coinvolge tutto l’arto inferiore ma in modo particolare il piede, che si presenta con un aspetto anomalo. Quando si parla di questa patologia si sottintende, quasi sempre, il piede torto equino varo cavo addotto supinato, che rappresenta, fra tutte, la tipologia più frequente. Il piedino torto risulta alla nascita completamente ruotato verso l’interno, con la punta verso il basso (equino), la parte interna del piede ripiegata su sé stessa (cavo, varo) e la pianta verso l’interno o verso l’alto (addotto, supinato). Se manipolato il piede tende a rimanere in questa posizione.
Sebbene i genitori rimangano in genere spiazzati dinanzi a questa diagnosi, è bene dire che si tratta di una delle deformità congenite più comuni che riguardano le ossa e le articolazioni dei neonati. In Italia, ad esempio, si stima che nascano oltre 600 bambini l’anno affetti da questa deformità; ne sono più colpiti i maschi, circa il doppio rispetto alle femmine, e la deformità può presentarsi in uno o in entrambi i piedi (piede torto bilaterale).
Solo raramente, per fortuna, il piede torto è conseguente a patologie più complesse (spina bifida, artrogriposi, disfunzioni neurologiche, malattie genetiche eccetera). Nella maggior parte dei casi, invece, si tratta di una deformità isolata e si parla quindi di piede torto idiopatico, ovvero in assenza di una causa determinante nota. Ad oggi è ormai sempre più chiaro che questa malformazione sia la conseguenza di cause multifattoriali, genetiche e ambientali, che influenzano la forma del piede già durante la sua formazione in utero.
Esiste anche una forma di piede torto da posizione, ovvero un piede che, per cause estrinseche (riduzione del liquido amniotico, posizione anomala in utero, malformazioni uterine) ha mantenuto durante gli ultimi mesi della vita intrauterina una posizione forzata che ne ha condizionato l’aspetto al momento della nascita. A differenza della altre forme di piede torto, però, in questo caso l’aspetto del piede è solo transitorio e tende a risolversi spontaneamente o tramite manipolazioni correttive che accompagnano il piede verso il ripristino della sua forma fisiologica.
La diagnosi del piede torto avviene, in genere, al momento della nascita e si basa, prima di tutto, sulla semplice osservazione clinica della morfologia del piede che presenta un aspetto peculiare. Sucessivamente la visita di uno specialista ortopedico consentirà di distinguere, tramite opportune manovre, un piede torto lieve, dunque facilmente correggibile, da un piede torto rigido o atipico.
Negli ultimi anni, grazie al miglioramento delle apparecchiature mediche e della precisione diagnostica ecografica, è sempre più frequente la possibilità di avere una diagnosi già in epoca prenatale, generalmente intorno alla ventesima settimana di gestazione, durante l’ecografia morfologica. Conoscere la presenza della deformità con questo anticipo può favorire la serenità dei genitori per la pianificazione del percorso terapeutico, che andrà intrapreso il più precocemente possibile dopo la nascita del bambino.
La terapia per il trattamento del piede torto congenito ha subìto, nel corso degli ultimi decenni, una notevole trasformazione e riconosce ormai universalmente nel “Metodo Ponseti” il gold standard. La metodica si basa dapprima sull’applicazione di gessetti correttivi che vengono applicati dal piede fino alla coscia e che consentono una correzione della deformità in maniera progressiva e secondo uno schema ben definito. Il trattamento del piede torto congenito deve essere avviato precocemente, in genere entro le prime due settimane di vita, i gessetti vengono poi sostituiti ogni cinque-dieci giorni. Il numero di gessi può variare (di solito da quattro a otto) in base alla rigidità della deformità, e nel 70-80% dei casi è necessario, per completare la correzione, anche ricorrere a un piccolo intervento definito “tenotomia del tendine di Achille”, che può essere effettuato in narcosi o tramite anestesia locale e che viene seguito dall’applicazione di un apparecchio gessato da mantenere per ulteriori tre settimane.
Al termine di questa fase di trattamento si procede con l’applicazione immediata di un tutore, costituito da due scarpine collegate da una barra centrale. Questa ortesi è la stessa sia nelle forme monolaterali che bilaterali, ed è strutturata per consentire il mantenimento della correzione ottenuta.
Per i primi quattro mesi il tutore deve essere indossato almeno 23 ore al giorno, per poi procedere, nei mesi successivi e previo mantenimento della correzione, a una riduzione progressiva del tempo di utilizzo fino ad arrivare a 12 ore al giorno, ovvero il numero di ore di riposo del bambino. Quando le tempistiche di trattamento vengono rispettate e il piede risponde bene alle cure proposte la patologia non comporta alcun ritardo nello sviluppo motorio. Il tutore non deve comunque essere mai abbandonato almeno fino al compimento dei 4 anni di età del bambino, momento in cui si riduce il rischio di ricomparsa della deformità. La necessità di un trattamento del piede torto congenito così prolungato è dettata, infatti, dall’elevato rischio di recidiva della malattia. Nei primi anni di vita, la probabilità che la deformità si ripresenti si aggira intorno al 25% dei casi trattati. Solo un corretto utilizzo del tutore e una completa aderenza al trattamento proposto può limitare, senza però escludere del tutto, questa spiacevole evenienza. Dopo i 4 anni di età la possibilità di recidiva fortunatamente si riduce notevolmente, fino a escludersi del tutto una volta che lo scheletro giunge a maturazione completa.
Nel caso in cui il piede torto si dovesse ripresentare, è necessario ricorrere nuovamente al trattamento con gessetti correttivi, e talvolta anche a interventi chirurgici maggiori (trasposizioni tendinee, allungamenti tendinei eccetera).
Quando il decorso del trattamento del piede torto congenito non incontra difficoltà, la deformità viene corretta completamente e consente al bambino di non avere alcun ritardo nel raggiungimento delle normali tappe motorie e nessuna limitazione nello svolgimento della pratica sportiva. Quando la presentazione della deformità è monolaterale potrebbe notarsi una lieve differenza di volume tra i due polpacci o una differenza di lunghezza tra i due piedi, generalmente non tali da comportare alcun tipo di disagio.
Accanto al piede torto equino varo supinato troviamo altre tipologie di piede torto. Vediamo quali.
Solo la parte anteriore del piede è rivolta verso l’interno. In una buona percentuale dei casi, quando cioè la deformità non è rigida, questa anomalia tende a risolversi spontaneamente entro il sesto mese di vita. Talvolta necessita invece di trattamenti manipolativi o dell’applicazione di scarpette dedicate alla correzione.
La parte anteriore del piede è rivolta verso l’alto e la pianta guarda l’esterno. Anche in questo caso la correzione avviene quasi sempre spontaneamente nelle prime settimane di vita o tramite manipolazioni. Si tratta quasi sempre di una deformità conseguente a malposizionamenti fetali.
Patologia complessa, la più rara fra le precedenti e quasi sempre presente in concomitanza di altre malattie genetiche che colpiscono l’apparato muscolo-scheletrico (anche la scoliosi è frequentemente associata a malattie genetiche, ne parliamo in questo articolo).
Ecco di seguito alcune immagini relative al piede torto.
Specialista in Ortopedia e Traumatologia con indirizzo prevalentemente pediatrico, dal 2009 pratica attività di volontariato in Tanzania in un centro per bambini motolesi. Ha frequentato corsi professionalizzanti sulla metodica di Ponseti nel trattamento del piede torto congenito e sulla tecnica ecografica di Graf nella displasia congenita delle anche. Dal 2017 è co-responsabile dell’ambulatorio di Ortopedia Pediatrica del Policlinico di Messina.