Introducendo il tema del pregrafismo, abbiamo già uno sguardo verso la scrittura. Quante volte, alla scuola dell’infanzia, capita di sentire genitori che dicono entusiasti alle maestre: «Mio figlio scrive già!»? Non c’è assolutamente nulla di male in questo, ma dovremmo soffermarci e chiederci: imparare “prima” è sempre meglio? Quali sono le tappe evolutive per imparare a scrivere e quando avviene il consolidamento?
Proviamo a vedere qualche suggerimento pratico per allenare il pregrafismo, facendo sempre riferimento a quanto ci dicono le evidenze neuroscientifiche e la letteratura psicopedagogica.
Cos’è il pregrafismo? Come ci suggerisce la parola stessa, è la condizione che viene “prima” della “grafia”, e riguarda le competenze che precedono l’apprendimento della scrittura. Affinché un bambino impari a scrivere in maniera fluida durante la prima e la seconda classe della scuola primaria, è infatti necessario che nei primi anni della sua crescita maturi diverse competenze che, come vedremo, non riguardano solo la capacità di riconoscere o tracciare le lettere dell’alfabeto, ma interessano varie aree del suo sviluppo.
Quali esattamente? E perché è così importante stimolarne lo sviluppo?
Nel gesto grafico della scrittura sono coinvolte:
Sarà quindi fondamentale che le proposte educative e di attività nella fase di pregrafismo vadano a stimolare queste aree, sia singolarmente sia in sinergia. Allenare questi prerequisiti necessari all’apprendimento della scrittura dovrebbe essere proprio lo scopo di tutte le attività di pregrafismo.
Quando parliamo di pregrafismo, inoltre, non possiamo non soffermarci sulle Funzioni Esecutive, che potremmo definire come il grande direttore d’orchestra che permette di controllare e regolare pensieri, emozioni e comportamenti. Le Funzioni Esecutive ci permettono ad esempio di:
È bene ricordare che tutte le capacità messe in campo dal bambino durante lo sviluppo (imparare a fare un’azione intenzionale, programmare e pianificare azioni, eccetera) e che fanno parte delle Funzioni Esecutive, non devono essere viste come processi separati, ma come tante sfaccettature di un unico processo.
Tutti questi aspetti si coordineranno assieme e porteranno i bambini a sviluppare le abilità pregrafiche e, in seguito, la scrittura.
L’imperativo, quando parliamo di prerequisiti dell’apprendimento, è: si impara giocando!
La scelta migliore per far sperimentare al bambino i prerequisiti della scrittura è proprio quella di utilizzare la modalità di apprendimento che conosce meglio, ovvero il gioco. Molto spesso invece, sia nella scuola dell’infanzia sia a casa, vengono proposte ai bambini libri o schede cartacee che contengono esercizi detti “di pregrafismo”: unire puntini; disegnare contorni, linee, figure; colorare spazi; tratteggiare i primi numeri e le prime lettere…
Dovremmo chiederci: le schede per il pregrafismo sono utili? Gli adulti spesso sono portati a pensare erroneamente che per imparare a scrivere sia necessario far esercitare i bambini nella scrittura di numeri e lettere dell’alfabeto già durante la scuola dell’infanzia, ma in realtà proporre schede di pregrafismo rappresenta un metodo più adatto all’età della scolarizzazione.
I veri esercizi di pregrafismo sono invece quelli che permettono al bambino di sperimentare i prerequisiti della scrittura giocando e divertendosi. Se pensiamo, ad esempio, alla capacità motoria e alle prassie, sarà importante che i bambini sperimentino il “movimento finalizzato” (il movimento che ha uno scopo preciso) sia da un punto di vista motorio (fare percorsi, arrampicarsi sugli alberi, camminare su tronchi o assi…) sia per quanto riguarda la coordinazione occhio-mano.
Possiamo giocare con la motricità fine e la coordinazione occhio-mano attraverso alcune attività montessoriane, come ad esempio svitare e avvitare bulloni, infilare perle in fili sempre più morbidi e flessibili, oppure usare materiali con caratteristiche sensoriali differenti (morbido, ruvido, liscio….): invitiamo il bambino a chiudere gli occhi e a prestare attenzione alle caratteristiche sensoriali di ogni oggetto, poi chiediamogli di cercare l’oggetto “gemello”, fatto cioè dello stesso materiale del precedente.
Un gioco molto utile per sviluppare la motricità fine è lo shangai, che può essere insegnato ai bambini già in età prescolare.
Il tangram, un rompicapo cinese, è un’altra attività che permette di allenare la motricità, l’elaborazione degli stimoli sensoriali e spaziali e le abilità visuospaziali, ed è utilissimo perché permette ai bambini di manipolare anche forme geometriche diverse.
Anche l’uso delle tanto temute forbici permette di creare giochi che piacciono molto ai bambini. Chiedere ai piccoli di ritagliare delle righe, che possono essere dritte e andare in direzioni diverse (orizzontale, verticale e obliquo), oppure a zig zag o curve, e magari disegnate da loro stessi, permette di allenare la motricità fine e la coordinazione occhio-mano.
Creare con i bambini dei semplici origami (all’inizio basterà far piegare semplicemente un foglio in due parti) con carta di dimensioni diverse (post it, block notes, A4, eccetera), permetterà al bambino di usare le mani in modo via via più fluido.
Altri giochi utili da proporre sono tutti quelli in cui il bambino utilizza le proprie mani per manipolare, costruire, impastare, allenare la prensione, la forza, la coordinazione. Ad esempio quelli con la sabbia o la farina di mais, elementi da usare come se fossero tavolette su cui il bambino può riprodurre disegni di vario genere, fino ad arrivare a lettere o numeri. In questo senso esistono diverse proposte tratte dalla pedagogia Montessoriana da cui prendere ispirazione.
Un ottimo allenamento di pregrafismo è utilizzare strumenti diversi per dipingere e colorare (pastelli, pastelli a cera o a olio, gessetti, pennelli…), perché a ognuno corrisponde un modo di fare pressione e una tipica impugnatura. Gli strumenti di lunghezze diverse sono utilissimi per lavorare sulla motricità fine (quindi, recuperiamo anche i famosi e preziosi “mozziconi” di pastello!).
Con la stessa logica, possiamo far sperimentare al piccolo diversi supporti: foglio di carta, cartoncino, cartone, tessuto…
È importante che il bambino sperimenti sia il disegno libero sia quello su copia. Copiare un disegno permette di allenare la capacità di riprodurre un modello nello spazio del foglio, rispettando le dimensioni e le proporzioni originali, mentre nel disegno spontaneo hanno un ruolo importante le abilità immaginative.
Le pubblicazioni e i videocorsi dell’artista Hervé Tullet, contengono una serie di attività che permettono al bambino di sperimentare con creatività le diverse tipologie di linee, di spazio pieno o vuoto, e come gli elementi possano unirsi… Tutti elementi che il piccolo incontrerà più avanti nell’apprendimento della scrittura. Sarà utile sperimentare segni grafici differenti, come punti, segni, linee e macchie, attraverso strumenti diversi, come pastelli a cera, tempere a dito, matite colorate, pennelli e tempere.
Non dimentichiamoci poi che iI gioco libero, spontaneo, cioè quello che il bambino sperimenta quando può scegliere cosa fare senza una guida specifica o troppe limitazioni alle sue attività, è spesso il modo migliore per “allenare” il proprio corpo a utilizzare quelle abilità di base che saranno necessarie anche per l’apprendimento della scrittura, come ad esempio la capacità di padroneggiare il proprio corpo nello spazio, inibire, quando serve, alcune funzioni motorie per attivarne altre (ad esempio mantenere fermo il corpo mentre si usano solo le mani, come verrà richiesto sui banchi di scuola), utilizzare con consapevolezza la destra e la sinistra e così via. L’ambiente naturale, che sia un bosco, un prato, una campagna, ma anche una piazza o un cortile dove correre e giocare, è da considerare come il luogo migliore per dare spazio a tutte le importantissime attività spontanee dei piccoli.
Ma, si potrebbe pensare, queste attività, cosa c’entrano col pregrafismo di numeri e lettere dell’alfabeto? In realtà, quanto suggerito finora serve proprio a favorire la scoperta graduale dei numeri e delle lettere nel rispetto delle propensioni dei piccoli. Nello sviluppo di ogni singolo bambino esiste infatti una grande variabilità, e avremo quindi bambini che negli ultimi anni della scuola dell’infanzia si mostrano già interessati alla scrittura di lettere e numeri e altri che invece se ne disinteressano. Solitamente i primi proveranno spontaneamente a scrivere i numeri e le lettere, copiandoli non appena ne avranno l’occasione, e in questo caso gli adulti dovranno semplicemente assecondare questa curiosità, senza però forzarla attraverso l’uso di schede di pregrafismo.
L’uso di questi strumenti prima del tempo, infatti, non solo è poco utile, ma rischia di essere controproducente sia da un punto di vista “tecnico” (potrebbe interferire con il “metodo” che verrà poi proposto dalle insegnanti alla scuola primaria; il bambino potrebbe interpretare le lettere come disegni e c’è il rischio che non impari la giusta direzione del tratto grafico) sia da un punto di vista emotivo-motivazionale, in quanto il piccolo potrebbe sviluppare avversione per questo tipo di attività così proposte.
Quando parliamo di pregrafismo nei bambini, ci riferiamo quindi a tutte quelle competenze – dalle più semplici alle più complesse – che li porteranno all’apprendimento della scrittura formale nella classe prima della scuola primaria. Appare quindi evidente perché il pregrafismo sia importante per i bambini: è tra i primi passi per imparare a scrivere, ma non solo, come abbiamo visto si fonda su una serie di competenze e abilità che riguardano lo sviluppo globale del piccolo.
All’ingresso della scuola primaria, genitori e insegnanti dovranno mantenere un occhio vigile sui prerequisiti raggiunti dal bambino, ma anche sulle modalità per avvicinare quest’ultimo alla scrittura: sarà importante lasciargli la libertà di sperimentare anche attravero il gioco e di confrontarsi serenamente con la possibilità di sbagliare, rispettando i suoi tempi di evoluzione.