«Si possono ingannare tutte le persone una volta, si può ingannare una persona tutte le volte, ma non si potranno mai ingannare tutte le persone tutte le volte.» Questa frase, che io conosco come attribuita ad Abraham Lincoln, uno dei più venerati presidenti degli Stati Uniti d’America, dovrebbe essere costantemente ricordata ai redattori delle riviste dedicate a mamme e bambini. Sono talmente tante, e così generosamente spedite in omaggio alle mamme italiane, che sicuramente in questo momento ve ne sarà venuta in mente almeno una. Quale che sia, si tratta di una lettura che vi sconsiglio caldamente, e proprio in riferimento alla frase di Lincoln, perché non possono pensare di fregarci tutti e sempre.
«Bella forza», direte voi, «ne parlate male perché sono vostri diretti concorrenti». Nulla di più inesatto, cari lettori. Quel tipo di pubblicazione non nasce per semplificare la vostra vita ma per promuovere prodotti di vario genere, un po’ come tanti programmi televisivi di medicina. Prova ne sia che la percentuale di pagine utilizzate per la pubblicità si aggira in media intorno al 50%. Nella rivista la cui lettura mi ha prepotentemente indotto a scrivere questo articolo ho trovato pubblicità in 77 pagine su 142, pari al 54% del totale. Sì, sì, l’ho letta anch’io, ma non potevo farne a meno, e non solo quella. Come farei a proporvi degli strumenti di difesa se non andassi a spiare nel campo del nemico? E state pur tranquilli che non mi è costato nulla; gli omaggi arrivano abbondanti anche a me. Devo comunque riconoscere che, da quando frequento, per le ragioni che ho ricordato, queste riviste, la qualità delle informazioni è notevolmente migliorata, tanto che, disperato, come a volte mi sento, per l’atteggiamento e il livello di componenti vari del sistema sanitario, mi verrebbe quasi da dire: meglio di niente! E invece no! Perché, vedete, anche questa migliorata qualità diventa funzionale alla maggiore efficacia delle promozioni: la pubblicità di un giornale così buono come può essere del tutto inaffidabile? E vi assicuro che non è l’invidia che me lo fa dire, ma il rispetto per l’impegno che tanti pediatri hanno messo e mettono nel promuovere una corretta informazione delle famiglie.
Le mamme di solito pensano che su determinati ambiti, come l’accudimento e la cura dei bambini, quello che dicono gli esperti non sia sindacabile. Per carità, nessuno vi vuole incoraggiare a contestare per solo principio, che so, le vaccinazioni (anche se molti lo fanno), o le terapie (anche se molti lo fanno), o altro. L’invito è a cercare di capire, a ragionare con la vostra testa, anche su vaccinazioni e terapie, magari con l’aiuto del vostro pediatra, e ancora di più, se permettete, sull’uso di cremine, scarpine, pappine e vitamine. Nella su accennata rivista, compare, ad esempio, un articolo sui biscottini (piazzato, con gran fortuna dell’inserzionista, subito dopo la pubblicità degli stessi), dove, a ben guardare, c’è tutto e il contrario di tutto.
Subito all’inizio se ne vanta l’equilibrio, addirittura ideale, delle materie prime, quasi che mangiando solo biscottini si possa crescere senza alcun problema, mentre (e solo) alla fine si raccomanda di non eccedere nella quantità perché si tratta di un alimento molto calorico, e quindi si ammette che è squilibrato in questo senso. Si passa poi a sottolineare la presenza di sali minerali (che peraltro sono contenuti in qualunque altro alimento) e la possibile integrazione con vitamine (anch’esse altrimenti disponibili e per pochi centesimi di plusvalore), caratteristiche che hanno il sostanziale pregio di trasformare i suddetti biscottini in un prodotto “dietetico”, sottraendoli così a eventuali regolamentazioni di prezzo.
Ci viene ricordato poi che questo prodotto, da introdurre nella dieta fin dai quattro mesi, è speciale anche perché è preparato senza glutine, «una proteina che, se data prima dei sei mesi, nei bimbi predisposti alla celiachia può provocare disturbi molto seri»; e qui dobbiamo stare molto attenti. Intanto potremmo suggerire all’estensore dell’articolo, per mettersi tranquillo, di non consigliare biscottini prima dei sei mesi; ma questo non tranquillizzerebbe noi. Infatti «nei bimbi predisposti» il glutine provoca disturbi molto seri se dato a qualunque età e, senza specifici esami di laboratorio, non sappiamo che sono predisposti finché non presentano una reazione al glutine. Quindi, raggiunta l’età giusta per lo svezzamento, il glutine va dato liberamente, e se si scopre l’esistenza di una intolleranza non va mai più dato per tutta la vita, e non solo per i primi sei mesi. Almeno per quello che ne sappiamo oggi.
Ma oltre che senza glutine le farine usate sono anche diastasate, e cioè l’amido è sottoposto a un trattamento che «rende il prodotto più facilmente assimilabile e digeribile dal delicato organismo in crescita del bebè». Vale a dire che le farine di cereali sono inadatte a un intestino immaturo ma, siccome noi vogliamo dargliele per forza (indovinate lo scopo), le modifichiamo artificialmente, guarda caso nello stesso modo in cui sarà in grado di farlo personalmente il bambino dopo i sei mesi di vita. Questa giusta preoccupazione per le possibili reazioni negative sulla salute del bambino di una dieta sconsiderata fa sì che non venga usato neanche l’uovo, perché i pediatri consigliano di «cominciare, intorno ai dieci mesi, con il tuorlo e di aspettare i dodici mesi per l’albume». Quello che non comprendiamo è come mai se tutti i problemi – glutine, amido e allergie all’uovo – si esauriscono con il primo anno di vita, la conclusione a fine articolo sia di aspettare «i tre anni di vita prima di passare ai prodotti comuni». Probabilmente se lo sono chiesti gli stessi redattori della rivista perché, nel bel mezzo dell’articolo, in perfetta consonanza con esso, hanno piazzato la foto di un lattante sul seggiolone che tiene fra le mani, in bella evidenza, un’appetitosa fetta di pane scuro.
Lo so cosa state pensando ora. «Ma perché questo qua deve venire a complicarci la vita per un banalissimo biscottino? Manco fosse veleno». Non avete tutti i torti; non voler farsi prendere in giro sta diventando faticoso. Perché non mollare? «Molliamo su tante cose, che male potrà fare una in più? E poi lo fanno tutti!».
Ma sì, forse avete ragione voi, forse Lincoln si sbagliava.
Ternano, dopo aver lavorato come pediatra ospedaliero, si occupa di formazione nell’ambito dei corsi di preparazione alla nascita presso il consultorio “Città Giardino” di Terni. È uno degli autori storici di Uppa e ha pubblicato numerosi articoli sullo svezzamento su riviste pediatriche e non solo. Nel 2019 è uscita per Uppa edizioni una nuova versione del suo libro “Io mi svezzo da solo!”