Si possono dare dei farmaci ai bambini per alleviare il dolore? La risposta è certamente positiva, anche se è di fondamentale importanza saperli utilizzare in modo corretto, così da attenuare i sintomi e allo stesso tempo evitare dannosi effetti collaterali. In questo campo, infatti, l’improvvisazione non è una buona scelta: se i genitori hanno dubbi o domande, il pediatra di fiducia si dimostrerà il miglior interlocutore possibile.
Quando parliamo di trattamento del dolore nei più piccoli, il farmaco considerato di prima scelta è il paracetamolo. Benché sia in commercio da molto tempo e impiegato da numerosi anni (fu sintetizzato per la prima volta nel 1878 da un chimico statunitense e iniziò a diffondersi a partire dagli anni ’50 del XX secolo), il suo meccanismo d’azione, che probabilmente riguarda il sistema nervoso centrale, non è ancora del tutto noto. Come si somministra? E in quali quantità? Cerchiamo di riassumere le informazioni essenziali.
Se il vostro bambino manifesta dolore, soprattutto se intenso, sarà necessario utilizzare una dose di paracetamolo maggiore di quella che si dà in caso di febbre (questo farmaco, infatti, è principalmente un antifebbrile, ma è efficace anche come antidolorifico).
È preferibile assumerlo per bocca (gocce o sciroppo) e la dose è di 15-20 mg per chilogrammo di peso del bambino, da ripetere ogni 6-8 ore, per un totale di tre o quattro somministrazioni nell’arco di un giorno. In alcuni casi l’intensità del dolore potrebbe richiedere – ma sarà il pediatra a valutare questa opportunità – somministrazioni più ravvicinate (ogni quattro ore). In generale, non andrebbero superati i 60 mg per chilogrammo di peso corporeo al giorno, soprattutto nei bambini di età inferiore a 3 mesi. E le supposte? In questo caso l’assorbimento del farmaco è meno regolare, tuttavia se il bambino ha vomito o non è possibile dare il farmaco per bocca, la dose consigliata è di 20 mg per ogni chilogrammo di peso. Sui foglietti illustrativi dei farmaci contenenti paracetamolo sono presenti tabelle che indicano la dose da somministrare a seconda del peso del bambino, così da semplificare il lavoro ai genitori. Se si seguono le dosi consigliate, il paracetamolo è ben tollerato dai bambini e non provoca reazioni indesiderate (solo in alcuni casi può causare delle reazioni allergiche come l’orticaria). Se invece si assumono dosi maggiori di quelle raccomandate, o se gli intervalli tra una dose e l’altra sono troppo brevi, il rischio è di provocare dei danni al fegato o ai reni.
Un’alternativa al paracetamolo è rappresentata dall’ibuprofene, un farmaco antinfiammatorio che agisce bloccando la produzione di alcune sostanze – chiamate prostaglandine – che provocano infiammazione e dolore (ed è anche l’unico farmaco antinfiammatorio con sufficienti dati su efficacia e sicurezza d’uso nei bambini).
La dose generalmente raccomandata è di 7-10 mg per chilogrammo di peso, che può essere ripetuta ogni 6-8 ore. La dose complessiva giornaliera da non superare è di 2,4 grammi.
Anche in questo caso i foglietti dei farmaci riportano la dose da somministrare a seconda del peso del bambino, ma è bene fare attenzione al tipo di farmaco che si acquista per calcolare la dose corretta: in commercio, infatti, sono presenti sciroppi con quantità differenti di farmaco (ad esempio, un flacone potrebbe contenere un totale di 100 o 200 mg di farmaco).
L’ibuprofene può causare disturbi allo stomaco – nausea, vomito, gastrite e talvolta sanguinamento – ed è pertanto preferibile assumerlo a stomaco pieno (anche un piccolo spuntino andrà bene). Bisogna evitare di alternare o somministrare contemporaneamente ibuprofene e paracetamolo, perché ciò aumenta il rischio di effetti tossici a livello di rene e fegato.
Se oltre al dolore il bambino presenta febbre oppure vomito o diarrea, è importante offrirgli una quantità adeguata di liquidi: la disidratazione, infatti, aumenta il rischio di danni renali dovuti a questi farmaci.
Gli altri farmaci antidolorifici in commercio in Italia non sono indicati per l’uso nei bambini, o lo sono soltanto a partire dall’età scolare o dall’adolescenza. Non vanno quindi utilizzati se non dietro consiglio e prescrizione del pediatra. Oltre ai trattamenti farmacologici, però, esistono alcuni interventi di tipo comportamentale che possono essere utili nel ridurre il dolore nel bambino (vedi tabella sotto).
Età | Metodi |
0-2 anni | Contatto fisico con il bambino: toccare, accarezzare, cullare.Ascoltare musica. Giocattoli sopra la culla. |
2-4 anni | Giocare con pupazzi e bolle di sapone, raccontare storie, leggere libri. |
4-6 anni | Raccontare storie, giocare con pupazzi, parlare dei luoghi preferiti, guardare la TV. |
6-11 anni | Ascoltare musica, contare, parlare dei luoghi preferiti, guardare la TV. |
Questi interventi possono essere particolarmente efficaci quando il dolore è la manifestazione di un malessere del bambino che ha a che fare con preoccupazioni, paure, stress (associati, ad esempio, alla scuola), oppure, specie nei bambini piccoli, quando devono essere eseguite delle procedure fastidiose come il prelievo del sangue.
Infine bisogna considerare che, oltre a segnalare un disagio, il dolore può essere associato a uno stile di vita non adeguato. Qualche esempio? Il mal di testa nel bambino può essere scatenato o peggiorato da un sonno non adeguato per durata o qualità, da un’alimentazione troppo abbondante o non equilibrata, o da un’insufficiente assunzione di liquidi. Oltre alla somministrazione del farmaco come trattamento del sintomo, vanno quindi curati anche questi aspetti della vita quotidiana.
medico e specialista in Farmacologia Clinica, ricercatore presso il Laboratorio per la Salute Materno Infantile dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano, dove è responsabile dell’Unità di Farmacoepidemiologia. Si occupa principalmente del monitoraggio dell’uso dei farmaci nei bambini e negli adolescenti e del trasferimento dell’informazione sull’impiego dei farmaci, in particolare per quanto riguarda la gravidanza, l’allattamento e l’età pediatrica, agli operatori sanitari e ai cittadini.