Quarta malattia o scarlattinetta: come riconoscerla?

In genere si contrae durante l’infanzia e si risolve rapidamente, senza lasciare strascichi. Tuttavia una diagnosi precisa non è sempre facile, tanto che molti specialisti sostengono addirittura che non esista e che rientri negli esantemi “atipici”

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Elena Uga , pediatra

La “quarta malattia”, descritta per la prima volta dal dott. Clement Dukes sulla prestigiosa rivista medica “Lancet” nel 1900, venne così denominata perché all’epoca si riteneva che le malattie esantemantiche dell’infanzia comparissero seguendo un preciso ordine temporale. [1] Questa, dunque, sarebbe stata la quarta malattia esantematica che tutti i bambini erano destinati a sviluppare (fino a quando non abbiamo scoperto le vaccinazioni, ovviamente) dopo morbillo, scarlattina e rosolia, e prima della quinta e della sesta malattia. Secondo altre fonti, invece, la numerazione sarebbe data dall’ordine temporale con cui le malattie esantematiche sono state descritte in letteratura scientifica.

Scarlattinetta

Oggi, in realtà, vi è un po’ di confusione su cosa sia esattamente la quarta malattia descritta da Dukes, tanto che molti specialisti ritengono che in realtà non esista. Per alcuni si tratta semplicemente di una variante meno grave di scarlattina (per questo viene chiamata anche “scarlattinetta”) e, di conseguenza, che sia causata da un batterio specifico, lo streptococco beta emolitico di gruppo A. Per altri (compreso lo stesso Dukes) si tratta invece di una malattia causata da un virus, forse un enterovirus della famiglia dei Coxackie, gli stessi della malattia “bocca mani piedi”. Ma un virus specifico che causi i sintomi tipici della quarta malattia, in realtà, non è mai stato identificato. In molti prestigiosi trattati di medicina pediatrica, compreso il Nelson, su cui ha studiato la maggior parte di noi specialisti in pediatria, la quarta malattia non viene neanche citata.

Sintomi

I primi sintomi della scarlattinetta compaiono pochi giorni dopo il contagio e sono cefalea, inappetenza, sonnolenza, a volte con un po’ di febbre, gola rossa e infiammata e l’ingrossamento dei linfonodi ai lati del collo. Segue poi l’esantema vero e proprio, diffuso soprattutto a livello inguinale e dei glutei, con piccoli puntini ravvicinati di colore rosa, che scompaiono dopo 4-5 giorni; la scomparsa dell’esantema può essere seguita da una lieve desquamazione cutanea, proprio come nella scarlattina. In molte forme i sintomi possono essere piuttosto modesti e quasi inavvertiti, e i “puntini” impercettibili o distribuiti anche in altre zone del corpo. In ogni caso, è una forma che tende a risolversi rapidamente e a non lasciare strascichi.

Negli adulti

Come per tutte le malattie esantematiche, anche l’adulto, se non ha contratto la malattia da piccolo, può ammalarsi. Di solito i sintomi nell’adulto sono ancora più lievi che nel bambino. Dal momento che è molto difficile “etichettare” con precisione questo tipo di malattie, quando un adulto ha febbre, sintomi influenzali o “macchie” sulla pelle è sempre meglio si faccia visitare da un medico, anche se, comunque, non è sempre così facile dimostrare quale sia la causa precisa dei sintomi, né dare un nome alle “macchie” o alla malattia.

Nei bambini

Quando un bambino ha sintomi simili a quelli della scarlattina (mal di gola, febbre e macchie molto fini e concentrate all’inguine e alle pieghe) ma molto lievi, si può parlare di quarta malattia. Va aggiunto, però, che una diagnosi precisa è molto difficile e che i “detrattori” della quarta malattia, ovvero coloro che sostengono non esista, ritengono si tratti semplicemente di un quadro ascrivibile agli esantemi “atipici” o “aspecifici”, cioè a quelle forme di febbre e macchie sulla pelle che non sono causati da un virus o un batterio specifico, ma che rappresentano una risposta del nostro organismo a un’infezione. Inoltre, nella stragrande maggioranza dei casi, queste forme virali guariscono da sole in pochi giorni. In generale, nei casi di scarlattinetta nei bambini, sarà il pediatra a decidere, qualora lo ritenga necessario, se effettuare il tampone faringeo per individuare lo streptococco beta emolitico di gruppo A; l’unico caso, questo, in cui sarà necessario effettuare una terapia antibiotica.

In gravidanza

La comparsa di febbre e macchie in gravidanza richiede sempre una visita medica, a maggior ragione se in casa c’è un bambino che ha, o ha avuto, gli stessi sintomi. Nel caso venga diagnosticata la quarta malattia, però, si può stare tranquilli: se il tampone faringeo è positivo per lo streptococco beta emolitico di gruppo A, si effettuerà la terapia antibiotica, senza alcun rischio per il feto; se invece il tampone è negativo, si tratta probabilmente di una malattia virale aspecifica, generalmente anch’essa senza rischi particolari.

Contagio

Il contagio della quarta malattia, sia che si tratti di una forma batterica da streptococco sia di una forma virale, avviene attraverso le goccioline respiratorie diffuse con i colpi di tosse del soggetto infetto, oppure per contatto diretto con la saliva o il muco del malato (ad esempio bevendo dallo stesso bicchiere). Si è contagiosi fino alla comparsa delle macchie ed è molto difficile definire un periodo di incubazione, visto che non è chiarissima neanche la definizione della malattia. La maggior parte dei casi sembra registrarsi nei periodi primaverile ed estivo, o comunque per “focolai epidemici”: quando un bimbo si ammala in un asilo, ad esempio, nel giro di qualche giorno la malattia tende a diffondersi agli altri compagni.

Rischi

Come già detto, secondo il parere di molti la scarlattinetta non è che una forma più lieve di scarlattina. È quindi causata da un’infezione alla gola e si può individuare facendo un tampone faringeo (spesso i pediatri hanno nel loro studio la possibilità di eseguire i “test rapidi”, tamponi il cui esito si ottiene in pochi minuti). Essendo una forma più lieve di malattia, il rischio di tutte le complicanze tipiche della vera e propria scarlattina è ancora più basso: solo in rari casi e in soggetti predisposti lo streptococco responsabile dell’infezione potrebbe comportare problemi renali, ma sarà il pediatra, in base ai sintomi del bambino, a consigliare eventualmente l’esecuzione di un esame delle urine.

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Elena Uga

pediatra, lavora presso l’ospedale S. Andrea di Vercelli e si occupa nello specifico di allergologia, allattamento e ambiente. Dal 2011 collabora come autore per Uppa.

Note
[1] Clement Dukes On the confusion of two different diseases under the name of rubella (rose rash) «The Lancet», 14 luglio 1900, vol. 156, n. 4011, pp. 89-95
Bibliografia
Articolo pubblicato il 27/08/2019 e aggiornato il 25/09/2024
Immagine in apertura South_agency / iStock

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