Avete mai sentito parlare di regressione del sonno? Questo cambiamento nell’abituale routine del bambino può essere improvviso e piuttosto frequente durante i primi anni di vita, in risposta alle diverse esigenze legate allo sviluppo e alla crescita. Come per tutte le fasi di transizione che riguardano i piccoli, anche in questo caso gli adulti, se non adeguatamente informati, possono trovarsi spiazzati o arrivare anche a preoccuparsi di fronte a una transizione così repentina nelle abitudini del sonno del loro bambino o della loro bambina.
In questo articolo affronteremo l’argomento proprio per aiutare i genitori a comprendere meglio cos’è la regressione del sonno e ad affrontarla senza paure.
In generale, quando parliamo dello sviluppo e della crescita di un bambino a partire dalle prime settimane di vita in poi, impariamo a distinguere varie fasi che hanno caratteristiche precise, rispondono a esigenze specifiche e possono essere interessate da fenomeni di regressione (più spesso di quanto si pensi). Per regressione intendiamo quelle fasi transitorie e benigne in cui si assiste a un rallentamento o passo indietro a livello comportamentale, fisico e di abitudini. Si tratta di fenomeni la maggior parte delle volte fisiologici che si presentano in risposta a diversi fattori (da quelli legati alla crescita a quelli esterni…) e che tendenzialmente sono destinati a risolversi senza problemi particolari.
Esistono però comportamenti e fenomeni regressivi che possono assumere caratteristiche patologiche, ad esempio nei disturbi post-traumatici, nei disordini del neurosviluppo, dove assistiamo a cambiamenti evidenti e protratti nel tempo.
I fenomeni fisiologici di regressione possono interessare anche il sonno dei bambini, improvvisamente e senza spiegazioni certe, magari proprio quando, dopo le prime settimane più faticose, il piccolo ha cominciato ad avere una routine più regolare e i genitori riescono a gestire meglio le sue necessità e gli orari – e dunque a riposare un po’ di più.
Il celebre pediatra Berry Brazelton ha definito la regressione del sonno nei bambini una fase normale di disorganizzazione nel cervello e nel corpo del bambino nel corso della crescita. Parliamo di eventi transitori e improvvisi che non hanno una causa certa e sono tuttora oggetto di approfondimento. [1]
Vediamo ora come imparare a riconoscere i sintomi della regressione del sonno e a distinguerli dai movimenti dovuti a un sonno agitato o a problemi di natura più grave.
Quali sono dunque questi sintomi?
Quando la regressione del sonno avviene nei primi periodi di vita del bambino, magari proprio dopo aver raggiunto faticosamente un equilibrio dopo i primi mesi di adattamento con un neonato, i genitori possono sentirsi in ansia e preoccupati, in aggiunta alla stanchezza fisica e mentale. Per questo è importante aiutare le mamme e i papà a riconoscere la regressione del sonno e a comprendere che è un fenomeno normale, differente per ogni bambino.
Quello che succede durante la regressione del sonno è una risposta alle esigenze di crescita e di adattamento del bambino nel corso dei mesi. Quando sembra che il piccolo abbia trovato un maggior equilibrio anche nella routine del sonno, dormendo per più ore consecutive e svegliandosi meno di notte, ecco che possono presentarsi periodi transitori in cui si sveglia spesso di notte, dorme meno di giorno, soprattutto in risposta ai maggiori stimoli, allo sviluppo delle capacità di gioco, alla curiosità, alla capacità di interagire, al maggior fabbisogno nutrizionale.
«Ma perché avviene la regressione del sonno?», potremmo chiederci. Una spiegazione chiara ancora non c’è, sicuramente si tratta di un fenomeno legato allo sviluppo e alla maturazione delle aree cerebrali, delle nuove capacità cognitive, di movimento e di adattamento. Come abbiamo accennato, la crescita porta con sé maggiori esigenze e bisogni, la curiosità agli stimoli esterni, la capacità di riconoscere le persone, lo sviluppo di abilità nuove, diverse esigenze nutrizionali, cambiamenti nell’ambiente esterno (una casa nuova, una stanza diversa, diversi stimoli luminosi e sonori…); tutti questi aspetti, in tempi diversi, influiscono sulla possibilità che si manifesti una regressione del sonno.
Di seguito vedremo quando e perché avviene la regressione del sonno nel primo anno di vita del bambino o della bambina, ma è bene ricordare che questo fenomeno può avvenire anche successivamente, sebbene con caratteristiche differenti.
I primi episodi di regressione del sonno possono verificarsi intorno ai 3-4 mesi, la routine del sonno inizia a interrompersi soprattutto durante la notte, con pianti inconsolabili e grande irritabilità. Questa fase coincide con uno “scatto di crescita” importante, come ce ne saranno altri, e ciò porta con sé maggiori esigenze non solo nutrizionali ma anche di adattamento – ad esempio una maggiore ricerca di contatto e di coccole – assieme ai primi tentativi di afferrare, di prendere e quindi di interagire con l’ambiente e con chi è attorno.
Di fronte a ciò, è chiaro che un genitore può sentirsi in grande difficoltà: magari pensa di aver sbagliato qualcosa,In altri casi i fenomeni di regressione del sonno possono verificarsi intorno ai 5-6 mesi, un periodo molto importante questo, perché di grande vitalità fisica e mentale, che richiede maggiore energia. Il bambino inizia a rotolare sul fianco, a mantenersi in posizione seduta seppure ancora fortemente instabile, ad afferrare i giochi, a mostrare curiosità e a usare molto di più il tatto, a distinguere gli stimoli e le fonti sonore e luminose.
Queste settimane sono molto critiche anche dal punto di vista nutrizionale, perché siamo ancora nella fase dell’allattamento esclusivo, e la maggiore richiesta da parte del bambino può erroneamente indurre a pensare che il risveglio notturno frequente sia dovuto alla fame (da qui possono nascere nella donna dubbi del tipo: «Forse il mio latte non è abbastanza nutriente?»). Questo falso mito spesso induce a utilizzare un’aggiunta con latte in formula, convinti che questa soluzione possa saziare il bambino più del latte materno da solo. In realtà non è così: il bambino non ha “più fame” perché il latte materno è poco nutriente in termini qualitativi (nessun latte in formula può sostituirlo in questo senso), semplicemente sono cambiate le sue necessità con l’avanzare della crescita.
Non esiste una regola da manuale: il fenomeno di regressione del sonno può manifestarsi semplicemente come risposta del bambino ai cambiamenti sia esterni sia legati alla sua crescita.
Un momento di regressione può verificarsi anche intorno all’ottavo mese, altra fase di passaggio che può essere caratterizzata da sonno agitato e pianto prolungato dovuti all’ansia da separazione.
Può essere di grande aiuto per i genitori definire quali sono le principali cause della regressione del sonno:
Proprio perché ogni bambino è differente non bisogna considerare tutti questi aspetti come regole assolute, ma come strumenti per riuscire a gestire un cambiamento transitorio e fisiologico nel corso del primo anno di vita del piccolo, che a volte può essere spiazzante e anche piuttosto stressante.
La regressione del sonno nei bambini dura dalle due settimane ad alcuni mesi – in maniera variabile da bambino a bambino e a seconda del periodo evolutivo nel quale si manifesta – ed è transitoria. Quanto prima si riesce a ristabilire una buona routine del sonno e di tutte le abitudini del bambino, tanto prima finirà la fase di regressione.
Come si fa a superare la regressione del sonno e le conseguenze a essa legate? Sicuramente è importante la collaborazione e il supporto reciproco tra i genitori, affinché il carico di queste fasi venga distribuito e non ricada solo su uno dei due. Come abbiamo spiegato in precedenza sono molte le possibili cause di una regressione del sonno e ogni situazione richiede un approccio specifico.
Ristabilire una nuova routine, in base alle esigenze del bambino, è sicuramente il primo passo per affrontare la regressione del sonno nel corso delle settimane. Ma come? Vediamo qualche consiglio utile per tutti i genitori.
Sono tutti suggerimenti validi, che possono aiutare le mamme e i papà ad affrontare momenti critici, nei quali la paura di aver sottovalutato o sbagliato qualcosa, uniti alla stanchezza fisica e mentale dei primi mesi dopo la nascita di un figlio, possono rendere tutto più difficile. Con il tempo, provando diverse strategie e grazie alla conoscenza sempre maggiore del proprio bambino,tutto può divenire più semplice.
Anche il supporto che parenti e amici possono dare ai genitori (magari per riposarsi e dormire un po’ di più) può essere utile per affrontare con maggiore serenità anche momenti “imprevedibili” come questi.