I risvegli notturni dei bambini sono un evento del tutto naturale e fisiologico nei primi tre anni di vita, una normale risposta all’adattamento e al passaggio da fasi di sonno più profondo a più leggere durante la crescita. A volte però gestire risvegli frequenti o di lunga durata può essere stressante per i genitori, soprattutto quando si è stanchi e magari si teme di aver sbagliato qualcosa.
In questo articolo affronteremo il tema dei risvegli notturni del bambino, dalle principali cause a come imparare a costruire una buona routine quotidiana.
Chiara ha 8 mesi, è sempre stata molto vivace già dalle prime settimane di vita; se ne sono resi conto ben presto i suoi genitori, che hanno trovato non poche difficoltà nel gestire una routine quotidiana tra poppate e sonno. Tuttavia, pian piano è arrivata una fase di adattamento che ha avuto un impatto positivo su tutti. La mamma e il papà di Chiara, però, adesso sono alle prese con un nuovo “inaspettato” cambiamento nel comportamento della piccola, che ha iniziato ad avere frequenti risvegli notturni ed è decisamente più irrequieta. Per questo i genitori di Chiara hanno deciso di chiedere una consulenza pediatrica, temendo magari di aver sbagliato qualcosa o che possa esserci altro.
Chiara è una bambina sana, cresce bene, come dimostrano gli ultimi controlli risalenti a un mese fa e come dimostra anche un nuovo controllo appena effettuato: nessun segno o sospetto di patologia, la bambina risponde bene agli stimoli. Durante la visita, ai genitori della piccola vengono poste alcune domande che poi si riveleranno utili per comprendere meglio la situazione:
Le situazioni appena descritte sono molto comuni e possono verificarsi in maniera del tutto involontaria, dovute magari alle necessità della famiglia in quel dato momento e all’organizzazione non sempre facile tra accudimento, casa, impegni e lavoro. Non a caso, parlando con i genitori di Chiara, viene fuori che da circa tre settimane la famiglia si è trasferita in una casa nuova, che è stato un periodo molto movimentato, si risveglia continuamente di notte e si mostra molto irrequieta, come mai prima; in particolare, si risveglia indipendentemente dalla necessità di essere cambiata o dalla poppata, a volte anche con un pianto inconsolabile.
Quello che sta accadendo alla piccola Chiara è un evento del tutto normale e fisiologico che si presenta in risposta a uno stress esterno generato da un cambiamento, dalla perdita di un punto di riferimento: la casa, che rappresentava per lei una sicurezza (aveva imparato a conoscere tutte le caratteristiche di quel luogo), con il trasloco diventa un elemento di instabilità. Tutto ciò in una fase in cui subentrano spesso la paura dell’abbandono e una maggiore richiesta di contatto fisico. Queste reazioni sono la sua risposta a un cambiamento da lei percepito come drastico e traumatico, di cui nessuno ha colpa e che in realtà influenza anche un adulto, la cui capacità di gestione però è ben diversa.
La storia di Chiara è un esempio tipico di come il sonno di un bambino fino ai 2-3 anni di età possa essere caratterizzato da enormi cambiamenti ed evoluzioni, che non rientrano nei disturbi del sonno, ma nell’adattamento e nello sviluppo del bambino.
I risvegli notturni sono molto comuni nei neonati e nei bambini, anche dopo i 2 anni, nelle fasi di passaggio da sonno profondo a sonno leggero (a volte si tratta di momenti in cui il piccolo è semisveglio e sono temporanei). Anche noi adulti durante il sonno attraversiamo queste fasi di passaggio, solo che sappiamo come riaddormentarci subito e quindi non ce ne accorgiamo.
Oltre al caso di cui abbiamo parlato, alcune delle cause dei risvegli notturni del bambino sono:
Nell’esempio della piccola Chiara si fa riferimento a nuovi “risvegli notturni” e a un peggioramento di quelli precedenti. Esistono però anche risvegli notturni “persistenti”, che durano da più di 6 mesi, dovuti sia a fattori costituzionali (la capacità di regolare gli stati del sonno così come la necessità di ore di sonno, sono molto variabili da un individuo ad un altro) che a cause organiche spesso sottovalutate (carenza di ferro o vitamina D, intolleranza al lattosio, allergie alimentari).
Cercare di evitare i risvegli notturni non è la strategia giusta, proprio perché come abbiamo detto si tratta di un fenomeno normale, fisiologico, possiamo però imparare a gestirli. A tal proposito è importante aiutare i genitori a seguire alcune raccomandazioni per affrontare la questione, dato che ricade ovviamente anche su di loro dal punto di vista fisico, mentale ed emotivo.
Ricordiamoci che i risvegli notturni, assieme all’allattamento, hanno anche un ruolo protettivo nel corso della crescita, soprattutto quando intorno ai 5-6 mesi le fasi di sonno profondo notturne tendono ad allungarsi. Queste fasi, infatti, possono esporre il piccolo a un maggior rischio di SIDS, ma in un bambino allattato al seno i risvegli notturni sono più frequenti e quindi riducono la possibilità di apnee notturne. [1]
Questi continui cambiamenti sono difficili da gestire per tutti i genitori, poiché ogni famiglia ha la sua storia e ogni bambino è un mondo a sé, e non si può dunque inquadrare tutto in schemi precisi o colpevolizzarsi per presunti errori nell’accudimento. Anche la stanchezza per la deprivazione del sonno può acuire il senso di incertezza e preoccupazione, per questo avere delle regole e creare una routine adatta all’accudimento del proprio bambino aiuta anche i genitori più inesperti.
«Ma si può usare la melatonina per i risvegli notturni dei bambini?». Questa è una domanda molto frequente da parte dei genitori e merita senz’altro un approfondimento.
La melatonina, oltre a regolare il ciclo sonno-veglia, interviene anche nella risposta dell’organismo agli stress, sul sistema immunitario e sulla protezione dei tessuti. L’assunzione di questa sostanza, in casi di disturbi del sonno evidenti (cosa che i risvegli notturni non sono!), può essere indicata sotto prescrizione e controllo medico.
Negli ultimi anni però assistiamo al fenomeno del ricorso alla melatonina (e a prodotti a base di) nella gestione del sonno anche dei più piccoli, favorito certamente dalla facile reperibilità dei prodotti contenenti questa sostanza e da uno scarso supporto ai genitori nell’educazione all’igiene del sonno. Come riporta uno studio molto interessante del 2022, negli ultimi anni, con un picco durante la pandemia di Covid-19, sono aumentati i casi di ingestione involontaria di melatonina da parte di bambini molto piccoli, perché la sostanza è presente in molti prodotti e in preparazioni che, in Paesi come ad esempio il Canada, sono stati venduti come farmaci da banco. [2]
Il netto aumento delle segnalazioni ai Centri antiveleno americani ha dimostrato la pericolosità e gli effetti collaterali di questa sostanza sull’apparato gastroenterico e sui sistemi nervoso e cardiovascolare. In Italia, i prodotti con una quantità di melatonina inferiore a 1 mg sono considerati integratori, diversamente è necessaria la prescrizione. In ogni caso non esistono studi sulla sicurezza di questi prodotti, né che dimostrino benefici certi in caso di disturbi del sonno o del comportamento. È necessaria molta cautela nella loro formulazione e per renderli sicuri, anche per evitare che un bambino piccolo possa involontariamente assumerne una quantità eccessiva.
Come abbiamo già detto non è possibile eliminare i risvegli notturni, per cui non esistono soluzioni ai risvegli notturni, ma si possono attuare delle buone pratiche per gestirli al meglio. Esistono infatti dei suggerimenti che possono aiutare i genitori a favorire il sonno del loro bambino:
Quando si stabilizza il sonno dei bambini? I risvegli notturni sono caratteristici nei primi 3 anni di età, con inevitabili cambiamenti e periodi più complicati ma non impossibili da gestire, soprattutto se si seguono le giuste indicazioni.
Fin quando il bambino non raggiunge un equilibrio sia nel ciclo sonno-veglia sia nella sua routine quotidiana saranno necessarie fasi di adattamento anche da parte dei genitori, al fine di gestire tutto al meglio. Ma dopo i 3 anni generalmente i risvegli notturni tendono a ridursi fino a scomparire nella maggioranza dei casi. Con la crescita infatti il sonno dei bambini si stabilizza: i risvegli, l’irrequietezza, i fenomeni regressivi, scompaiono per lasciare posto a un sonno più continuo, con effetti positivi anche sull’attività diurna e sull’umore.
Non è semplice gestire il sonno di un bambino molto piccolo; spesso non si trovano facili soluzioni e risposte, magari si arriva la sera stanchi dopo una lunga giornata di lavoro o fatta di tanti altri impegni.
Negli ultimi anni, proprio per venire incontro alle difficoltà e agli impegni delle famiglie, è nata la figura del “consulente del sonno” (sleep consultant), che dovrebbe affiancare i genitori nella ricerca di una buona routine del sonno. Come abbiamo già accennato, supportare ed educare i genitori affinché sappiano affrontare tutte le situazioni e le difficoltà che possono presentarsi è fondamentale, ma bisogna valutare sempre la competenza di queste figure, dunque capire se hanno una formazione di base come operatori sanitari (medici, infermieri pediatrici, puericultrici, logopedisti, psicologi infantili) e sono certificati come sleep consultant, oppure se sono figure che si propongono pur non avendo una preparazione vera e propria in materia. Esistono corsi di formazione specifici, soprattutto internazionali, che consentono una preparazione adeguata e di ottenere una certificazione come sleep consultant o sleep coach; anche se è un campo abbastanza nuovo e non ci sono ancora linee guida precise è possibile trovare professionisti molto preparati in materia, come suggerisce l’Association of Professional Sleep Consultants. L’importante è non farsi prendere dall’ansia e non temere di chiedere aiuto.