La rosolia in gravidanza rappresenta un’infezione pericolosa soprattutto per il bambino ma a oggi, nel nostro paese, questo virus non è più presente endemicamente.
Alla luce di questo importante traguardo, l’aggiornamento delle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità per la gravidanza fisiologica, non raccomanda più l’esecuzione del test di screening per la rosolia [1] . Infatti, sulla base di quanto è emerso durante l’undicesimo meeting della Commissione di verifica regionale dell’Oms per l’eliminazione del morbillo e della rosolia nella Regione europea, che si è tenuto a novembre 2022, è stato dichiarato che l’Italia ha interrotto la trasmissione endemica della rosolia [2] ; una malattia endemica è costantemente presente in una data popolazione e che nel caso della rosolia congenita non sono stati diagnosticati nuovi casi dal 2019. Si tratta di una malattia virale contagiosa che può causare difetti congeniti multipli e morte fetale se contratta dalle donne durante la gravidanza.
La rosolia, quindi, insieme alla poliomielite e al vaiolo, è la terza malattia prevenibile con il vaccino a essere eradicata dal nostro Paese. È importante mantenere questo stato di eradicazione attraverso una completa copertura vaccinale per lo meno fino a quando la malattia sarà presente nel resto del mondo.
È raccomandabile l’esecuzione della vaccinazione nel post parto nelle donne che non hanno una documentazione sull’avvenuta vaccinazione o su una eventuale infezione avuta in passato. È importante sapere che la vaccinazione in età fertile e i test di screening per la rosolia sono gratuiti e offerti a ogni donna che desidera una gravidanza, è anche importante conoscere quali sono i vaccini da fare in gravidanza. In questo articolo analizzeremo i sintomi della rosolia, come curarsi dalla rosolia ed evitare il contagio e quali sono i rischi e le conseguenze per le donne in gravidanza.
La rosolia è un’infezione causa da un virus a RNA del genere Rubivirus della famiglia dei Togaviridae. I sintomi della rosolia in gravidanza sono uguali a quelli che si presentano normalmente nel bambino e nell’adulto contagiato, ma è importante sottolineare che in una popolazione variabile dal 20 al 50% i sintomi dell’infezione non si manifestano, sebbene la persona sia ugualmente contagiosa.
La rosolia ha un periodo di incubazione che dura dai 12 ai 23 giorni, in media 18 giorni e i sintomi più comuni sono:
In associazione a questa sintomatologia sono spesso presenti anche altri sintomi aspecifici:
I sintomi possono durare qualche giorno e solitamente la malattia non causa conseguenze importanti, ma la rosolia in gravidanza può essere pericolosa per la salute del bambino.
Il contagio della rosolia in gravidanza, così come negli altri casi, avviene per via aerea cioè attraverso l’entrata in contatto con le particelle respiratorie lasciate nell’ambiente da una persona malata. Può essere un colpo di tosse o uno starnuto a immettere nell’ambiente molecole cariche del virus. Una persona infetta può essere contagiosa già 7 giorni prima dell’insorgenza dei sintomi e fino a 14 giorni dopo l’inizio dell’eruzione cutanea. Tuttavia, è importante ricordare che l’infezione può essere contratta anche da una persona infetta ma non sintomatica: è possibile quindi ammalarsi senza sapere di aver avuto un contatto a rischio.
Esiste un’altra possibilità di contagio ed è quello per via verticale tra mamma e feto durante la gravidanza. È la più pericolosa perché può determinare numerosi problemi nel bambino. Per questo è molto importante prevenire la rosolia in gravidanza attraverso la vaccinazione da eseguire solitamente in età pediatrica (e mai durante la gravidanza), ma eventualmente da poter effettuare anche in età adulta se si desidera una gravidanza.
La causa della rosolia in gravidanza è il contatto con una persona infetta e solo avendo sviluppato un’immunità contro questo virus (attraverso la vaccinazione o un’infezione pregressa) è possibile non infettarsi a nostra volta. Come già accennato in Italia il SSN ha garantito una campagna vaccinale e informativa a tappeto che ha permesso, a oggi, di considerare eradicata l’infezione dal nostro paese.
Non esiste una cura per la rosolia in gravidanza che sia specifica. La terapia si basa principalmente sulla somministrazione di antipiretici per la febbre e di antidolorifici compatibili con la gravidanza per i dolori articolari. Una terapia antibiotica può essere presa in considerazione solo in presenza di un’infezione batterica sovrapposta. L’infezione tende a risolversi spontaneamente nel giro di una settimana.
Nella trasmissione verticale da mamma a feto il virus della rosolia passa abbastanza facilmente la placenta diventando pericolosa per il proseguire della gravidanza e provocando problemi per il feto come: aborto spontaneo, morte intrauterina, gravi malformazioni fetali (sindrome della rosolia congenita). Le conseguenze della rosolia in gravidanza sono tanto più pericolose tanto più precoce è l’infezione.
La gestione dell’infezione da rosolia in gravidanza dipende dall’età gestazionale. Se l’infezione avviene prima delle 18 settimane il feto è ad alto rischio di infezione e sintomi gravi. In questo caso l’interruzione della gravidanza potrebbe essere una opzione da discutere e valutare con la donna in gravidanza e il partner in particolare se l’infezione si è presentata prima delle 12 settimane.
Si raccomanda un esame ecografico dettagliato, anche se alcuni difetti causati dalla rosolia non sono diagnosticabili in gravidanza, e una valutazione della presenza del virus nel liquido amniotico (da prelevare tramite amniocentesi), in particolare per le infezioni che si verificano tra 12 e 18 settimane. Dopo le 18 settimane sono raccomandate ecografie di secondo livello da eseguire per controllare lo sviluppo del bambino. Se l’infezione viene contratta in un’epoca successiva alle 18 settimane, infatti, il rischio di difetti alla nascita si riduce. Solo raramente le infezioni materne da virus della rosolia contratte dopo la quattordicesima settimana di gestazione causano difetti nel feto; tuttavia, la sordità può insorgere anche dopo un’infezione contratta fino alla ventesima settimana [3] . In ogni caso è raccomandato uno specifico esame pediatrico del neonato e il test per la valutazione degli anticorpi alla nascita del bambino per valutare se è avvenuta la trasmissione e l’infezione in utero [3] .
Le più comuni e gravi manifestazioni della rosolia congenita sono i difetti della vista, la sordità, le malformazioni cardiache e il ritardo mentale.
Ostetrica, si è occupata a lungo di cooperazione internazionale e di progetti sostegno alle salute delle donne migranti. Dal 2007 al 2009 fa parte del pool di ostetriche che danno vita al Centro nascita “Margherita” dell’Azienda Universitaria di Firenze che si occupa del travaglio e del parto fisiologici a esclusiva conduzione ostetrica. Dal 2014 lavora nell’Ospedale Santa Maria Annunziata nel reparto di Ostetricia e in sala parto.