Il suono di un torrente che scorre placido, il rumore costante del vento, un battito cardiaco che procede con la stessa frequenza… Quelli appena descritti sono “rumori bianchi”, ovvero suoni spesso utilizzati per far addormentare i neonati e i bambini molto piccoli. Numerose ricerche evidenziano il loro effetto positivo in particolare sull’organismo dei nati pretermine, con un effetto definito “neuroprotettivo”. Ma il tempo, la distanza e il volume di esposizione a questi suoni devono ovviamente rientrare in un range specifico, al fine di evitare di generare una sorta di assuefazione o causare danni all’udito.
I rumori bianchi per il neonato hanno un effetto calmante, come approfondiremo in seguito, ma non si sostituiscono alle cure prossimali del genitore. Cullare il bambino, far sentire la propria voce e la propria vicinanza, continuano ad essere tra le migliori soluzioni per rilassare il neonato o il lattante e possono, nel caso lo si voglia, essere unite all’uso dei rumori bianchi nella cura del piccolo o della piccola.
La difficoltà ad addormentarsi, il pianto in risposta all’adattamento ai rumori o al dolore sono situazioni del tutto normali, in particolare nei neonati e nei bambini sotto i 2 anni di età. Tra le pratiche non farmacologiche in grado di rilassare e calmare i neonati, oltre all’amorevole abbraccio della mamma o del papà, è molto diffuso l’utilizzo dei rumori bianchi.
Cosa sono esattamente? Si tratta di suoni ripetitivi che comprendono tutto lo spettro delle frequenze udibili all’orecchio umano e con un’ampiezza costante. Possono essere suoni artificiali (phon, lavatrice, cappa della cucina…) o anche naturali (altri esempi, oltre a quelli già citati, sono il rumore della pioggia che cade o quello delle onde del mare). I rumori bianchi sui neonati hanno un’azione calmante, riescono perciò a conciliare il sonno nei più piccoli, soprattutto se combinati con una coccola della mamma o del papà.
L’effetto calmante dei rumori bianchi è anche dato dal fatto che, in molti casi, si tratta di suoni che il neonato già conosce, poiché ha avuto modo di udirli mentre era nell’utero. Il senso dell’udito nel feto, infatti, si sviluppa presto – intorno alla 24^ settimana – e quindi le emissioni sonore esterne, inclusa la voce dei genitori, vengono percepite e riconosciute dal piccolo.
I rumori bianchi possono favorire il rilassamento e il sonno del bambino, come suggerito anche dalle linee guida dell’American Academy of Pediatrics, purché non superino i 60 dB (decibel), considerando che la soglia tollerata da un neonato è di 80/85 dB. Questo metodo sembra funzionare con oltre l’80% dei neonati e dei bambini molto piccoli. Ai rumori bianchi artificiali e naturali si aggiungono anche le voci materne e paterne, a cui i neonati si abituano ancor prima di nascere. Le cure dei genitori, unite ai rumori bianchi, sono quindi un metodo di rilassamento piuttosto efficace per i più piccoli, che riescono così a sciogliere le tensioni e a rilassarsi, addormentandosi.
Uno studio che risale al gennaio del 1990 osservò per la prima volta l’effetto tangibile dei rumori bianchi sui neonati nei primi sette giorni di vita, registrando una diminuzione delle crisi di pianto e una maggiore facilità ad addormentarsi. [1]
Negli anni successivi l’attenzione si è spostata sull’effetto dei rumori bianchi e dei suoni rilassanti sui nati pretermine in Terapia intensiva neonatale. In una T.I.N., i rumori disturbanti sono tanti (attrezzature, monitor, respiratori…) e hanno un volume molto elevato, spesso fastidioso, che supera quasi sempre i 45 dB di giorno e i 35 dB di notte, un range che non consente all’orecchio del neonato di riposare. A partire da queste osservazioni, l’Università di Vienna ha portato avanti un progetto che ha messo in evidenza come l’esposizione di un nato pretermine in incubatrice a suoni simili ai rumori bianchi, riesce a mitigare le emissioni sonore esterne disturbanti, con un effetto positivo nella regolazione del battito cardiaco, del ritmo respiratorio e dello stato di salute generale del bambino. [2] Addirittura sembra che questi suoni rilassanti siano in grado di influenzare in meglio la saturazione dell’ossigeno nei prematuri molto più della voce materna. [3]
Grazie all’introduzione della tecnologia contactless, inoltre, è oggi possibile monitorare il livello del suono all’interno dell’incubatrice (un sensore rileva quando il rumore supera i 50 dB). I rumori bianchi, secondo questo studio, sono quindi un ulteriore aiuto per i nati pretermine, oltre all’ormai ben noto contatto pelle a pelle con i genitori.
L’International Pediatric Sleep Association (IPSA) considera i rumori bianchi utili e in grado di aiutare i neonati – sia i prematuri, sia i nati a termine senza complicanze, sia i più fragili e soggetti a stress esterni – purché vengano attuate delle precauzioni. Prima di tutto, il dispositivo deve trovarsi a debita distanza (mai nella culla).
Teniamo presente, inoltre, che la soglia uditiva di un neonato è più bassa rispetto a quella di un bambino più grande o di un adulto, per cui, oltre alla distanza, anche il volume deve rientrare nei valori indicati (come già detto, mai al di sopra di 50-60 dB).
Altra raccomandazione importante è quella di non abusare con l’utilizzo di questi suoni, soprattutto nelle ore notturne e dopo che il bambino si è addormentato, quando sarebbe opportuno spegnere ogni dispositivo. Con questo non vogliamo certo dire che i rumori bianchi possano comportare delle controindicazioni o in qualche modo essere pericolosi. Una prolungata esposizione, però, potrebbe indurre una sorta di abitudine, un’assuefazione al loro utilizzo, e di conseguenza, col tempo, il loro effetto sul rilassamento e sul sonno potrebbe diminuire.
Una delle domande più frequenti dei genitori è se i rumori bianchi possano causare danni uditivi. È stato osservato che un’esposizione eccessiva e ripetuta a questi suoni, con un volume troppo alto, può avere effetti avversi sull’udito del bambino e sul suo stato di benessere generale, con troppi microrisvegli e una cattiva qualità del sonno.
Inoltre, i rumori bianchi non dovrebbero essere utilizzati con bambini oltre i 2 anni. Prima di questa età, infatti, l’effetto rilassante dei rumori bianchi è dovuto al fatto che il bambino, pur riconoscendo molti suoni – soprattutto quelli a cui è già abituato –, non ne distingue ancora perfettamente la provenienza se questi sono molti e profusi in contemporanea. Oltre i 2 anni invece, dal momento che il piccolo sviluppa un’abitudine all’ascolto e una capacità maggiore nel distinguere i suoni, i rumori bianchi non sono consigliati per conciliare il sonno. [4]
C’è comunque ancora molto da studiare per comprendere quali siano le potenzialità di questo tipo di suoni, soprattutto sulla neuroprotezione nel neonato pretermine e sul miglioramento della sua risposta generale e in situazioni di particolare stress.
Ovviamente i rumori bianchi sono una sorta di strumento, che insieme ad altri possono aiutare a favorire il riposo del bambino, utili sì, ma non indispensabili come invece altre tipologie di accudimento.
Il contatto pelle a pelle ad esempio sia in ospedale che a casa, ha dimostrato un grandissimo effetto positivo sulla regolarità del sonno del neonato, anche prematuro, oltre ad un beneficio sulla salute generale del piccolo: il torace, il collo, le braccia, sono punti che emanano un senso di calore e protezione, da indurre rilassamento.
Non dimentichiamo inoltre che non esistono solo i rumori bianchi, ma anche la musica è un grande aiuto per riuscire ad addormentare il neonato o il bambino. Dalla classica ninna nanna al cullare a tempo di Bach (a tal proposito c’è un bellissimo disco del pianista Ramin Bahrami “Bach for babies”), passeggiare cantando, facendo sentire al bambino la propria vicinanza, può essere un’ottima soluzione per calmare il piccolo, soprattutto quando battito cardiaco, ripetizione dei suoni vocali e ritmo del movimento, trovano il punto d’incontro e creano un’abitudine, che il bambino associa al riposo.