«Nostro figlio prima era molto tranquillo, dormiva bene e piangeva raramente. Dal giorno alla notte invece tutto è cambiato: piange e si sveglia spesso, è irrequieto… Cosa può essergli successo?».
I genitori possono notare, in alcuni momenti precisi della crescita del proprio bambino, dei veri e propri “salti” nello sviluppo fisico, motorio, cognitivo o emotivo. Si tratta dei cosiddetti scatti di crescita. Ma quali sono i segni premonitori di queste fasi e su cosa bisogna porre attenzione? In questo articolo vedremo nel dettaglio cosa sono gli scatti di crescita e come gestirli.
Gli scatti di crescita sono fasi di accelerazione della crescita che si verificano normalmente nel corso dello sviluppo di ogni bambino. Ciononostante, sono eventi che possono facilmente destabilizzare i genitori, che improvvisamente hanno la percezione di non sapere come comportarsi nella gestione del piccolo.
In particolare, in merito agli scatti di crescita dei neonati e dei lattanti, la recente letteratura scientifica ha evidenziato l’importanza del sostegno alla madre durante l’allattamento. La donna, infatti, in assenza di un adeguato supporto e di una corretta informazione, può vivere con preoccupazione i possibili cambiamenti comportamentali del bambino e l’aumento della richiesta di latte da parte del piccolo. I rischi conseguenti a questo disagio sono l’abbandono dell’allattamento al seno e il peggioramento di un eventuale stato di depressione post-partum.
Molti genitori chiedono al proprio pediatra di riferimento se esiste una tabella degli scatti di crescita o comunque vogliono sapere esattamente quanti sono gli scatti di crescita nell’età infantile. Se ci si affida unicamente a internet, è possibile trovare varie indicazioni sugli scatti di crescita a 3 o a 4 mesi, così come sugli scatti di crescita a 6 mesi e così via.
La cosa più importante da fare sarebbe piuttosto considerare l’unicità di ogni gravidanza, di ogni parto e di ogni diade madre-bambino. Questo vuol dire che ogni caso è a sé, e che è poco utile se non controproducente tracciare scadenze definite per ogni scatto di crescita, soprattutto per quanto riguarda le storie di allattamento gravate da qualche difficoltà.
Questi fenomeni del tutto fisiologici possono peggiorare situazioni a rischio di depressione post-partum, una condizione che, se ignorata o misconosciuta, può portare a gravi conseguenze. Una madre non correttamente supportata e informata, infatti, può arrivare a sentirsi inadeguata nel momento in cui non riesce a spiegarsi i cambi repentini di comportamento del bambino, o temere di essere impreparata e di non riconoscere i segnali dello “scatto di crescita della settimana X”.
Riconoscere lo scatto di crescita è un aspetto che viene sottolineato nelle raccomandazioni dell’Unione Europea riguardo l’alimentazione dei lattanti e dei bambini fino ai 3 anni. [1]
Se volessimo riassumerli, i sintomi degli scatti di crescita sono:
Tali sintomi possono durare al massimo un paio di giorni.
Cosa fare durante gli scatti di crescita? C’è una piccola distinzione tra i casi in cui il piccolo è nutrito al seno o con formula artificiale.
Riconosciuti i possibili segnali e dopo aver valutato che vi sia una correlazione con l’aumentata richiesta di latte, è bene cercare di assecondare il bambino attaccandolo più spesso al seno. Se vengono sporcati almeno cinque-sei pannolini al giorno con feci giallastre e urine trasparenti, non c’è bisogno di preoccuparsi o di dubitare della sufficienza del latte.
In questo caso è bene cercare di mimare quanto più possibile l’allattamento materno (per approfondire l’utilizzo corretto del biberon, rimandiamo alla lettura di questo articolo), incrementando per qualche giorno la quantità di formula finché il bambino lo richiede, per poi tornare alle quantità abituali al termine dello scatto di crescita.
calabrese di nascita, ha studiato a Messina, dove si laurea in Medicina e si specializza in Pediatria, approfondendo in particolare i campi della Neonatologia e delle emergenze pediatriche. Il percorso di specializzazione la porta anche a frequentare la Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale “Buzzi” di Milano e il Pronto Soccorso Pediatrico dell’IRCSS “Burlo Garofolo” di Trieste. Dal 2019 scrive per Uppa.