Fa tenerezza la piccola Francesca. Magrolina com’è, ogni mattina si incolla il suo zainetto e si avvia caracollando verso quella seconda elementare che frequenta con tanto orgoglio. Non si lamenta certo, ma per mamma e papà, vederla così carica e piegata è una pena. Non le farà male? Portare lo zaino sulle spalle non le farà venire la scoliosi?
Ebbene, reggetevi forte perché la risposta è no. Portare zainetti con i libri, di quelli comunemente usati da tutti i ragazzi e ragazzini d’Italia, non fa male. A dichiararlo è Giuseppe Maranzana, da trent’anni pediatra e illustre specialista in ortopedia, primario presso l’ospedale infantile Burlo Garofalo di Trieste: «In trent’anni di lavoro ho visto migliaia di bambini e mai uno che avesse danni alla schiena o in altre parti del corpo a causa degli zainetti».
Si parla di scoliosi e di cifosi provocate dal peso dei libri, ma questi problemi hanno origine in molte cause concomitanti e neppure tutte chiare. Sappiamo che si manifestano generalmente in bambini di famiglie in cui anche altri parenti ne soffrono, e sappiamo anche che nelle bambine si manifestano attorno a due anni prima della maturazione sessuale. Queste osservazioni, insieme ad altri dati raccolti da medici e ricercatori, fanno pensare che si tratti di patologie che dipendono molto poco dall’ambiente e dai comportamenti.
Solo in pochi casi, dunque, da scoprire con l’aiuto di un pediatra, il trasporto quotidiano di libri in spalla può essere il fattore scatenante di un problema nascosto. Nulla a che vedere con quell’immagine veicolata dai giornali che ne faceva un problema così grave da essere oggetto di una delibera della Regione Marche, o da poter essere catalogato nell’elenco delle violazioni della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia.
Lo zainetto, dunque, è solo uno dei tanti punti deboli nello stile di vita riservato all’infanzia d’oggi: un’esistenza ingabbiata tra le mura di casa e di scuola, senza vita all’aria aperta; sottomessa all’arbitrio di chi ordina di portare libri e quaderni senza preoccuparsi dei loro contenuti o ritmata dalle lezioni di nuoto o di basket che piombano a comando nelle ore più varie della giornata, a prescindere da quello che si sta facendo e dall’umore del momento.
Il discorso si allarga. Ecco allora che, man mano che il discorso si amplia, lo zainetto sembra miracolosamente rimpicciolirsi e diventare solo un elemento di tante questioni più grandi e più importanti. Preoccuparsi dello zainetto pesante e, magari, vedere genitori che appena fuori dal portone della scuola sono pronti a caricarselo sulle loro spalle, è il segno di una protezione che non riesce a esprimersi nei modi e nei momenti adatti e che coglie l’occasione di un gesto più facile rispetto ad altri tipi di impegno e di ascolto più assidui e profondi.
Paradossalmente, si corre a liberare la schiena del figlio dal fardello, a evitargli ogni sforzo fisico, salvo poi iscriverlo in piscina o in palestra, per recuperare quella forma fisica negata attraverso le cose quotidiane: l’andare a scuola a piedi, il fare le scale e il portare il fatidico zainetto.
Senza contare che lo stesso identico sforzo diventa “giusto”, e assume un valore molto positivo, se, invece del sussidiario, nel sacco c’è un maglione, la macchina fotografica, una borraccia con l’acqua e qualche panino, e se, invece che del tragitto casa-scuola, si tratta di un sentiero di montagna. Anche la piccola Francesca, allora, ritorna a essere come tutti gli altri e può tranquillamente andare avanti, crescere e farsi i muscoli, senza che attorno a lei la moltitudine dei “grandi” la soffochino di false preoccupazioni.
giornalista freelance, nata a Roma, dove si laurea in Scienze naturali presso l'Università "La Sapienza". In passato ha svolto attività di ricerca biomedica e si è poi dedicata esclusivamente al giornalismo scientifico collaborando con Paese Sera. Conduttrice del programma Radio3scienza della Rai, consulente di programmi televisivi per Rai-educational. È membro del Comitato scientifico del Master in Comunicazione della Scienza della Sissa di Trieste e docente di corsi di giornalismo scientifico presso le università di Roma Tor Vergata e Siena.