Capita spesso che dietro alle difficoltà scolastiche si nascondano disturbi di apprendimento o altre cause non legate alla negligenza o alla svogliatezza del bambino: in questi casi è importante essere consapevoli che i risultati finali dipendono dalla collaborazione tra i vari contesti in cui vive il piccolo. Rendere il bambino soddisfatto e appagato di sé, consapevole dei propri punti di forza e di debolezza, determinato ad affrontare la vita con entusiasmo, curiosità e desiderio di imparare saranno gli obiettivi da raggiungere attraverso l’incoraggiamento e il riconoscimento dell’impegno da parte di genitori e insegnanti.
Spesso il bambino è il primo a percepire le proprie difficoltà scolastiche e di apprendimento con un disagio emotivo che può avere ripercussioni negative sia sulla sua autostima sia sulla formazione della sua personalità. Di fronte a cento persone che gli dicono che è stato bravo, un bambino con scarsa autostima crederà all’unica persona che gli ha detto che poteva fare di più.
Per aiutarlo a essere consapevole delle proprie imperfezioni, è importante riconoscere e valorizzare le sue abilità. Vediamo come.
Per sostenere il bambino, possiamo:
Anche l’ambiente in cui il bambino cresce deve aiutarlo ad affrontare la realtà senza fraintendere le difficoltà che incontra: deve sentirsi capito e aiutato in ogni contesto, e ciò avviene quando le persone che si prendono cura di lui condividono obiettivi e strategie comuni.
Proprio perché ogni bimbo è unico, irripetibile e speciale nella sua soggettività, non esiste una “ricetta” giusta e universale per tutti. Ogni strategia di aiuto deve essere dunque adattata alle caratteristiche individuali del singolo bambino e non viceversa.
Ognuno di noi motiva i propri successi e insuccessi in modo diverso (in psicologia si parla di “stile attributivo”). Esistono diversi “stili”, vediamoli in sintesi:
Per un corretto sviluppo dello “stile impegno strategico”, particolarmente funzionale all’apprendimento scolastico, è importante che il bambino impari a riconoscere il proprio impegno come causa principale dei suoi successi e insuccessi. Già a partire dalla scuola dell’infanzia, genitori e insegnanti possono abituarlo quotidianamente, dopo ogni compito e attività, a essere responsabile in prima persona di quanto gli accade. Tutto ciò attraverso un atteggiamento di empatia e dialogo che può aiutarlo a riflettere sul lavoro svolto e a sviluppare la consapevolezza che il successo dipende in gran parte da lui. I bambini più piccoli o con disturbi di apprendimento o altre difficoltà potrebbero non cogliere questa relazione tra impegno, comportamento e prestazione, e bisogna dunque insegnarglielo.
Spesso sono i genitori ad aiutare quotidianamente i bambini nei compiti a casa, ma di fronte a bambini con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) o difficoltà scolastiche, è consigliabile delegare questa attività a una persona esterna al nucleo familiare. Questo per evitare particolari dinamiche relazionali tra genitore e figlio (giudizi, aspettative, perdita di fiducia e stima, ecc.) che possono influenzare negativamente la percezione che il bambino ha di sé.
Affidare il lavoro scolastico a una persona esterna all’ambiente familiare e competente porterà benefici sia al bambino sia a mamma e papà: il tutor lavorerà insieme al bambino con obiettivi chiari, precisi e definiti, senza le ansie che affliggono i genitori sulle cause del problema di apprendimento. Inoltre, l’esperto presterà attenzione a tutti gli aspetti legati all’apprendimento, valorizzando il bambino per ciò che riesce a svolgere, sostenendolo positivamente e dando valore anche al suo impegno e alla sua motivazione.