La sesta malattia è causata da un virus della grande famiglia degli herpes (la stessa famiglia dell’herpes labiale e della varicella): l’herpes virus di tipo 6B (più raramente l’herpes 7). La trasmissione del virus avviene attraverso il naso e la bocca (quindi tramite colpi di tosse e starnuti) oppure attraverso le mani e gli oggetti contaminati ed è frequente in ogni stagione.
Questa malattia infettiva – chiamata anche roseola, roseola infantum, esantema critico, esantema subitum o febbre dei tre giorni – si manifesta soprattutto nei bambini tra i 6 mesi e i 2 anni di età; il nome “sesta malattia” deriva dal fatto che un tempo, quando non esistevano ancora i vaccini, si usava numerare le malattie più comuni dei bambini.
I sintomi della sesta malattia sono tuttavia comuni a differenti infezioni e capita spesso di sentirsi descrivere da genitori un po’ allarmati questi strani segnali: «Dottoressa, il mio bambino ha la febbre, ma non è raffreddato neanche un po’»; «Fino a ieri ha avuto la febbre e adesso è pieno di puntini, avrà mangiato qualcosa che gli ha fatto male?».
Essendo la sintomatologia piuttosto comune non è sempre facile arrivare a una diagnosi per la sesta malattia, ma andiamo con ordine e partiamo proprio dalle spie di questa malattia: la febbre e i puntini rossi. Dopo aver compreso in che modo avviene il contagio e come riconoscere questa malattia esantematica, approfondiremo anche quali sono i tempi di incubazione e cosa fare quando la si contrae.
Ma quali sono i sintomi della sesta malattia? E come si riconosce? Come ormai sappiamo, la febbre è un meccanismo di difesa del nostro organismo che, solitamente, aumenta la propria temperatura per impedire a virus e batteri di moltiplicarsi. La comparsa della febbre, quindi, farebbe pensare a un’infezione, ma dove sarà localizzata? Nella stragrande maggioranza dei casi, nei bimbi le infezioni sono a carico delle vie respiratorie alte (naso, gola, orecchie, trachea) o basse (polmoni, bronchi). Eppure il nostro bambino non ha il raffreddore, non tossisce e non ha la gola arrossata.
Passiamo alle macchie causate dalla sesta malattia (da non confondere con la quarta malattia e la quinta malattia). La comparsa di “puntini” sulla pelle comunemente fa pensare a due evenienze altrettanto temute: l’ingestione di qualche cibo che ha provocato una reazione oppure una malattia infettiva, e, di solito, la percezione dei genitori che un bimbo abbia un’allergia a un alimento è molto più alta della reale percentuale di bimbi che ne sono affetti.
Inoltre, le allergie alimentari hanno delle caratteristiche inconfutabili: le macchie si manifestano subito dopo l’ingestione (di solito dopo mezz’ora, al massimo un paio d’ore) e scompaiono smettendo di assumere l’alimento, spesso assomigliano a punture di zanzara, spuntano alternativamente in zone diverse della cute e sono molto pruriginose. Non essendo questo il caso, con elevata probabilità ci troviamo quindi di fronte a una malattia infettiva.
Se il bambino è piccolo, non presenta sintomi particolari, ha la febbre alta e non sono comparse macchie, potrebbe quindi trattarsi della famigerata “sesta malattia”. I sintomi iniziano a comparire dopo 1-2 settimane di incubazione e solitamente il sintomo principale è la febbre alta mentre più raramente il piccolo potrà avere:
Dopo 3-5 giorni, la febbre improvvisamente scompare ed ecco che compaiono le macchie: tipicamente non danno fastidio né provocano prurito, iniziano dal tronco e dal collo e possono diffondersi a braccia e gambe, ma solitamente non si estendono al viso, alle mani e ai piedi.
Le macchie della sesta malattia sono rosa-rosso, piane, senza vescicole (quindi non contengono liquido come quelle della varicella), solitamente non danno prurito e scompaiono nel giro di un paio di giorni senza lasciare alcun segno.
Questi sono i sintomi più classici ma, in alcuni casi, la sesta malattia può presentarsi senza febbre, solo con un po’ di inappetenza e qualche macchia, oppure le macchie possono comparire durante la febbre e non nella fase successiva.
La sesta malattia viene a volte chiamata “febbre dei tre giorni” proprio perché nella sua forma tipica comporta tre giorni di febbre, a volte anche alta, e in seguito compaiono le macchie. Però, non è detto che sia sempre così. Come in tutte le forme virali, infatti, le manifestazioni possono essere variabili e, seppur raramente, possono anche comparire le macchie senza prima aver avuto la febbre come sintomo. Oppure potrebbe esserci solo la febbre senza la comparsa delle macchie.
La sesta malattia può essere contratta dal neonato? Questa malattia difficilmente colpisce i bambini sotto i 6 mesi, in modo particolare se allattati, perché in questo caso i piccoli sono protetti dagli anticorpi materni che passano attraverso la placenta prima della nascita e poi con il latte. Tutte le mamme hanno numerosi anticorpi che le proteggono dalla famiglia dei virus herpes 6, perché si tratta di virus molto diffusi con cui tutti entriamo in contatto una o più volte durante l’infanzia. Il virus tende poi a rimanere “nascosto” per il resto della vita a livello delle ghiandole salivari e, solitamente, sono proprio i genitori a trasmetterlo ai figli una volta che si sono ridotte le difese immunitarie passate dalla mamma attraverso il latte.
Se in famiglia c’è una mamma in gravidanza, va tranquillizzata: l’infezione può essere potenzialmente pericolosa per il feto, ma, come già detto, la quasi totalità degli adulti ha avuto più contatti con il virus durante la vita e ha quindi gli anticorpi necessari per proteggersi.
Solitamente infatti si viene a contatto con il virus da piccoli e da grandi siamo dunque protetti. Talvolta, però, la sesta malattia può essere contratta anche dagli adulti, e in tal caso la sintomatologia può essere importante, con sintomi come febbre, difficoltà a deglutire, linfonodi ingrossati e le tipiche macchie. Come tutti i virus della famiglia degli herpes, inoltre, può diventare pericoloso nei soggetti immunocompromessi.
La durata della sesta malattia, solitamente, è di 3-5 giorni di febbre seguiti da 2-3 giorni di “macchie” che poi tendono a svanire. Possiamo quindi dire che, approssimativamente, dura all’incirca una settimana, anche se questo periodo è piuttosto variabile da bambino a bambino. Una volta comparse le prime macchie, il bambino può considerarsi praticamente guarito.
Quando è il caso di chiamare il pediatra? Il medico va contattato usando il buon senso: se il bambino è particolarmente apatico, se rifiuta di bere oppure se le macchie non si risolvono o peggiorano dopo 2-3 giorni.
E se il bambino ha la febbre e ha già le macchie? Dobbiamo sempre ricordarci che tutte le infezioni virali nei bambini possono accompagnarsi a macchie e che non sempre si riesce a dare un nome al virus colpevole, ma in fondo non è poi così importante. Nella maggioranza dei casi, i virus vengono adeguatamente combattuti e sconfitti dal sistema immunitario di un bambino sano e, se le macchie non sono fastidiose o pruriginose e se le condizioni del bambino sono buone, spariranno dopo poco tempo, anche se non sapremo dare un “numero” alla malattia.
Essendo un’infezione non pericolosa, non ci sono accorgimenti particolari da prendere, se non quello di utilizzare il paracetamolo o l’ibuprofene quando il bambino mostra malessere, ma sempre consultando prima il pediatra. Durante la sesta malattia è stata notata una frequenza maggiore di convulsioni febbrili (dovute al fatto che il virus si diffonde a tutto l’organismo e anche al cervello): nonostante questo sintomo spaventi molto i genitori, le convulsioni sono benigne e si risolvono senza conseguenze.
È possibile prevenire la sesta malattia? Certamente la trasmissione attraverso goccioline di saliva o secrezioni nasali rende molto difficile la prevenzione, tuttavia ci sono alcune semplici norme igieniche che è importante mettere in campo e che servono per ridurre il rischio di contagio anche per molte altre malattie infettive: lavare spesso mani e viso del bambino e anche le proprie mani; evitare la condivisione di bicchieri, piatti e posate, ricordandosi che si tratta di una malattia banale per un bimbo sano, ma che può essere pericolosa per chi, magari a causa di patologie gravi, non ha adeguate difese immunitarie.
pediatra, lavora presso l’ospedale S. Andrea di Vercelli e si occupa nello specifico di allergologia, allattamento e ambiente. Dal 2011 collabora come autore per Uppa.