Durante la gravidanza, i cambiamenti nel corpo della donna, legati allo sviluppo e alla crescita del feto, portano all’instaurarsi di una naturale simbiosi tra mamma e bambino. Questa relazione diventa ancor più evidente quando si iniziano a percepire i primi movimenti, tra cui anche il singhiozzo del feto, un riflesso legato allo sviluppo degli organi respiratori del piccolo: è un momento di grande emozione per la mamma.
«Ma come capire se il feto ha il singhiozzo?», si chiedono molte donne. «È possibile non accorgersene?». A volte questo riflesso può essere impercettibile, mentre in altre occasioni è più evidente, ma in ogni caso è un evento assolutamente normale, di cui si parla poco e che è importante approfondire.
Il singhiozzo del feto è un tipo di movimento fetale, legato allo sviluppo del bambino, che viene percepito dalla mamma come una sorta di spasmo o movimento a scatto dalla frequenza variabile, ben distinguibile dai calcetti e dagli altri movimenti.
Il primo a parlare delle caratteristiche del singhiozzo del feto è stato il ginecologo tedesco Alfons Mermann, nel 1887, quando pubblicò un lavoro nato da quattro anni di osservazione del fenomeno in diverse gravidanze: in media il singhiozzo era avvertito a partire dal secondo trimestre e veniva descritto come una sensazione di leggero sfarfallio nella pancia, seguito da piccoli scatti rapidi.
Sin dai primi studi questo riflesso è stato associato allo sviluppo del bambino e in particolare alla sua muscolatura respiratoria, alla preparazione alla vita extrauterina e alla respirazione autonoma. Il singhiozzo perinatale è quindi un fenomeno del tutto normale, ma non esiste una regola precisa né sulla settimana in cui si inizia a percepire, né sulla frequenza.
Non è quindi possibile dire con precisione quando inizia il singhiozzo del feto, possiamo affermare solamente che, di solito, si manifesta dal secondo semestre in poi, ma in alcune gravidanza può avvenire anche più tardi.
Come nel caso dei movimenti fetali, ogni gravidanza è una storia a sé e l’importante è che vi sia continuità per alcuni aspetti, la cui variazione improvvisa deve essere considerata un campanello d’allarme.
Le cause principali del singhiozzo del feto sono legate allo sviluppo della muscolatura, del diaframma e alla maturazione degli organi del nascituro. Nel corso delle settimane, all’interno dell’apparato respiratorio del piccolo avvengono i seguenti cambiamenti:
Il singhiozzo viene considerato un indicatore del corretto sviluppo dell’apparato respiratorio e del sistema nervoso del feto, aspetto che ovviamente deve essere confermato con l’ecografia morfologica, durante la quale è possibile osservare tutti i movimenti.
Pertanto, anche nel caso in cui il singhiozzo non venisse percepito spesso, non c’è da preoccuparsi, poiché l’ecografia serve a fugare qualsiasi dubbio sullo stato di salute del nascituro.
Il singhiozzo fetale è inoltre un segnale di adattamento alle diverse fasi dello sviluppo e del neurosviluppo. L’adattamento e la capacità di rispondere ad alcuni stimoli, infatti, può generare riflessi che si manifestano come “singulti” e che hanno una precisa funzione. Ad esempio favoriscono l’espulsione del liquido amniotico, che viene scambiato attraverso i polmoni ma che può essere accidentalmente ingoiato (essendovi il feto completamente immerso).
Soprattutto nelle prime fasi della gestazione, l’aumento del liquido amniotico sembrerebbe stimolare il singhiozzo del feto. Questo fenomeno aiuterebbe a regolarne la quantità e influisce sulla pressione intrauterina [1] . Inoltre, questa capacità la ritroveremo anche più avanti, quando il bambino attiverà lo stesso meccanismo per espellere il rigurgito di latte.
Ma esistono comportamenti in grado di influenzare la comparsa e la frequenza del singhiozzo fetale? La risposta è assolutamente affermativa: lo stile di vita materno ha un peso importante sulla crescita fetale e sui movimenti del feto, compresi i singhiozzi, che possono manifestarsi con maggiore frequenza dopo:
Modificare queste abitudini, in genere, ha sempre una ricaduta positiva sul benessere materno e sulla risposta fetale.
E se invece il singhiozzo del feto è frequente? Come gestire questi episodi? Innanzitutto è bene non trattenere mai il respiro, e cercare piuttosto una posizione rilassata e praticare esercizi di respirazione. È molto utile bere qualche sorso d’acqua o fare un piccolo spuntino leggero (per cercare di migliorare le difficoltà digestive dovute a pasti complessi, molto distanziati tra loro. Il ristagno dei succhi gastrici ed una digestione lenta influiscono sul singhiozzo e i movimenti del feto) e camminare lentamente, ma con costanza.
Ribadiamo che non esiste una regola precisa: la frequenza del singhiozzo fetale può variare molto e non è uguale in tutte le gravidanze. Possono quindi esserci episodi sporadici e di pochi minuti, come più frequenti e ripetuti.
I singhiozzi spesso possono essere confusi con altri movimenti fetali (ad esempio calcetti) o essere impercettibili, dunque difficili da riconoscere (da qui il sospetto che siano assenti).
Da tenere sotto controllo è invece l’improvvisa variazione dei singulti percepiti rispetto ai precedenti. A partire dalla ventisettesima settimana, i singhiozzi fetali tendono a rimanere costanti fino alle ultime settimane in prossimità del parto, ed è dunque importante rivolgersi allo specialista di riferimento in caso dovessero diventare più frequenti ed evidenti, soprattutto se superano i 15-20 minuti consecutivi. In questo caso sarà necessaria un’ecografia per valutare lo stato della placenta e del cordone ombelicale, in particolare per verificare l’eventuale presenza di un problema di posizione del cordone, di riduzione dell’afflusso di ossigeno o del battito cardiaco fetale e per evitare che si verifichi la sofferenza fetale.
Si tratta di situazioni particolari e specifiche, ma è necessario tenere sotto controllo tutti i possibili cambiamenti e riconoscere i campanelli d’allarme, in modo da intervenire modo tempestivo.