Il sonno nel neonato può essere caratterizzato da stati di agitazione che non devono preoccupare gli adulti, perché correlati alle fasi del neurosviluppo e alla maturazione delle strutture cerebrali.
Nel corso dei primi sei mesi le caratteristiche del sonno nel bambino cambiano continuamente e subiscono adattamenti anche grazie al fatto che i ritmi sonno-veglia diventano più regolari, in una routine più organizzata, con effetti positivi a medio e lungo termine sul benessere generale del piccolo. Nelle prime settimane di vita può però avvenire che il sonno del neonato sia agitato, caratterizzato da movimenti bruschi e scatti che possono allarmare.
Ma cosa indica il sonno agitato nel neonato? Perché il bambino o la bambina si dimena nel sonno? Vediamo insieme perché spesso bambini e neonati hanno il sonno agitato e sembrano non dormire bene.
«Dottoressa il nostro bambino ha il sonno molto agitato, si muove continuamente soprattutto in alcuni momenti, sembra che sia quasi sveglio mentre poco prima era addormentato. È normale che a poche settimane di vita si dimeni nel sonno in questo modo? Potrebbe esserci qualche problema?».
Questa è una delle domande più frequenti da parte di molti neogenitori, che affrontano le prime fasi dell’accudimento del neonato, dove il sonno, insieme all’alimentazione, ha un ruolo centrale. Come si spiega allora il sonno agitato nei primi mesi di vita?
Le caratteristiche del sonno nel neonato innanzitutto sono completamente differenti rispetto a quelle di un adulto, oltre a differenziarsi poi da bambino a bambino. Durante le prime settimane di vita, il neonato ha la capacità di passare da una fase di sonno pesante a una di sonno leggero più rapidamente rispetto all’adulto, e in queste finestre temporali può trovarsi in uno stato molto attivo [1] , caratterizzato dai movimenti di braccia e gambe, versi, e spesso da un pianto inconsolabile.
I neonati nei primi due mesi riescono a dormire per circa 16-18 ore al giorno, alternando fasi di sonno REM e fasi di sonno NREM. Per fase REM (rapid eye movement, che si riferisce ai tipici movimenti oculari) intendiamo uno stato di sonno attivo, molto importante perché è in questo momento che avviene la maturazione dei circuiti [2] e delle strutture cerebrali, fondamentali nei mesi successivi per lo sviluppo delle abilità cognitive e delle caratteristiche comportamentali. Questa fase dura circa 20 minuti in un ciclo di sonno di massimo 50-60 per volta e si alterna alla fase NREM, cioè NON-REM, meno attiva e di maggior quiete, dove possiamo riscontrare momenti di sonno leggero e di sonno più pesante, a seconda della situazione.
Uno stato di agitazione del neonato nel sonno, incluso il movimento degli arti e il pianto con irritabilità, è perfettamente normale, anche nelle prime settimane di vita, e anzi è un indice di vitalità, perché mostra che lo sviluppo e la maturazione cerebrale sono rapidi e progressivi, ed è proprio questa la ragione per cui la capacità del neonato di regolare il suo ciclo sonno-veglia è minima.
Nel corso del tempo poi il piccolo si adatterà, riuscendo a riconoscere gli stimoli esterni, a distinguere il buio dalla luce e ad abituarsi a una routine, anche alimentare.
I meccanismi alla base del sonno nel neonato sono oggetto di studio da diversi anni, soprattutto per comprendere come esso influenzi il neurosviluppo del bambino, anche in contesti di prematurità.
Il sonno infatti si rivela cruciale anche per la neuroprotezione e il recupero delle aree cerebrali, oltre che per la loro maturazione [3]
. In particolare nei nati prematuri, che trascorrono la maggior parte della giornata addormentati, la regolazione del ritmo sonno-veglia e la fase REM assumono un ruolo fondamentale.
Uno studio [4] ha osservato in un gruppo di nati pretermine, i diversi stadi del sonno, evidenziando che per il 70-80% questo era caratterizzato dalla fase REM, associata a un’elevata attività e a movimenti del corpo. Nel corso dei mesi è stato possibile correlare a questa fase particolarmente attiva una migliore maturazione delle strutture cerebrali, meno ritardi nello sviluppo delle prime competenze verbali, tattili e cognitive, rispetto ai nati pretermine nei quali la fase REM caratterizzava in misura inferiore il ritmo del sonno.
Dal terzo/quarto mese di vita in poi, il ritmo sonno-veglia del bambino cambia: la durata del sonno notturno si allunga a 5-6 ore di media e durante il giorno si caratterizza con pisolini frequenti, che si ridurranno con il passare dei mesi. Rispetto alle prime settimane di vita il lattante, intorno al terzo mese, inizia a distinguere i segnali esterni, e in particolare il buio dalla luce, associandoli alla notte e al giorno. I risvegli notturni si riducono sempre di più e sono associati soprattutto al senso di fame e alla temperatura troppo alta nell’ambiente. La durata complessiva del sonno si riduce a 12-14 ore al giorno, con un incremento degli orari notturni rispetto a quelli diurni, con differenze individuali.
In questo periodo della vita gli episodi di sonno agitato cominciano a diminuire, diventando meno frequenti dopo il sesto mese e accentuandosi invece solo nei momenti di stress emotivo per il piccolo o la piccola, come ad esempio quando soffre per l’ansia da separazione.
In casi più rari, durante il sonno, soprattutto nel primo anno di vita, possono manifestarsi movimenti improvvisi. Si tratta di quello che in medicina si chiama “mioclono benigno”, ovvero scatti e contrazioni nel neonato che compaiono dopo le prime due settimane di vita e che tendono a scomparire dopo il decimo mese, oppure possono manifestarsi sporadicamente fino ai cinque anni, ma senza conseguenze. Questi movimenti si presentano solo durante la fase del sonno e mai da svegli, coinvolgendo diversi muscoli del corpo, dagli arti al capo.
Uno studio condotto sui movimenti nel sonno dei neonati, registrati in un gruppo di 38 bambini, ha messo in evidenza come questi scatti, spesso confusi con crisi epilettiche, siano di natura benigna e transitoria. Anche se possono essere accompagnati da un aumento dell’irritabilità, e da piccole variazioni nella contrazione muscolare, tendono ad essere fenomeni che scompaiono spontaneamente, senza conseguenze a lungo termine, come dimostrano i controlli neurologici a distanza di mesi.
Tutto ciò che ruota intorno all’igiene del sonno e all’accudimento del neonato, influisce anche sui ritmi dei genitori. Come fare quindi quando il riposo del proprio bambino è particolarmente agitato o non si riesce a trovare un equilibrio? Ci sono fattori esterni che possono peggiorare o migliorare la qualità del sonno?
I movimenti degli arti, il mioclono benigno, il dimenarsi nel sonno, come abbiamo visto, sono correlati a una attività cerebrale intensa e sono indice di vitalità, per cui non rientrano in un quadro patologico, ma possono interferire, se prolungati, con una buona qualità del sonno.
Nel corso delle settimane è comunque necessario introdurre e seguire una buona routine, che aiutino il neonato o il lattante ad adattarsi sempre meglio ai cambiamenti che un normale sviluppo porta con sé e ad addormentarsi serenamente.
Nelle primissime settimane può essere complicato gestire il sonno del neonato, l’allattamento, e tutti gli aspetti legati all’accudimento, perché è necessario trovare e instaurare un ritmo di adattamento, diverso da bambino a bambino. Successivamente sarà importante introdurre orari più precisi e routine, perché questo crea un’abitudine positiva, con un effetto rassicurante e rasserenante sul bambino. Secondo gli specialisti della Mayo Clinic [5] i suggerimenti e i rimedi per migliorare la qualità del sonno agitato nel bambino durante i primi mesi possono essere:
Come abbiamo visto il sonno agitato nel neonato non è un disturbo, né un’anomalia, ma un fenomeno piuttosto frequente e diverso per ogni bambino.
Esistono tuttavia delle situazioni in cui un sonno agitato può essere correlato a disturbi fisici, in particolare nel nato pretermine e con fragilità. Si tratta però di situazioni circoscritte, che solitamente non si accompagnano solo a risvegli e movimenti con stati di agitazione, ma a sintomi più importanti, e a veri e propri disturbi del sonno, che richiedono una diagnosi più approfondita ed interventi specifici.
Alcuni esempi sono:
È molto importante sottolineare che lo sviluppo del neonato nelle prime settimane è una fase molto delicata e in evoluzione continua. Imparare a riconoscere subito e a gestire determinati segnali e comportamenti, come quelli legati al sonno, ha ripercussioni positive sul benessere generale del bambino, oltre a favorire interventi precoci nel caso si osservi qualche cambiamento sospetto.