Il più delle volte i bambini non manifestano alcun malessere se non fanno la cacca tutti i giorni. Hanno un proprio ritmo di evacuazione e non sembrano per nulla disturbati dalla stitichezza. Ettore invece, dopo uno-due giorni di fila che non ci riesce, piange e sembra molto infastidito. «Cosa possiamo fare?», si domandano preoccupati i suoi genitori. Sicuramente, rispondiamo, occorre cercare tra i rimedi per la stitichezza nei bambini quello più rapido ed efficace per farlo stare bene.
La stitichezza nei bambini è una delle più comuni fonti di preoccupazione per i genitori, ma, come detto, il fatto di non evacuare tutti i giorni non sempre è dovuto alla stitichezza e rappresenta un problema. Alcuni bambini, infatti, possono fare la cacca anche più volte al giorno, mentre altri evacuano una volta ogni due-tre giorni perché hanno semplicemente un ritmo diverso. Fino al 90% dei casi la stitichezza (o stipsi) nei bambini viene infatti definita di natura funzionale: ciò significa che non dipende da altre malattie, né può essere considerata tale.
Esistono molte cause di stitichezza nei bambini. Una di queste può essere un cambio repentino di abitudini: quando ad esempio il piccolo inizia la scuola, o semplicemente parte con i genitori per andare in vacanza. Altra causa di stitichezza nei bambini sono le variazioni alimentari: passare dall’allattamento esclusivo all’alimentazione complementare; l’introduzione di latte vaccino; uno scarso apporto di liquidi e/o fibre.
Altre tappe fondamentali nella crescita, come il passaggio dal pannolino al vasino o l’acquisizione del controllo degli sfinteri, rappresentano potenziali eventi scatenanti.
Nell’elenco delle cause di stitichezza nei bambini troviamo anche:
Infine, non dimentichiamoci che spesso il bambino, anche se ha lo stimolo di andare in bagno, trattiene le feci perché non vuole “perdere tempo” e preferisce continuare a giocare! Per questo è opportuno prestare maggiore attenzione nel periodo dell’acquisizione del controllo degli sfinteri, che avviene intorno ai 18 mesi o, più di frequente, tra i 24 e i 30.
Si può parlare di stitichezza nei bambini quando, al di sotto dei 4 anni di età, si verificano due evacuazioni o meno ogni settimana e per almeno un mese (in età superiore, per almeno due mesi). Le feci si presentano dure e secche e talvolta sono accompagnate da dolore addominale, dolore anale, sanguinamenti e grande sforzo compiuto nell’evacuazione.
Diverso è ciò che accade nel neonato (nei primi 30 giorni di vita) allattato al seno, che generalmente defeca dalle tre alle otto volte al giorno, ma che può arrivare anche a una volta ogni quattro-cinque giorni o più, in quanto il latte ha poche scorie e viene dunque totalmente assorbito. L’intestino inoltre può avere meno contrazioni rispetto alle età successive, per cui impiega più tempo a far transitare le feci (per approfondire puoi leggere il nostro articolo sulla stitichezza del neonato).
In seguito (1-6 mesi di età), data l’aumentata capacità di assorbire maggiori quantità di latte, il numero di evacuazioni si riduce e varia da quattro volte al giorno a una volta ogni quattro giorni (raramente anche sei o sette), con grande variabilità individuale. Una riduzione della frequenza di emissioni nello stesso bambino, in assenza di malattie, è spesso segno di una riduzione dell’introduzione di latte.
Non bisogna poi dimenticare che nei primi 6 mesi il lattante si trova spesso disteso, dunque in una posizione poco favorevole all’evacuazione. Talvolta i genitori notano che, quando tenta di fare la cacca, il loro bambino spesso diventa tutto rosso e talvolta piange disperato, sforzandosi per almeno 10 minuti. Le feci sono però morbide e non ci sono altri problemi di salute. Dunque non si tratta di stitichezza dei bambini, bensì di un fenomeno innocuo e comune chiamato “dischezia del lattante”, tipico di questa età, dovuto a un mancato coordinamento dei muscoli responsabili dell’evacuazione, che in genere si risolve da solo e non influisce sull’accrescimento.
Ma quando preoccuparsi se il bambino non fa la cacca? Se un bambino evacua meno di due volte a settimana, presenta dolori addominali frequenti, nausea, scarso appetito e irritabilità, il tutto accompagnato da feci dure, dolore durante l’evacuazione, presenza di ragadi e/o sangue, senza dubbio è necessario un consulto medico.
Altra situazione da valutare assieme al pediatra è anche quella in cui il bambino si trattiene nonostante abbia lo stimolo di evacuare. È quella che in molti descrivono come “la danza della cacca”. Il piccolo fa di tutto per non andare in bagno: contrae gli sfinteri e i muscoli dei glutei per non defecare, sembra muoversi (quasi ballare) come se volesse andare in bagno ma poi non vuole andare; per paura del dolore, fa di tutto per non fare la cacca.
Purtroppo trattenere le feci dà origine a un circolo vizioso:
In questo modo, sembra che la stitichezza non abbia mai fine. Per di più, il protrarsi del disturbo porta alla formazione di fecalomi (feci molto dure e disidratate che si formano nel retto-sigma o nei tratti superiori del colon), che a loro volta sono causa di dolore addominale acuto e cronico e motivo di accesso al pronto soccorso per visite ed esami ematici e strumentali (non sempre necessari).
Se non si evacua, la massa fecale aumenta e, di conseguenza, dilata l’ultima parte dell’intestino, provocando la fuoriuscita di piccole quantità di feci liquide o addirittura diarrea (definita in questo caso “diarrea paradossa”) che sporcano le mutandine del bambino. A volte, quando ciò accade, i genitori tendono a colpevolizzare e a sgridare il piccolo, pensando che abbia causato il tutto di proposito, ma è importante sottolineare che si tratta di un fenomeno del tutto involontario, e l’unico modo per evitarlo è vincere la stitichezza.
Vediamo ora quando preoccuparsi e consultare il pediatra.
Nel 90-95% dei casi la stitichezza dei bambini non dipende da una malattia, ma esistono casi in cui questo disturbo può essere un sintomo di condizioni patologiche come:
Nei casi appena descritti è possibile che il pediatra o lo specialista prescriva indagini come la biopsia rettale, un clisma opaco (radiografia del colon e del retto mediante clistere) o accertamenti endoscopici per poter arrivare alla diagnosi e iniziare una cura.
In genere, però, è raro che occorrano esami strumentali o del sangue. La raccolta della storia clinica e la visita medica di solito sono sufficienti al pediatra per capire quando preoccuparsi in caso di sintomi diversi legati alla stitichezza.
Spesso, una volta identificate le cause, ecco spuntare i rimedi della nonna per la stitichezza nei bambini, che suggeriscono di stimolare il sederino dei piccoli con, ad esempio, il gambo di un prezzemolo o un cotton fioc o con la punta del termometro, oppure, in età più avanzata, di ingerire cucchiai di olio minerale o vegetale (paraffina o ricino), o ancora di ricorrere a clisteri casalinghi da preparare con acqua calda e olio di oliva.
Il gambo di prezzemolo, per quanto possa essere lavato, è anzitutto antigienico, ma in generale non è raccomandabile nessun tipo di stimolazione rettale, neppure con sondini acquistati in farmacia; i lattanti si adattano presto a fare la cacca solo dopo stimolazione e in seguito sarà più difficile abituarli a “sentire lo stimolo” di evacuare.
Per quanto riguarda l’uso di sostanze per bocca (come gli oli) e il clistere casalingo, queste soluzioni non sono davvero adatte all’età pediatrica.
In realtà, la stitichezza dei bambini può essere trattata senza farmaci se si identifica la causa principale della mancata evacuazione, ad esempio se c’è stato un cambiamento di abitudini, una diversa alimentazione o se si assume poca acqua.
Ma allora quali strategie sono consentite? I rimedi naturali per la stitichezza dei bambini sono sotto i nostri occhi. Per prima cosa sarà utile apportare qualche modifica all’alimentazione, ovvero:
Si raccomanda poi di fare più movimento o sport, di favorire il toilet training (processo educativo che mira a rendere i bambini autonomi nell’andare in bagno) e di rendere comoda la posizione sul water usando un riduttore.
Per la quantità di fibre da inserire nella dieta, l’Accademia Americana di Pediatria raccomanda, dal secondo anno di vita, un apporto giornaliero pari all’età in grammi con un’aggiunta di 5 grammi (ad esempio, 8 grammi di fibre al giorno per un bambino di 3 anni). Il pediatra o un nutrizionista sapranno aiutare a identificare i cibi con il giusto apporto di fibre.
Per quanto riguarda il toilet training, o “abitudine al vasino”, è un metodo che valuta i segnali di maturità del bambino e mira a fargli togliere il pannolino per fare la cacca nel vasino o nel water con un riduttore. Questo metodo sfrutta anche il riflesso gastro-colico che si verifica in generale dopo aver assunto degli alimenti, in particolare dopo colazione, dopo pranzo o dopo cena. Capita spesso, infatti, che un bambino voglia andare in bagno dopo aver mangiato.
Un altro accorgimento utile a rendere comoda la seduta del water è quello di mettere un rialzo sotto i piedini del bambino. Ciò comporterà anche una posizione più fisiologica per l’intestino.
Se nessuna di queste strategie funziona, si può infine ricorrere ai farmaci. A tal proposito è sempre meglio rivolgersi al proprio pediatra e non somministrare sostanze che potrebbero rivelarsi inutili, se non dannose. I farmaci più usati sono i rammollitori fecali, che si assumono per bocca e vanno somministrati anche per lunghi periodi. Il dosaggio va personalizzato insieme al curante.
Per i casi più ostinati, è importante rivolgersi a specialisti come il gastroenterologo, il nutrizionista, l’urologo (una delle concause di infezioni ricorrenti delle vie urinarie è proprio la stipsi) e lo psicologo.
Ecco, in sintesi, alcune raccomandazioni che riguardano la stitichezza nei bambini: