Strumenti compensativi: quali sono per i DSA

La legge 170/2010 tutela le persone con DSA e prevede per gli studenti con questa diagnosi apposite misure dispensative e strumenti compensativi per affrontare al meglio lo studio a casa e a scuola. Queste misure permettono allo studente di poter apprendere mostrando tutto il proprio potenziale

Marcella Peroni , psicologa e psicoterapeuta
Francesca Ciceri , psicologa
bambino con dsa usa strumenti compensativi per studiare

Per capire cosa siano gli strumenti compensativi e le misure dispensative, è necessario prima comprendere cosa comporti una scarsa automatizzazione, caratteristica che accomuna i vari disturbi da DSA. Vi proponiamo allora un esperimento: provate a spostare il cassetto delle posate in cucina. Probabilmente, dopo lo spostamento, spesso sbaglierete e per aprire il cassetto giusto ci metterete molto più tempo del normale, dal momento che dovrete pensare alle vostre azioni prima di compierle. Lo spostamento infatti comporterà una perdita di automatizzazione e di conseguenza un maggiore tempo per compiere l’azione.

L’automatismo permette di fare bene, velocemente e senza impiego di attenzione; di conseguenza, la mancanza di automatismo implica errori, lentezza e dispendio di risorse. In altre parole, nei DSA, quello che è semplice per la maggioranza dei bambini, come decifrare, scrivere e far di conto, non lo è per i bambini con dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. È per questo che esiste la legge 170/2010, che riconosce e tutela le persone con DSA e che in un passaggio recita: «Gli studenti con diagnosi di DSA hanno diritto a fruire di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica nel corso dei cicli di istruzione e formazione». 

Cosa sono quindi questi strumenti compensativi? In che modo possono essere utili? Quali misure dispensative sono pensate per i bambini con DSA? In questo articolo risponderemo a tutti questi interrogativi.

Strumenti compensativi per i DSA: una definizione

Sembra che gli strumenti compensativi per i DSA nascano nel 2004, con una famosa Circolare ministeriale che li elencava. E prima? In fondo, nessuno ha scritto una nota del Ministero per consentire l’uso degli occhiali in classe per i miopi. Eppure, quando si pensa a uno strumento che pareggi un disturbo, vengono in mente proprio gli occhiali.

In questo senso, gli occhiali corrispondono alla definizione di strumento compensativo per studenti con DSA che leggiamo nelle Linee Guida del 2011: «Strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria». Questa definizione però non coglie completamente la complessità del funzionamento dell’apprendimento, dal momento che nell’apprendimento non esistono 10 decimi e quindi nessuno strumento può essere vissuto come una panacea. 

Dunque gli strumenti compensativi cosa sono? Troviamo più idonea alla comprensione la seguente definizione che afferma: «Tutti gli strumenti utili a rendere più fruttuosa e agevole l’espressione delle proprie potenzialità» [1] oppure la definizione del dizionario Treccani: «Ha lo scopo o la funzione di ristabilire un equilibrio, di bilanciare una differenza». Lo strumento compensativo permette quindi di arrivare in un punto di equilibrio in cui è possibile affrontare un compito o un’attività con il giusto sforzo e la giusta quantità di tempo da dedicarvi.

Alla luce di queste definizioni possiamo facilmente ammettere che usiamo la calcolatrice per calcolare più rapidamente, facendo diventare questo uno strumento compensativo. La storia inoltre ci insegna che gli uomini hanno inventato la scrittura per poter tenere traccia di un numero sempre maggiore di informazioni, che la loro memoria non poteva contenere e che rischiavano di andare perdute. In questo senso, possiamo facilmente affermare che i libri sono uno strumento compensativo, come anche la penna con cui si prende appunti. Strumenti che funzionano per tanti, ma non per tutti. Per chi ha una difficoltà di automatizzazione della scrittura, la biro non è lo strumento più adatto, ma potrebbe esserlo il computer, per esempio.

Mettendo da parte la dimensione scolastica e pensando alla nostra vita di tutti i giorni, invece, quali potrebbero essere degli strumenti compensativi?  La lavatrice potrebbe facilmente essere uno di questi: è veloce, ci risparmia fatica, quindi tempo, e offre un buon risultato. Questi sono i tre elementi fondamentali che ci aiutano a definire le caratteristiche degli strumenti compensativi.

Cosa sono gli strumenti compensativi per i DSA?

Per gli studenti con DSA sono previsti strumenti compensativi relativi all’apprendimento e allo studio: permettono allo studente di bilanciare una differenza (in questo caso una differenza specifica di apprendimento) e di poter apprendere mostrando tutto il proprio reale potenziale.

Una prima utile distinzione quando parliamo di misure compensative è quella tra specifiche e funzionali. Le misure compensative specifiche sono quelle relative a una delle abilità strumentali come la lettura, la scrittura (nei suoi aspetti sia ortografici che di grafia) e del calcolo e del numero. Un esempio può essere la sintesi vocale, che ci permette di “leggere” con le orecchie oppure la videoscrittura, il correttore ortografico e la calcolatrice. Le misure compensative funzionali invece hanno l’obiettivo di supportare funzioni cognitive che per le caratteristiche dei bambini con DSA sono fragili o che hanno un modo di funzionare differente. In questo caso, si tratta quindi di strumenti che supportano la memoria di lavoro e la memoria procedurale, per esempio le mappe concettuali, la tavola pitagorica, le tabelle con i verbi o le regole grammaticali.

I punti di forza degli strumenti ad “alta tecnologia” tendono a compensare facilmente i punti deboli riscontrabili nei bambini con DSA. In questo modo, le caratteristiche positive delle persone con DSA (intelligenza, stili di apprendimento che prediligono il pensiero divergente, visivo, uditivo e pratico) si sommano a quelle degli strumenti ad “alta tecnologia”. Tuttavia non è detto che uno strumento ad “alta tecnologia” sia migliore in assoluto di uno “non tecnologico”.

L’efficacia e l’efficienza dell’uso delle tecnologie compensative dipendono difatti dai seguenti elementi: 

  • l’ambiente; 
  • il tipo di compito;
  • le strategie che l’utilizzatore padroneggia. 

Dislessia: quali strumenti compensativi?

Quando le lettere “ballano” è necessario individuare un modo alternativo per accedere al testo, attraverso un altro canale che non sia solo quello visivo-verbale (la decifrazione). Per facilitare lo studente nella lettura si possono usare degli espedienti come i segna-riga per evitare l’affollamento visivo, usare caratteri senza grazie (ossia caratteri lineari) e una maggiore spaziatura tra le righe, ma a volte queste soluzioni non sono decisive per aggirare la fatica dovuta alla mancanza di automatizzazione. 

Nei casi in cui non sia possibile risolvere il problema con le soluzioni precedenti, si possono sfruttare delle strategie per cogliere il significato globale del testo, attraverso l’uso degli indici testuali ed extratestuali (titoli, parole in grassetto, immagini, box eccetera), ma è comunque sempre necessaria una lettura analitica per poter approfondire. In questo caso, la modalità più adatta è passare anche attraverso il canale uditivo e per riuscirci è possibile usare uno strumento compensativo ben preciso: la sintesi vocale. 

La sintesi vocale è l’applicativo che trasforma il testo digitale in audio, cercando di simulare adeguatamente la lettura umana. Rispetto alla lettura di un adulto ha evidentemente alcuni svantaggi: sebbene le sintesi di ultima generazione siano gradevoli, non riescono completamente a simulare l’intonazione di una persona, e soprattutto, quando qualcuno ci legge un testo, spesso lo spiega anche. Quest’ultimo è sicuramente un punto a favore della lettura di un adulto, ma se ci riflettiamo anche un grande pericolo, perché crea nel bambino dipendenza e un senso di scarsa autoefficacia che lo può portare a pensare “Ci riesco solo con l’aiuto di…”. 

La sintesi vocale associata a un buon software di gestione permette:

  • un doppio canale di accesso al testo: via visiva (verbale e non) e uditiva; infatti spesso i programmi hanno una sorta di effetto karaoke per seguire il testo;
  • una codifica autonoma;
  • una lettura attiva che permette di tornare indietro, rallentare o far ripetere dei passaggi di testo.

L’utilizzo della sintesi vocale può peggiorare la decifrazione dei dislessici? Le evidenze scientifiche dimostrano che ciò non avviene e che anzi l’utilizzo sistematico di questo strumento compensativo può migliorare:

  • velocità di lettura;
  • comprensione;
  • tempi di attenzione;
  • motivazione;
  • autoefficacia.

Per poter utilizzare la sintesi vocale, il testo deve essere digitale, selezionabile e copiabile. Un modo per riuscire ad avere un testo di questo genere è scannerizzare il libro cartaceo, attraverso l’uso di scanner e OCR. Il semplice scanner deve essere abbinato a un software denominato OCR (riconoscitore ottico di caratteri), che traduce l’immagine acquisita in testo digitale.

Le case editrici scolastiche, in seguito a una nota ministeriale del 2014, sono obbligate a fornire i testi in formato digitale o misto, e ciò ha permesso un aumento di strumenti interessanti, ma non sempre completamente inclusivi. Molti libri digitali hanno integrato la sintesi vocale o voci registrate, ma devono essere verificate la facile accessibilità, la qualità della voce, la possibilità di cambiare la velocità e di iniziare a leggere in un qualsiasi punto della pagina. 

Per la lettura per piacere e non legata allo studio, possono essere molto utili audiolibri e libri parlati. Mentre gli audiolibri sono però letti da professionisti, i libri parlati sono registrati da volontari, lettori che “prestano” la propria voce perché sia registrata, quindi potrebbe essere diversa la qualità e la gradevolezza del prodotto finale. Oltre agli audiolibri prodotti dalle case editrici, vi sono poi anche numerosi podcast, che permettono di ascoltare storie, approfondimenti e inchieste giornalistiche. 

Come per la sintesi vocale, anche per gli audiolibri gli studi dimostrano che non vi sono effetti negativi per le persone dislessiche e che anzi questo tipo di attività permette di:

  • migliorare la correttezza di lettura di un brano; 
  • ridurre il disagio scolastico e i problemi emotivo-comportamentali;  
  • migliorare il rendimento scolastico, l’atteggiamento/motivazione e l’impegno nei confronti della scuola.

Inoltre nella lettura con le orecchie o con gli occhi sono attive le stesse aree cerebrali, poiché la rappresentazione della semantica del linguaggio è indipendente dalla modalità sensoriale attraverso la quale vengono ricevute le informazioni semantiche. Quindi non importa come si legge, ma l’importante è leggere. 

Disturbi della scrittura: quali strumenti compensativi?

La disgrafia, il disturbo della scrittura che implica un tratto poco fluido, non armonico e spesso illeggibile, scompare completamente se si permette allo studente o alla studentessa di usare la tastiera di un tablet o di un computer. Altri strumenti compensativi per la dislessia sono per esempio i set per favorire la corretta impugnatura delle penne e delle matite oppure i fogli con righe, quadretti o spaziature particolari, che però non sono vantaggiosi quanto gli strumenti ad alta tecnologia.

Per la disortografia – un deficit nell’automatizzazione dei meccanismi di conversione fonema/grafema che porta a frequenti errori ortografici – la compensazione degli strumenti non è così risolutiva ed è per questo necessario mantenere una tolleranza all’errore. In questo caso come strumenti compensativi si possono utilizzare dispositivi con word processor con predizione ortografica, correttori ortografici, suggeritori ortografici e magari sintesi vocali per il monitoraggio degli errori. Questi strumenti combinati possono avere un effetto positivo sull’autocorrezione.

Per prendere appunti si possono sfruttare il libro di carta, usare il registratore, le foto, le smartpen o app che permettono la sincronizzazione di quanto scritto con la registrazione. In questo senso è importante uscire dall’idea che esista solo un modo per prendere appunti, ed è sempre necessario partire dalle abilità dello studente o della studentessa, comprendere il contesto di vita e, infine, valutare quali strumenti risultano essere i più adatti. 

Strumenti compensativi per l’ambito matematico e scientifico

Con lo stesso approccio applicato alla scrittura e alla lettura dobbiamo avvicinarci all’ambito scientifico. Gli strumenti compensativi che potrebbero essere utili per le materie scientifiche, in base alle caratteristiche specifiche dello studente o della studentessa, sono:

  • tavola pitagorica e/o altri strumenti per le tabelline;
  • linea dei numeri;
  • tabelle con formule, conversioni delle misure, procedure;
  • calcolatrice;
  • calcolatrice nel computer, meglio se parlante;
  • fogli elettronici di calcolo;
  • editor per espressioni;
  • OCR per la scrittura matematica;
  • software con riconoscimento vocale;
  • software per geometria dinamica;
  • modelli predefiniti per la soluzione di problemi;
  • videolezioni.

Anche in questo ambito, al momento, non esistono strumenti compensativi che permettono di risolvere completamente le difficoltà che possono incontrare i bambini con discalculia e altri DSA, quindi è comunque necessaria una tolleranza all’errore.

Esistono misure compensative per studio e organizzazione?

I bambini con DSA hanno spesso fragilità di memoria di lavoro e di memoria procedurale e quindi possono avere diverse difficoltà nello studio e in generale nell’organizzazione dello stesso. Per risolvere questi problemi possono quindi essere particolarmente utili alcuni strumenti compensativi come:

  • aiuti per riorganizzare i materiali (cartelline colorate, tabelle con indici visivi o quadernoni ad anelli divisi o cartelline con divisori organizzate per materie);
  • evidenziatori e colori;
  • linea del tempo;
  • agenda, meglio se elettronica con Beeper/buzzers;
  • tabelle per organizzare; 
  • mappe concettuali;
  • tasto “cerca” nel computer.

Per i bambini con DSA può essere complicato anche leggere l’orologio analogico e quindi a volte è preferibile optare per quello digitale. Anche con questa soluzione si potrebbero avere difficoltà a orientarsi nel tempo, quindi è consigliabile evitare di dare indicazioni temporali generiche, preferendo un orario preciso oppure impostando un timer. 

La Legge 170/2010 richiama le istituzioni scolastiche all’obbligo di garantire «l’introduzione di strumenti compensativi, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie informatiche, nonché́ misure dispensative da alcune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dei concetti da apprendere». Gli strumenti compensativi e le misure dispensative sollevano l’alunno con DSA da una prestazione resa difficoltosa dal disturbo, senza però facilitargli il compito dal punto di vista cognitivo. 

Cosa sono le misure dispensative?

Il termine “dispensare” rimanda a definizioni che ci allontanano dal significato che dovrebbe avere nell’ambito dei DSA. Infatti leggendo il dizionario troviamo parole quali: “permissivo, far venir meno una propria pretesa, esonerare dall’osservanza di un obbligo”. Forse è per questo che spesso le misure dispensative sono vissute da ragazzi, genitori e insegnanti come degli sconti

Nella realtà, le misure dispensative sono un modo per cercare di mettere sulla stessa linea di partenza ragazzi che, senza questi accorgimenti, partirebbero sempre centinaia di metri dopo. Non si tratta di facilitazioni, ma di adattamenti didattici che rispondono alle caratteristiche e al funzionamento degli allievi con DSA, così da metterli nelle stesse condizioni dei compagni. 

L’applicazione delle misure dispensative non è quindi una concessione, ma un modo necessario per riequilibrare le richieste.

Misure dispensative: quali sono per i DSA?

Le Linee Guida allegate al Decreto ministeriale del 2011 spiegano nel dettaglio che le misure dispensative sono interventi che consentono all’alunno di non svolgere alcune prestazioni che, a causa del disturbo, risultano particolarmente difficoltose e che non migliorano l’apprendimento. Un ottimo esempio è la dispensa dal far leggere un alunno con dislessia in classe: questo creerebbe solo disagio allo studente, l’esercizio non migliorerebbe la sua prestazione, ma al contrario la fatica nel decifrare potrebbe impedire la comprensione del testo che è il vero obiettivo della lettura.

Altra misura dispensativa è prevedere un tempo aggiuntivo e/o una riduzione del materiale di lavoro. Ovviamente ogni adattamento è da calibrare sulle caratteristiche dello studente o della studentessa, ma è fondamentale intanto ricordare che nelle Linee Guida stesse viene riportato: «Consentire all’alunno o allo studente con DSA di usufruire di maggior tempo per lo svolgimento di una prova, o di poter svolgere la stessa su un contenuto comunque disciplinarmente significativo ma ridotto, trova la sua ragion d’essere nel fatto che il disturbo li impegna per più tempo dei propri compagni nella fase di decodifica degli items della prova».

È importante allargare ulteriormente il concetto espresso dalle Linee Guida, soprattutto per quanto riguarda l’assegnazione dei compiti a casa, alla luce degli studi sul funzionamento dei bambini con DSA. Questi bambini tendono infatti a non automatizzare, quindi la ripetizione che dovrebbe permettere di essere più corretti e più veloci fino ad arrivare all’apprendimento in questi casi può produrre affaticamento e aumentare il rischio di errore.

Facciamo un esempio: al fine di migliorare la competenza nel risolvere le operazioni, se ne assegnano dieci; il compito sono le operazioni, l’obiettivo velocizzare lo svolgimento delle stesse. Un bambino con diagnosi di DSA non riuscirà a raggiungere l’obiettivo proprio perché questo tipo di compito non è efficace per lui. Ripetere più volte la stessa attività infatti non gli consente di automatizzarla. Sarà quindi più efficace assegnargli solo una o due operazioni e suggerirgli di crearsi una tabella compensativa che gli ricordi le regole per risolverle. Questa misura dispensativa ha lo scopo di fargli raggiungere lo stesso obiettivo dei suoi compagni, ma con un percorso differente.

Come si decide se dare più tempo o meno esercizi? Per esperienza, dare più tempo non sempre è garanzia di una migliore esecuzione del compito. Può capitare per esempio che l’allievo, per non sentirsi avvantaggiato rispetto ai compagni, consegni nello stesso momento oppure che i risultati siano influenzati da stanchezza e disattenzione. Ovviamente la scelta di una misura piuttosto che un’altra andrebbe sempre concordata con lo studente, accompagnandolo in un processo graduale di consapevolezza delle proprie caratteristiche.

Altri esempi di misure dispensative

Gli alunni con disgrafia e disortografia, oltre a poter avere tempi più lunghi per le verifiche scritte o una quantità minore di esercizi, sono dispensati dalla valutazione della correttezza della scrittura, quindi viene privilegiato il contenuto e non la forma. Eventualmente si potrà accompagnare o integrare la prova scritta con una prova orale attinente ai medesimi contenuti.

Con lo stesso principio, non si potranno valutare gli errori di calcolo di uno studente discalculico, ma si suggerisce l’osservazione da parte dell’insegnante dei tipi di errori, in modo da favorire interventi didattici mirati. Tra le strategie didattiche e di apprendimento per rendere le richieste più idonee ed efficaci all’apprendimento dei ragazzi e dei bambini con DSA possiamo elencare anche: 

  • dispensare dalla scrittura veloce sotto dettatura, dall’uso del vocabolario cartaceo, dallo studio mnemonico, per esempio delle tabelline e dei tempi verbali;
  • organizzare interrogazioni programmate;
  • privilegiare verifiche strutturate come quelle a scelta multipla, vero o falso, cloze (testo contenente lacune da integrare correttamente), in presenza di disturbi di scrittura;
  • favorire le interrogazioni orali.

Tutte le misure ritenute utili, dopo un’osservazione dell’allievo, la valutazione diagnostica e il confronto con i genitori, vengono elencate in un documento chiamato Piano Didattico Personalizzato (PDP), aggiornato ogni anno scolastico entro il primo trimestre, di cui abbiamo parlato in questo articolo.

Riflessioni conclusive

Mentre cerchiamo di aprire il cassetto giusto, alla ricerca di un qualche strumento compensativo che usiamo quotidianamente, precisiamo che l’utilizzo delle misure compensative e dispensative non è immediato e che questi accorgimenti possono cambiare nel tempo.

Imparare a studiare per una persona con DSA significa necessariamente diventare consapevoli dei propri punti di forza e di debolezza, per poter scegliere strumenti e strategie funzionali. 

Strumenti compensativi e misure dispensative non annullano completamente le difficoltà, ma possono permettere il successo negli apprendimenti. Non vale quindi l’equazione: soggetto con DSA + strumento compensativo = persona senza DSA. È necessario un adattamento sia da parte del bambino o della bambina, sia da parte dell’ambiente: gli strumenti compensativi sono dei mediatori, dei mezzi per cui risulta essenziale un reciproco impegno, anche da parte dei genitori e degli insegnanti.

Note
[1] Giacomo Stella e Luca Grandi (a cura di), Come leggere la dislessia e i DSA, «Giunti Scuola», Firenze, 2011
Bibliografia
Articolo pubblicato il 18/11/2021 e aggiornato il 22/09/2022
Immagine in apertura Juanmonino / iStock

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